Il discorso sulla bellezza che Peppino Impastato non ha mai pronunciato

 

Tra i tanti aspetti collaterali del pessimo utilizzo del web, vi è quello – piuttosto frequente – della diffusione a macchia d’olio di citazioni erroneamente attribuite all’uno o all’altro autore.  Jim Morrison, Oscar Wilde, Nelson Mandela: l’elenco delle “vittime” eccellenti è decisamente lungo e, complici i social network e assenza di fact checking, risulta complicato se non impossibile tamponare la condivisione e la circolazione del diabolico meccanismo.

Un caso particolare di quanto detto poco sopra è quello che ricorre ogni 5 gennaio e 9 maggio, rispettivamente l’anniversario della nascita e dell’omicidio di Giuseppe Impastato, meglio noto come “Peppino”, militante comunista, giornalista, poeta e molto altro. Impastato fu ucciso a Cinisi nel maggio del 1978, dietro ordine del boss Gaetano Badalamenti, uno dei massimi esponenti di Cosa Nostra all’epoca dei fatti. Le condanne arriveranno tardi, circa 25 anni più tardi.

Fatto sta che in occasione di ciascuno degli anniversari menzionati, il ricordo di Peppino viene prepotentemente veicolato dai più attraverso l’ormai noto discorso sulla bellezza:

PEPPINO: Sai cosa penso?
SALVO : Cosa?
PEPPINO: Che questa pista in fondo non è brutta. Anzi
SALVO [ride]: Ma che dici?!
PEPPINO: Vista così, dall’alto … [guardandosi intorno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre … che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo le cose, anche le peggiori, una volta fatte … poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno ‘ste case schifose, con le finestre di alluminio, i balconcini … mI segui?
SALVO: Ti sto seguendo
PEPPINO:… Senza intonaco, i muri di mattoni vivi … la gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la biancheria appesa, la televisione … e dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste … nessuno si ricorda più di com’era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza …
SALVO: E allora?
PEPPINO: E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?
SALVO: ( perplesso) La bellezza…
PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto.
SALVO: Oh, ti sei innamorato anche tu, come tuo fratello?
A conclusione del dialogo:
PEPPINO: Io la invidio questa normalità. Io non ci riuscirei ad essere così…

 

Si tratta di un discorso effettivamente ben costruito, pronunciato dall’attore Luigi Lo Cascio (che interpreta appunto Peppino) nel fortunato film di Marco Tullio Giordana – I Cento Passi – pellicola il cui merito è stato senz’altro quello di aver fatto conoscere la storia dell’attivista siciliano a una buona parte di italiani – all’epoca me compreso – che ne erano all’oscuro.

Il punto è che quella conversazione non è mai avvenuta. Come osserva lo stesso Salvo Vitale, suo storico compagno di lotta (il “rossino” del film), non fu altro che una scelta dei tre sceneggiatori del film – Claudio Fava, Marco Tullio Giordana e Monica Zapelli – i quali decisero di mettere in bocca a Peppino una considerazione che ben si collocava nel contesto cinematografico.

Che importa? Si attribuisce a Peppino un pensiero bello, positivo. Si pensasse ai veri problemi, piuttosto!  Questo si potrebbe obbiettare, banalmente. Ma attribuire (erroneamente) un pensiero ad una determinata persona non è mai questione banale, soprattutto quando si finisce per travisarne radicalmente il messaggio, la sua storia e la sua stessa memoria. Molti se ne dimenticano, ma Peppino Impastato era un comunista (eh sì, brutta razza). E questo che c’entra, direte voi? C’entra, nei seguenti termini:

 

“ E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?”

