Antimafia sociale in Emilia-Romagna: una breve intervista

Qualche settimana fa, Davide e Marco mi hanno chiesto di rispondere a qualche domanda per Citizen Rimini. Oggetto della piacevole chiacchierata è stato il racconto della nostra modesta esperienza di antimafia sociale, dai primi campi sui terreni confiscati a Corleone all’attività portata avanti in Romagna con il Gruppo Antimafia Pio La Torre, dal 2008 ad oggi. Molto è stato fatto – soprattutto in anni in cui di mafie al Nord proprio non se ne parlava – ma tanto altro resta ancora da fare. Buona visione!

Due appuntamenti per il weekend: consiglio comunale sulle mafie a Santarcangelo e al bene confiscato di Forlì

Per chi fosse interessato e ne avesse la possibilità, segnalo due appuntamenti interessanti a cui prenderò parte tra oggi e domenica, entrambi in Romagna.

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Il primo è il consiglio comunale su legalità e antimafia, convocato a Santarcangelo di Romagna per stasera venerdì 2 ottobre, a seguito dell’inchiesta sulla lottizzazione pubblicata a giugno e della Commissione consiliare indetta per discutere della vicenda. Assieme a me in qualità di vice-presidente del Gruppo Antimafia Pio La Torre, interverranno Gaia Trunfio (coordinatrice Libera Rimini), Giulia Sarti (deputato M5S, commissione giustizia e antimafia), Paolo Giovagnoli (Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Rimini) e Daniele Paci (Pubblico Ministero presso la Procura di Palermo).

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Domenica 4 ottobre, invece, sono stato invitato ad intervenire in occasione della giornata di presentazione delle attività presso il bene confiscato (ed ora riutilizzato) di Forlì “Ex Limonetti”. In particolare, interverrò sul tema dei reati finanziari e delle mafie in Emilia-Romagna nell’ambito della pedalata itinerante per le vie cittadine, fino al podere confiscato. I posti sono limitati, per chi fosse interessato occorre prenotarsi al numero indicato nelle informazioni.

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Nella speranza di vedervi, tra oggi e domenica

Beni confiscati a Rimini: una breve panoramica

L’articolo è nato da una breve chiaccherata telefonica con la giornalista de La Piazza. Seppur con qualche imprecisione del cronista nel riportare quanto dichiarato al telefono, ecco una breve panoramica della situazione beni confiscati in provincia di Rimini. L’articolo lo trovate QUI sulla Piazza

Beni confiscati in provincia di Rimini

Beni confiscati in provincia di Rimini

Beni confiscati alla mafia, a Rimini esiti sconfortanti. Caso per caso cosa sta succedendo

  •   11 FEBBRAIO 2015

confisca_beni_mafia_riminidi BERNADETTA RANIERI

Molti dei beni sequestrati e confiscati rimangono nelle mani dei mafiosi o dei loro famigliari. Si parla di appartamenti, ville, garage, aziende, capannoni e terreni edificabili. E per quanto riguarda la Romagna i dati più sconfortanti provengono proprio dalla provincia di Rimini. “Nell’insieme i beni confiscati sul territorio riminese – ci dice Patrick Wild, vicepresidente dell’associazione di promozione sociale Gruppo Antimafia Pio La Torrerischiano l’abbandono o comunque il non-riutilizzo per finalità sociali o addirittura, come in alcuni casi, la confisca viene revocata all’ultimo momento”.

Ma facciamo un pò di ordine. Fino a qualche tempo fa chiunque parlasse di presenza della mafia nel riminese veniva accusato di fare inutile allarmismo. Il vento è cambiato. Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria inversione di tendenza. La Romagna certamente non è più l’isola felice di una volta. La provincia di Rimini in particolare è da sempre terra di agricoltura, edilizia e turismo, tutti settori che fanno gola alle principali organizzazioni malavitose che si sono anche trasferite in zona per controllare e operare meglio.

Proprio in questi giorni si è tornati a parlare di mafia in Emilia Romagna, di colonizzazione territoriale e di appropriazione illecita di beni immobili da parte di clan mafiosi. E le sorprese non mancano. In generale, lo Stato ha due strumenti principali per contrastare il dilagare del crimine organizzato: il processo alla persona e il processo al patrimonio e, quindi, il sequestro e la confisca di beni immobili. Su questa seconda modalità abbiamo voluto concentrare maggiormente l’attenzione e fare il punto della situazione sulle condizioni attuali dei beni confiscati alla mafia nella provincia di Rimini. Secondo l’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, con sede a Reggio Calabria e con distaccamenti a Roma e Milano, i beni sottratti al circuito illegale in Emilia Romagna sono in crescendo negli ultimi anni e superano le cento unità. Capofila delle province emiliano-romagnole è Bologna con poco meno di 50 immobili confiscati, seguita da Forli-Cesena con circa 30 beni, Ferrara con meno di 20 confische e in fondo alla lista troviamo le province di Modena, Parma, Piacenza, Ravenna e Rimini con un numero di proprietà tolte dalle mani della mafia, per il momento, molto esiguo che va da 2 a 8.

