Il Movimento 5 Stelle che deve de-costruire se stesso

M5S corruzione

Non è passata una settimana dalle elezioni in Emilia-Romagna. A trionfare è stato il segretario regionale del PD Stefano Bonaccini. Trionfare per modo di dire, data l’avvilente affluenza ai seggi per questa tornata elettorale. Mai risultato fu peggiore. Lontani i fasti del 98% della regione rossa, ma se nel 2014 nella stessa Emilia-Romagna non si riesce a raggiungere il 40% degli aventi diritto, qualche riflessione sarebbe opportuna. Eppure, Matteo Renzi ha dichiarato che – tutto sommato – poco conta. Conta, a suo dire, il risultato. In altre parole, conta aver vinto. Della scarsa partecipazione e dei 700.000 elettori in meno per il PD se ne riparlerà (forse) in un altro momento. D’altra parte, a rincorrere il PD erano le altre liste candidate in regione. Tralasciando il risultato fenomenale della Lega Nord (benché in percentuale), a rimanere amareggiato è stato più che altro il Movimento 5 stelle.

Francamente non mi interessa né ho la competenza per avventurarmi in analisi post-voto, comparazioni di risultati elettorali e simili. Tuttavia, di certo non può sfuggire questa particolare fase della vita del Movimento 5 stelle. In particolare, anche gli stessi grillini sono stati danneggiati dall’indagine della magistratura denominata “Spese pazze” (indagati gli ex consiglieri pentastellati De Franceschi e Favia, uno sospeso e l’altro espulso) e in generale il diffuso ribrezzo degli elettori per la politica “arraffona”.  Il punto è proprio questo. Da quando era semplicemente Meetup, non ancora costituito come forza politica, il M5S ha fatto dei suoi temi forti l’etica della politica, dei politici, evidenziando soprattutto gli aspetti negativi di questa: la corruzione diffusa, gli enti locali male amministrati. Il Movimento ha acquisito man mano consensi contribuendo alla costruzione dell’immagine di una politica e conseguentemente dei politici come corpo omogeneo, un monolite nel quale non erano ravvisabili eccezioni. Come canta De Gregori ne “La Storia “E poi ti dicono “tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Secondo quella vulgata tutti ugualmente erano corrotti, nessuno escluso, nessuno si salvava.

Ai tempi dei primi V-Day quest’immagine funzionava alla grande. E indubbiamente in parte è servito a introdurre al centro del dibattito pubblico alcuni temi precedentemente esclusi, quali – appunto – i costi della politica e la trasparenza amministrativa. Analogamente, è servito al Movimento per proporsi come “realtà” che parlava dei suddetti argomenti.

Il problema è iniziato a porsi (e percepirsi) nel momento in cui il M5S è diventato forza politica e si è strutturato allo scopo di entrare nelle istituzioni che fino a quel momento demonizzava dal capo ai piedi. Il passaggio non è stato indolore, ma in questa prima fase le difficoltà erano soprattutto interne, dovute all’inesperienza politica e al cercare di comprendere come funzionasse la macchina burocratico-amministrativa degli enti locali, al di là dei proclami da campagna elettorale. E’ il tipo di problematiche incontrate per esempio da Federico Pizzarotti, presentatosi alle comunali di Parma per il M5S e successivamente eletto sindaco (certamente facilitato dalle disastrose amministrazioni che avevano mal governato il comune emiliano). Quando venne eletto, Pizzarotti si scontrò suo malgrado con i limiti e i vincoli, che – a dispetto di quanto ipotizzato in precedenza – non erano poi così facilmente aggirabili. Col tempo, l’amministrazione 5stelle di Parma si è affinata ed ora si tratta di uno dei comuni più elogiati d’Italia.

Nel corso del tempo, tuttavia, gli scandali nel mondo della politica non sono cessati. Anzi. Soprattutto in Emilia-Romagna, dove a ridosso delle recenti elezioni regionali, è scoppiata l’indagine “Spese pazze” sui rimborsi folli di (quasi) tutto il consiglio regionale, da parte di (quasi) tutti i partiti. Ora, a un attento elettore non può sfuggire come in questo marasma di denaro pubblico sperperato ad uso e consumo privato e personale, le voci contestate nei capi di imputazione, abbiano un peso diametralmente diverso. Non potrebbe per esempio oggettivamente paragonarsi le centinaia d’euro spese (e rimborsate) in ristoranti da consiglieri PD/PDL a quelle spese sostenute per adempiere alla consona attività politica (consulenti, accertamenti, etc.). Purtroppo questa distinzione spetta – come detto – ad un elettore attento e consapevole, nella realtà un esemplare piuttosto raro. Nella realtà non viene colta la “sottile” differenza. Resta invece impressa l’equazione “spese pazze”=tutti ladri. Nella testa dell’elettore medio scatta il consueto meccanismo (derivante fondamentalmente da qualsivoglia cultura giuridica) in base al quale non importa che si tratti di un’indagine o di un rinvio a giudizio, a prescindere dalla sostanza delle accuse mosse. Per costoro sono già tutti giudicati e condannati. Nessuno è salvabile.

Avvisaglie di questa deriva il M5S le aveva del resto già colte. Per esempio quando, entrato poco a poco nei vari consigli comunali di tutta Italia, scoprì che in fondo la politica non era davvero tutta uguale e che l’ultimo dei consiglieri comunali di Voghera era tuttalpiù un ingenuo, ma non poteva per ciò essere paragonato al Cosentino in Parlamento. Il consigliere comunale del gettone di presenza irrisorio non poteva essere accostato ai milioni sperperati a più alti livelli. Eppure…Si sarebbe potuto distinguere da prima, ma – per ignoranza e probabilmente per ragioni utilitaristiche – ciò non è stato fatto.

Ora, però, nell’immaginario popolare fatica a rimuoversi la figura del politico comunque corrotto, dell’impossibilità di cambiare lo stato di cose, la corruzione, la mala amministrazione. Indubbiamente la responsabilità principale va ricondotta a chi ha governato finora, ma ora il Movimento 5 stelle entra in una fase – delicata – in cui si trova paradossalmente a de-costruire quella figura del politico corrotto che in un certo qual modo ha contribuito a diffondere per crescere. Ora l’impegno è doppio perché da un lato deve ridare speranza alla gente, farla tornare a votare. E contemporaneamente essere capaci a distinguere e fare distinguere: non tutti sono uguali, noi non lo siamo. Di certo, non sarà un processo immediato e indolore.