In questo passaggio Peppino, anzi, chi parla per lui, pone un problema di fondo, ovvero quello del primato della bellezza sulla politica e sulla lotta di classe. Era questo il suo pensiero? Non credo. Per dei marxisti ortodossi come lo eravamo, lo strumento fondamentale che muove la storia è l’economia con le sue spietate leggi, la struttura, rispetto alla quale le altre cose, a cominciare dalla bellezza, dalla morale, dalle leggi, dalla religione, dalla cultura, sono sovrastrutture, cioè conseguenze, spesso inevitabili, della struttura di fondo. Il conseguimento di una dimensione compiuta dell’uomo è la inevitabile conseguenza di un momento di rottura degli equilibri del sistema, la lotta di classe, la mitica rivoluzione. Dopo, all’interno di una palingenesi dell’umanità, di una nuova fase senza disuguaglianze, all’interno di una società “in comune”, cioè comunista, si potranno leggere sullo sfondo dimensioni di bellezza e di serenità. Anticipare la fruizione della bellezza all’interno di un sistema brutale, come quello capitalistico, significa avallare strategie e strumenti che tendono a giustificarlo, a legittimarlo, a salvarlo. Non si tratta, quindi, di “fesserie”.

Salvo Vitale

 

Ecco allora che si comprende come non si tratti semplicemente di “diffondere” una citazione, sia pure con le migliori intenzioni, ma del dovere di tutelare la memoria e la storia di Peppino Impastato, in ogni suo aspetto. Chi si prende carico di questa responsabilità dovrebbe farlo per primo, senza paura di riconoscere Peppino per ciò che realmente è stato.

Antimafia sociale in Emilia-Romagna: una breve intervista

Qualche settimana fa, Davide e Marco mi hanno chiesto di rispondere a qualche domanda per Citizen Rimini. Oggetto della piacevole chiacchierata è stato il racconto della nostra modesta esperienza di antimafia sociale, dai primi campi sui terreni confiscati a Corleone all’attività portata avanti in Romagna con il Gruppo Antimafia Pio La Torre, dal 2008 ad oggi. Molto è stato fatto – soprattutto in anni in cui di mafie al Nord proprio non se ne parlava – ma tanto altro resta ancora da fare. Buona visione!

Anticorpi: presentazione mappature mafie in Emilia-Romagna

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Oggi (rectius, ieri) è iniziato Anticorpi, una tre giorni di incontri e appuntamenti per affrontare il tema delle mafie e della cultura della legalità, promossa dall’Osservatorio provinciale di Rimini sulla criminalità organizzata e avente luogo in tre comuni della riviera: Cattolica, Bellaria e la stessa Rimini.

Questa sera – venerdì 11 dicembre – a Cattolica si parlerà di mafie al Nord:  interverranno innanzitutto i giornalisti Sabrina Pignedoli e Matteo Marini, rispettivamente autori di “Aemilia” e “Nuova gestione”, assieme all’assessore regionale Massimo Mezzetti; inoltre, la serata sarà l’occasione per la prima presentazione ufficiale (dopo il lancio avvenuto nei mesi precedenti) della mappatura delle mafie in Emilia-Romagna, a cura dell’Osservatorio provinciale e del Gruppo Antimafia Pio La Torre. Sarò presente ed il mio contribuito sarà dedicato proprio alla presentazione dell’attività di ricerca, alla quale ho partecipato.

Prevenzione e contrasto alle mafie significa anche e soprattutto paziente e capillare analisi e studio del fenomeno da parte della società civile. Troppo spesso ci si abbandona a facili slogan sulle mafie (“tutto è mafia”, “sono tutti collusi”), rinunciando al fondamentale ruolo di presidio nell’avanzata della stessa criminalità organizzata. Nella speranza che questo modesto contributo di conoscenza possa essere almeno in parte utile, chi volesse consultare il dossier può trovarlo a questo link.