Parlando di Rimini e partendo dalla zona nord troviamo un caso di revoca della confisca. Si tratta del ristorante sito a Bellaria “Ristorante degli Artisti”, sequestrato nel 2009 e confiscato nel novembre 2012 ad Agostino Briguori, esponente della ‘ndrangheta. “Nonostante il Comune avesse già in mano la proposta di riutilizzo a scopi sociali – ci dice Patrick Wild – ovvero far diventare quell’esercizio commerciale una “casa della salute” , è giunto un provvedimento illogico che ha ritenuto congruo l’acquisto della proprietà da parte del Briguori. Quindi tutto è ritornato nelle sue mani”. Nel comune di Rimini i beni confiscati e fermi per impossibilità di riutilizzo sono 4. Un appartamento si colloca a Marina Centro e il Comune ha già sollecitato la Prefettura, affinché l’immobile possa essere riassegnato per scopi collettivi, come per il progetto di Housing First. “Ma sembra – continua il vice presidente dell’associazione – che sull’appartamento gravi un’ipoteca a favore di Unicredit che blocca l’iter burocratico. E a complicare il tutto c’è anche il fatto che sembra impossibile che il Comune possa riscattare esso stesso l’ipoteca per poter finalmente utilizzare l’immobile per fini sociali o istituzionali”. Altri 3 immobili confiscati alla mafia, ma senza possibilità di riutilizzo, sono presenti in Via Moretti e nella zona di Villaggio I Maggio e sono tutti riconducibili allo stesso soggetto, Vincenzo Franco. “Per un difetto di coordinamento tra organi ed enti i famigliari del mafioso abitano ancora lì senza pagare l’affitto”. Dunque, tutto è fermo.

Spostandosi più a sud di Rimini, un’altra situazione ancora tutta da risolvere riguarda una villetta bifamiliare e un’autorimessa site a Cattolica. Ancora una volta, entrambi gli immobili appartengono a un unico proprietario, un criminale albanese. Dopo la confisca dei beni, questi vengono assegnati alla Guardia di Finanza. Ad oggi, però, la GdF non ha mai preso possesso e non si capisce per quale motivo. “In più c’è l’aggravante – a detta di Patrick Wild – per cui sembra che la villetta sia abitata (da chi non si sa) e che siano state effettuate anche delle ristrutturazioni”.

Sembra che i casi nel riminese siano un “unicum”, dal momento che invece le confische effettuate nelle province adiacenti di Pesaro-Urbino e Forli-Cesena siano andate tutte a buon fine e i beni sono rinati a nuova vita. I casi riportati sono tutti presenti nel dossier “Emilia Romagna – cose nostre” pubblicato lo scorso settembre a spese dell’associazione “Pio La Torre”. Nell’ultimo anno, però, i beni confiscati alla mafia nel riminese sono aumentati e si parla di immobili presenti nei comuni di Riccione e Misano Adriatico. “Nel giro due mesi – conclude Patrick Wild – uscirà un aggiornamento da parte dell’osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata”.

Bene confiscato alla Banda della Magliana a Cesenatico: di nuovo tutto fermo?

Colonia confiscata a Cesenatico

Qualche giorno fa mi trovavo a Cesenatico. Qui sorgeva il complesso immobiliare, una colonia, confiscato alla società Nuovo Smeraldo srl di Enrico Nicoletti, il “tesoriere” della Banda della Magliana nel 2001 e passata quindi pre-riforma sotto la provvisoria gestione dell’Agenzia del Demanio. (ne avevo già scritto nella tesi di laurea, contributo poi confluito nella parte del dossier sui beni confiscati in Romagna, assieme al Gruppo Antimafia Pio La Torre).

Dopo una serie di infruttuosi tentativi di riutilizzo (tra cui un provvisorio parcheggio estivo per auto), la resistenza da parte degli albergatori vicini ad un riutilizzo sociale del bene (notevole, eh?), fidejussioni non garantite e accordi di programma non rispettati, due anni fa tra il Comune e un’azienda edile privata, la Fincarducci s.r.l, è stato siglato un nuovo accordo di programma con un costo di intervento di euro 6 milioni e mezzo (2 milioni e mezzo dei quali finanziati dalla regione Emilia Romagna con la famosa legge 3 del 2011).