 

Quei cantieri a Santarcangelo di Romagna – Inchiesta

L’inchiesta è stata originariamente pubblicata qui: Quei cantieri a Santarcangelo di Romagna

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* L’articolo che segue è frutto di una ricostruzione elaborata sulla scorta di varie fonti in nostro possesso e che successivamente, a febbraio scorso, abbiamo provveduto a depositare presso le autorità competenti a titolo di esposto. Prima di rendere pubblico quanto evidenziato, si è infatti ritenuto necessario, innanzitutto, portare all’attenzione delle Forze dell’Ordine fatti che avrebbero potuto, a buona ragione ,nascondere rilievi penali. L’attesa è stata dunque dettata dall’esigenza di non pregiudicare in primo luogo le indagini in corso, qualora fosse emersa un’ipotesi di responsabilità penale. Responsabilità che ad ogni modo prescinde dal “fatto storico” che qui cerchiamo di descrivere nella sua completezza e che mira principalmente a chiarire quanto accaduto circa la complessa vicenda di alcuni cantieri a Santarcangelo di Romagna

Che su quel cantiere le cose non andassero proprio bene, nel corso degli anni se ne erano accorte già diverse persone. Semplici cittadini, i futuri beneficiari dell’opera, i giornali locali, gli stessi addetti. Ritardi nei lavori (“eseguiti male”, ci è stato riferito), un continuo via vai di persone, promesse e termini non rispettati, “giri strani” (come sopra).

Stiamo parlando del cantiere relativo alla costruzione del nuovo parcheggio del palazzetto del basket di Santarcangelo di Romagna – ora Pala SGR – sito in via della Resistenza.

Una vicenda tormentata che parte da lontano, quando l’amministrazione clementina era ancora quella guidata dall’allora Sindaco Vannoni. E’ nel 2008, infatti, durante un consiglio comunale, che si discute il piano urbanistico attuativo di iniziativa privata nelle Via Di Vittorio – Via Scalone, presentato dalla ditta “F.lli Teodorani Bruno & Renato S.n.c.”. Già allora la lottizzazione prevedeva, oltre all’area residenziale di via Scalone, la realizzazione del parcheggio nell’area sportiva. Si vota e quel piano particolareggiato viene infine approvato[1]. L’anno successivo, il 30 novembre 2009, arriverà la convenzione tra il Comune di Santarcangelo e la ditta F.lli Teodorani, alla quale subentra immediatamente – quale lottizzante – la società Athena Immobiliare s.rl., con sede in Bologna, costituita nello stesso anno 2009.

Ma sull’Athena torneremo più avanti, perché a dover eseguire materialmente i lavori, nel frattempo, è la ditta riminese Ubaldi costruzioni s.r.l., con termine previsto dalla convenzione per il 30 novembre 2011, per quel che riguarda la sistemazione “a macadam” del parcheggio nell’area sportiva. Di progressi, però, non se ne vedono. Anzi, c’è chi – come le società sportive santarcangiolesi – con il passare del tempo si insospettisce. Il 2011, per inciso, è un anno di successi e promozioni per le prime squadre clementine di basket e calcio (doppia promozione) e solo per la messa a norma dei nuovi impianti sportivi è prevista una spesa complessiva di oltre 250.000 euro. Del parcheggio, tuttavia, nemmeno l’ombra.

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(l’area della lottizzazione in Via Di Vittorio, come si trovava a dicembre 2014)

In effetti, passa qualche mese e l’Ubaldi viene dichiarata fallita dal Tribunale di Rimini, mandando a gambe all’aria la realizzazione del parcheggio e dell’area residenziale in via Scalone.

Constatato con amarezza l’inadempimento, il Comune di Santarcangelo richiede allora l’escussione parziale della fidejussionerilasciata da Vittoria Assicurazioni, per 380.000 euro (e a mettere in mora la stessa,[1]  a fronte di ulteriori ritardi nel pagamento). E’ a questo punto che si fa avanti la “Verni”, già socia della Ubaldi nella realizzazione dei lavori,  per prendersi carico delle opere da ultimare, anche a fronte di una modifica dell’assetto interno dell’azienda e di un “coinvolgimento di primari istituti di credito e assicurativi”.

C’è un’e-mail, di una settimana prima (cioè del 5 marzo 2012), in cui il commercialista Alberto Verni (con studio in via Calcavinazzi a Bologna, dove ha peraltro sede legale l’Athena Immobiliare stessa), spiega la situazione all’ex vice-sindaco della giunta Morri, Massimo Paganelli, rappresentandogli grosse opportunità per tutti (amministrazione, edilizia e cittadinanza) in merito alla soluzione del subentro nell’opera da realizzare, ma che tuttavia si sarebbe dovuto comprendere la situazione ed eventuali ritardi nell’ultimazione dei lavori[2]. Anche a causa di che si diceva poco sopra, cioè l’acquisizione delle quote da parte del socio di minoranza. Per inciso, l’ulteriore proroga (questa volta fino al 31 luglio 2012) veniva concessa con delibera di giunta del 14 marzo e la procedura di escussione della polizza, temporaneamente sospesa.

Sta di fatto che, nonostante l’impegno assunto dal lottizzante (ossia l’Athena), per diversi mesi non si procederà comunque. In quella fase la cronaca locale ha peraltro ampiamente documentato l’insofferenza da parte delle società sportive per gli ulteriori ritardi. Nemmeno a settembre l’ennesima proroga viene rispettata.

Si arriva dunque al 2013, l’anno del commissariamento del Comune, con il conseguente insediamento del Commissario straordinario (già Vice-prefetto vicario) Dott. Clemente di Nuzzo.

Prima di ciò, a febbraio, l’Athena Immobiliare aveva mutato pelle: come Presidente del Consiglio d’Amministrazionedella società bolognese veniva nominato Piergiorgio Verni, con atto dell’8 febbraio. Contemporaneamente, quale consigliere dell’impresa, vi era la nomina a favore del sig. Vincenzo Moio[3].

Piergiorgio Verni (padre del Verni commercialista), seppur domiciliato a Bologna, è di origine cattolichine. E in Riviera, durante la sua pluriennale attività edile, ha un rapporto di lunga data con Sergio Ubaldi (cioè lo stesso che aveva inizialmente in carico l’opera di Santarcangelo).

La coppia Verni-Ubaldi, però, a Cattolica non aveva lasciato il ricordo migliore di sé, stando a quanto emerge dalle cronache e dalle dichiarazioni degli amministratori locali. Il riferimento è alla monumentale opera (almeno così era stata presentata) del famigerato VGS – Centro Video-Gioco-Sport, a cura della creatura di Verni, l’Immobiliare Valconca s.r.l.: investimenti per 20 milioni di euro, un iter urbanistico iniziato nel 2003 e finito nel peggiore dei modi (cioè in un nulla di fatto).

Piergiorgio Verni e i lavori di Cattolica

(Dal Resto del Carlino di Rimini)

 

“Abbiamo ricevuto oltre 600 domande di lavoro – confermano gli imprenditori del complesso Piergiorgio Verni e Sergio Ubaldi – capiamo che il territorio ci sta lanciando messaggi molto chiari. Ma sicuramente quando apriremo (possibile autunno 2011 ndr) almeno 200 persone qui troveranno lavoro. Abbiamo grandi progetti. Quando il centro sarà aperto potranno trovare un impiego circa duecento persone. Realizzeremo un ristorante, una pizzeria, un lounge-bar, un punto vendita di pesce fritto, una gelateria ma anche spazi direzionali (banche e uffici) e naturalmente gestiti direttamente da noi ben 6 sale cinematografiche da oltre 1.300 posti, un centro fitness, un centro wellness ed il bowling. Punteremo non solo sul cinema ma anche sul turismo congressuale, abbiamo contatti importanti e vogliamo che questo centro lavori tutto l’anno».

La vicenda sbarcò perfino in Parlamento, a causa del rinvenimento di manufatti archeologici nella stessa zona. A chi, invece, sui giornali locali gli chiedeva conto del rischio “polveri sottili” sul VGS, Verni rispondeva: Se ragioniamo così, allora diciamo che la città deve chiudere. Non facciamo più nulla. Ma se io devo continuare l’economia, devo progredire, creare posti di lavoro, non posso fermarmi. Questa è una struttura che serve ad una città che cresce, è un uso corretto del territorio e non speculativo. E poi, perché prendersela con il VGS e non con le lottizzazioni dove si creano gli appartamenti? Quelle sono da fermare!”