Bene, l’accordo prevede la demolizione della vecchia colonia non agibile (avvenuta già a gennaio 2014) e l’ultimazione dei lavori entro e non oltre gennaio 2016. Ad un anno quindi dal termine, non sembrano esserci segnali di svolta: non c’è nemmeno un cantiere. Il progetto di riutilizzo del bene confiscato alla mafia dovrebbe rientrare nel più ampio “città delle colonie a sud di Cesenatico”, ma data la situazione, qualche dubbio sull’avanzamento dei lavori pare legittimo.

Anche a Cesenatico, come in provincia di Rimini, pare che il cammino dei beni confiscati verso il riutilizzo sociale non conosca ancora la pace.

Patrick Wild
@Pat_Wild

RivieraMafieTour Storify

Purtroppo la piattaforma WordPress non consente di postarlo integralmente (misteri del mondo digitale), tuttavia cliccando sul banner qui sotto potrete accedere allo Storify che ho realizzato sui due #RivieraMafieTour nei luoghi delle mafie nella riviera romagnola. L’idea, come specificato più volte, non è nostra, bensì dell’associazione DaSud, la quale ha inaugurato questo tour particolare tra le vie della Capitale. Per quanto mi riguarda, invece, ho ideato il percorso e le tappe di questa “versione” tutta romagnola, partendo dalla zona Nord di Rimini (anche se inizialmente avrebbe dovuto sconfinare a Cesenatico, dove è – era – sito un bene confiscato alla Banda della Magliana) fino a Rimini Sud, al confine con le Marche. Il primo tour, inserito nell’ambito del weekend promosso dal Gruppo Antimafia Pio La Torre, ha visto la partecipazione di due classi di liceo/istituti superiori della provincia di Rimini, oltre che di giornalisti locali, da Bologna e del Fatto Quotidiano.
Lo storify integrato al sito potrete comunque leggerlo sui siti del Gruppo Antimafia Pio La Torre e dell’Osservatorio provinciale.
RivieraMafieTour

Clicca sull’immagine per leggere lo storify

Lettere da Corleone, giorno 0

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Ogni diario che si rispetti, solitamente, usa essere scritto dal primo giorno di viaggio od esperienza. E’ una consuetudine come tante altre, tutto qui. Questo tuttavia non è un viaggio od un esperienza come tante altre ed è pertanto giusto che non rispetti alla virgola questa regola aurea non scritta.

In effetti non ci troviamo ancora a destinazione. E’ il giorno 0. E lunedì si torna nella nostra seconda casa, nella nostra Corleone. Inizia l’ennesimo campo di lavoro e studio sui terreni confiscati alla mafia. Per noi del Gruppo Antimafia Pio La Torre si tratta del 5 campo in 6 anni, dal 2008 ad oggi. Per il sottoscritto è il quarto, dopo due anni di lontananza.

Per chi, come noi, proviene dal cuore della riviera romagnola, meta estiva per antonomasia (seppur in decadenza), scegliere di passare due settimane delle proprie ferie o vacanze potrebbe apparire strano, se non sciocco e paradossale. Bè, costoro non hanno tutti i torti. Si tratta di una scelta folle, folle come i soci della Cooperativa corleonese che ci ospiterà per queste due settimane. Una lucida follia, la loro, di credere per primi in una Sicilia diversa, quando ancora a Corleone non era stato catturato Bernardo “Binnu” Provenzano. Forse con queste persone ci troviamo bene proprio per questa follia che condividiamo entrambi, nonostante veniamo da terre lontane e diverse.

Sarà pure un diario atipico, ma il momento della valigia rimane sempre il più problematico.
Guanti da lavoro, scarpe da lavoro, calzini, libri da leggere durante la siesta, documenti…

Ma non è tutto: in questa valigia ci metterò e ci metteremo altro: l’esperienza acquisita in questi 4 anni di attività antimafia a Rimini, la consapevolezza del vero significato della realtà corleonese e delle sue fatiche, i ricordi delle persone che in quel posto abbiamo conosciuto e quelli delle persone che abbiamo perso, la voglia di sporcarsi nuovamente le mani con la terra, una volta appartenuta ai boss di Cosa Nostra ed ora simbolo di giustizia e lavoro.

Una volta là, questa valigia la vuoteremo e sapremo riempirla di nuovi significati. Ancora una volta.

 

 http://www.gruppoantimafiapiolatorre.it/sito/campi-antimafia/diari-dai-campi-confiscati/508-diario-da-corleone-giorno-0.html