Considerazioni di merito a parte, la partita del VGS si è chiusa nel 2013, quando l’Immobiliare Valconca srl viene dichiaratafallita dal Tribunale di Bologna, a causa di debiti per 34 milioni di euro. In Consiglio Comunale a Cattolica, invece, il dibattito è ancora aperto per gli strascichi, soprattutto economici, del fallimento dell’impresa di Verni e di ciò che è rimasto del (mai realizzato) mega-centro.

Tralasciando la figura di Verni (il quale non pare nemmeno interessarsi troppo alla vicenda santarcangiolese, delegando ad altri la “pratica”), concentriamoci nuovamente sull’Athena Immobiliare.

C’è un nome, soprattutto, che interessa. E’ quello del già citato  Moio Vincenzo, classe ’59, nato a Taurianova (RC) e residente a Camporosso (Imperia). Le informazioni, come detto, si ricavano scorrendo le cariche societarie dell’Athena. AMoio e a Ferruccio Fabbri, gli altri due membri del CDA, viene delegato – disgiuntamente tra loro – l’intera gestione del cantiere e i rapporti con le imprese di costruzione e di realizzazione delle opere di urbanizzazione, la gestione di tutti i rapporti con i tecnici, la gestione dei rapporti con il Comune di Santarcangelo di Romagna, la gestione dei rogiti[4].

Il consigliere Moio non è un anonimo imprenditore. Stiamo infatti parlando dello stesso Moio Vincenzo il quale, stando agli atti giudiziari e agli approfondimenti curati dalla Casa della Legalità, risulta essere strettamente collegato agli interessi e agli equilibri della ‘ndrangheta in Liguria e, ovviamente, in diretto contatto con i principali rappresentanti della stessa in quella regione. E non solo per quanto riguarda gli aspetti prettamente criminali delle cosche, ma soprattutto per quel che concerne la più perniciosa attività di condizionamento degli organi politici (che si realizzi o meno, poco importa). In altre parole,voto di scambio.

Già vice-sindaco (in quota Alleanza Nazionale) di Ventimiglia, il Comune della provincia di Imperia sciolto nel 2012 percondizionamento mafioso (assieme al pari di quello, vicino, di Bordighera), Moio in seguito viene escluso dalla giuntaScullino per divergenze con lo stesso primo cittadino.

Nell’Informativa del ROS di Genova che in seguito sfocerà nell’indagine “Maglio 3”, si legge come il padre di Moio Vincenzo,Giuseppe, sia stato condannato all’ergastolo poiché coinvolto in una sanguinosa “faida” di ‘ndrangheta tra i “POLIMENI” di Ortì, soprannominati “i guappi” e i “ NICOLO’ ” di Cerasi.

Il suo nome si ritrova per la prima volta nelle intercettazioni della nota maxi-indagine Il CRIMINE/INFINITO delle DDA di Reggio Calabria e Milano, all’interno della quale vi è una parte dedicata interamente alla situazione ligure e agli attori principali delle dinamiche ‘ndranghetiste in quella Riviera, in costante dialogo con la casa madre in Calabria: il “verduriere”Domenico “Mimmo” Gangemi (reggente del locale di Genova e autorizzato a dirimere le controversie in tutta la Liguria e nel Basso Piemonte, come riconosciuto dal Capo Crimine Domenico Oppedisano), condannato a 19 anni di carcere nel 2013,Domenico Belcastro dei Commisso di Siderno, il capo-locale di Ventimiglia Giuseppe Marcianò (condannato a 16 anni nel processo “La Svolta” per associazione a delinquere di stampo mafioso).

Nell’ordinanza di custodia cautelare di “Il Crimine” si legge: “BELCASTRO racconta al “Mastro” che, insieme a D’AGOSTINO Raffaele – col quale si sarebbe incontrato il giorno prima a Genova – starebbe dando appoggio ala figlia ventitreenne di tale MOIO: “…stiamo appoggiando ad uno, voi sapete chi è questo che lui veniva sempre a Siderno e vi conosce…quel MOIO ve lo ricordate voi?” Precisando perfino di che genere di sostegno si tratti: Che è un amico che si impegna…e adesso sta candidando la figlia e l’appoggiamo noi….

Il riferimento è alle elezioni regionali del 2010 in Liguria, nelle quali a candidarsi non è lo stesso Moio, ma la figlia ventitreenne di quest’ultimo, Fortunella (o Fortunata), per il quale il padre spende tempo ed energie in campagna elettorale. La “giovane” Moio era candidata nella coalizione di  Burlando  all’interno della lista dei Pensionati (promotore Giacomo Bertone, già legato alla famiglia ‘ndranghetista dei Mamone). Che si trattasse proprio della figlia di Moio lo si desume facilmente da alcune intercettazioni sempre riportate nell’OCC de “Il Crimine”, come questa conversazione avvenuta tra ilreggente del locale genovese Mimmo Gangemi e Vincenzo Marcianò (ad ottobre condannato anch’egli a 13 anni nell’ambito del processo “La Svolta”):

GANGEMI DOMENICO: eh…inc… femmina …inc…;
MARCIANO’ VINCENZO : di Enzo, di Enzo (inteso MOIO VINCENZO, NDT)
CONDIDORIO ARCANGELO: la figlia eh? (inteso : la figlia di MOIO Vincenzo che si
chiama MOIO FORTUNATA o FORTUNELLA, NDT)
MARCIANO’ VINCENZO : di Enzo… Enzo il …inc…
CONDIDORIO ARCANGELO: ah!
GANGEMI DOMENICO : …inc…
MARCIANO’ VINCENZO : la nipote di … la nipote di Peppe (inteso MOIO Giuseppe, ndt)
GANGEMI DOMENICO : il nonno (inteso MOIO Giuseppe, ndt) era
MARCIANO’ VINCENZO : il nonno (inteso MOIO Giuseppe, ndt) era
GANGEMI DOMENICO : sarebbe la figlia di Enzo …

Appurato che la candidatura riguardi proprio la figlia di Moio, si scopre però che, circa la spinta che la ragazza dovrebbe ricevere alle elezioni, è sorto un problema, in quanto il medesimo aiuto sul collegio genovese era già stato nel frattempo promesso a tale Praticò Aldo Luciano. Questa circostanza emerge in tutta la sua evidenza nel corso di una seconda telefonata intercettata tra l’anziano Giuseppe Marcianò (capo-locale di Ventimiglia), Domenico Gangemi (il reggente del locale genovese) e lo stesso Vincenzo Moio, che per quanto lunga si riporta interamente.

GD: GANGEMI Domenico
MG: MARCIANO’ Giuseppe
MV: MOIO Vincenzo
GD: pronto?
MG: si chi parla? Mimmo
GD: si Mimmo
MG: eh sono Peppino, dove sei a quest’ora? A letto sei ancora?
GD: no sono alzato. Peppino quale?
MG: un certo Peppino verso la frontiera
GD: a si ciao Peppino come stai?
MG: ciao ciao… dimmi un po’ ti ho svegliato per parlarti
GD: no no sono in negozio io
MG: a sei in negozio
GD: (inc)
MG: dimmi un po’ per parlarti per quella ragazza, perché qua è venuto in suocero di quello come si chiama… PRATICO’ è mi ha detto che non passa sicuro, ascolta quello… che fa la bella figura ma passare che non può passare
GD: PRATICO’ non può passare?
MG: no non può passare che ci vogliono quattromila… quattromila e cinquemila… quasi seimila voti
GD: e voti ce ne prendiamo
MG: ascolta questa ragazza con mille voti, visto che è un partito piccolo può passare, capisci con mille voti
GD: ma no questo qua, PRATICO’ guarda
MG: si
GD: è stato il primo non eletto la volta scorsa
MG: si si e così fa adesso, toglici cinquecento voti non l’ammazzate, hai capito te? Cosa voglio dirti?
GD: no non è che l’ammazziamo
MG: parla con Angelo, parla con Angelo
GD: io ho già parlato con Angelo, noi abbiamo preso un impegno ben preciso con questo ragazzo
MG: e si lo so me l’hai detto, ma ora che è venuto questo che è amico di questo coso e mi ha detto che è difficile che passa se non deve passare, prendere cinquecento più cinquecento meno e una cosa grave capisci, mentre questa ragazza
GD: no no ho setacciato Lavagna, questa volta li prende i voti questo ragazzo, sia.
MG: si si
GD: ho toccato anche qualche circolo d’associazione d’anziani
MG: si ho capito, comunque vedete cosa potete fare per questa ragazza. C’è suo padre qua… te lo passo
GD: e ma… pronto?

(MARCIANO’ Giuseppe passa il telefono a MOIO Vincenzo che prosegue la telefonata con GANGEMI Domenico)
MV: Buon giorno compare Mimmo
GD: Buon giorno comparello
MV: come stai? Tutto bene
GD: si, comunque un po’ di voti a vostra figlia si stanno raccogliendo pure non è… sono pure amici miei questi i FIUMANO’ cose…
MV: si sapete cosa volevo dirvi compare Mimmo, siccome è un risultato sicuro questo qua, il nostro, perché con ogni probabilità con poco, noi diciamo mille ma possono bastare anche…
GD: ma intanto perché non siete venuti prima (inc)
MV: ascoltate compare ascoltate… vi spiego subito compare io vi dico come stanno le cose, lo sapete che sono una persona corretta allora io…
GD: lo so come non lo so che siete… a me mi dispiace che voi non veniste prima da noi e quindi compare se eravate venuto voi non prendevamo impegni con nessuno
MV: ma non potevo sapere, compare Mimmo ascoltate
GD: era una cosa nostra compare…
MV: vi spiego subito, io a fine dicembre abbiamo avuto la certezza di questa candidatura, ho parlato con compare Michele qui su Ventimiglia, so che vi siete visti pure… e mi disse che sarebbe venuto lui, perché io volevo venire insieme con lui per trovarvi. Mi ha detto lui Compare Enzo
GD: e perché non siete venuti compare? Mannaia la miseria io non so
MV: aspettate… ma era… aspettate… mi disse Michele che sarebbe venuto lui… ve lo farò dire da lui, perché io fino a ieri sera
GD: Michele non è venuto compare
MV: ascoltate me l’ha detto ieri sera, mi disse che vi siete visti domenica pure… Michele me l’ha detto ieri sera, e mi ha detto che per il ventotto (28) vi vedrete nuovamente, mi seguite?
GD: si si si
MV: allora automaticamente io quando poi passai lì di passaggio, a livello personale mi vidi con Mimmo… mh? Così … e con Filippo, che io parlai con Filippo con il giovanotto
GD: si, si
MV: automaticamente gli dissi che volevo venire a trovarvi. Mi disse compare ENZO…
GD: e perché non siete venuti?
MV: aspettate, aspettate, vi spiego, mi disse: se avete parlato con noi è la stessa cosa, lo portiamo avanti noi. Comunque io vengo gli dissi io… la prossima volta di passaggio a Genova volevo che passavamo a trovarvi. Mi sono visto con compare Onofrio per altre cose che poi vi spiegherà pure compare Onofrio, quindi non c’è problema, al punto di vista personale, e quindi io in settimana, siccome io ho avuto un mare di fastidi e sono stato anche poco bene, e sono stato anche male male, in settimana io da martedì in poi sono lì a Genova, e io vengo a trovarvi se vi fa piacere
GD: e no, che ci mancherebbe oh compare, la vostra visita mi da un grande piacere, ci mancherebbe pure. Noi anche abbiamo parlato con Mimmo, mi disse vediamo un po’ per questa ragazza. Io gli dissi: e si ma mi dispiace che noi già abbiamo preso un impegno con questo ragazzo, capite voi?
MV: lo so lo so con chi avete preso l’impegno
GD: questo è stato il guaio compà
MV: e si compà volevo dirvi solo questa cosa
GD: con questo ragazzo si è preso l’impegno tramite interferenza di qualche amico pure “come noi”
MV: si… la cosa che vi volevo dire compare Mimmo che poi vi spiegherò, il risultato di Fortunella che serve a mia figlia è una cosa facilissima, perché con mille voti pure meno diventa consigliere regionale, mi seguite un attimo, mentre Aldo se non prende almeno da cinquemila ai seimila voto
GD: no quattromilacinque ne deve prendere
MV: no non gli bastano, sapete perché no gli bastano? Perché c’è Gadolla, c’è Plinio dalla parte di AN che sono davanti a lui come numeri, oltre a questo c’è Abbundo, c’è Rosio, c’è Macchiarello, questi qua passano tutti. Avete capito?
GD: noi compare per questo Aldo che è venuto anche un amico di Reggio un’occhiata gliel’abbiamo data (fonetico: una scaata la ressemo da intendersi verosimilmente: abbiamo controllato, dato un’occhiata, ndt) … Mimmo … noi parlammo con Mimmo…
MV: mh!
GD: dissi io così così… va buono ci dissi un poco pure alla ragazza ci dissi io, ci mancherebbe… ci dissi mi dispiace che non venne prima… allora le cose…
MV: ma non lo sapevo… non lo sapevo… lo sapemmo alla fine di dicembre, se no non poteva Mì… con tutto il cuore, mi capiste?
GD: si sis si
MV: eh, eh, io vi dico…
GD: … vediamo… qualche cosina faremo pure per vostra figlia compare…
MV: va bene, io poi, ma comunque in settimana vengo a trovarvi… d’accordo?
GD: va bene ciao
MV: ok? vi saluto… tante cose…
GD: ciao
MV: vi saluta Peppino, tante cose… arrivederci

Analogamente, della simultanea presenza di due persone da votare alle regionali e di “pacchetti di voti” si parla in un’intercettazione ambientale del 12 marzo 2010 sull’utenza di Saso Alessio (ovvero il candidato che avrebbe ricevuto aiuto sul collegio elettorale di Imperia). (riassunto) SASO Alessio riferiva a PRATICO’ che lui stava cercando di aiutarlo su Genova, contrastando il fatto che il vice-sindaco di Ventimiglia, MOIO Vincenzo, avesse candidato la figlia Fortunella alle elezioni regionali nella lista dei Pensionati – Alleanza Democratica. SASO continuava affermando che MOIO aveva “purtroppo” agganci forti nel mondo calabrese ed “un cognome di quelli che pesano in quel mondo” cercando quindi di spostare quell’elettorato Genovese a favore della figlia, definita dal punto di vista politico “insignificante”. Il consigliere imperiese invitava comunque PRATICO’ a non sottovalutare la candidatura della ragazza perché i suoi voti li avrebbe presi “per eredità” e non per suo merito. Dopo questa conversazione PRATICO’ A.L. Si reca da GANGEMI Domenico dopo essere stato contattato da quest’ultimo.

Il timore, seppur fondato, viene vanificato dal risultato delle elezioni, che – per stessa confessione dell’ex vice-sindaco di Ventimiglia – si rileveranno “un disastro”: la figlia di Moio non verrà eletta. Nonostante infatti la spasmodica campagna elettorale promossa dal padre attraverso gli uomini di ‘ndrangheta “dissidenti” del locale genovese e numerose cene pre-elettorali (ed anche un comandante dei Carabinieri di Vercelli), la figlia ottiene solamente 256 voti, insufficienti a farla eleggere nel suo collegio.

La circostanza non pregiudica tuttavia i rapporti né i possibili piani futuri tra l’ex vice-sindaco di Ventimiglia e gli ‘ndranghetisti liguri. Qualche settimana dopo le elezioni, nel negozio ortofrutticolo genovese di Domenico “Mimmo” Gangemi viene documentato un incontro tra questo e Rocco Lumbaca, il quale si reca dal primo al fine di ricucire i rapporti a seguito delle incomprensioni sorte in occasione della tornata elettorale. Riconosciuta al reggente del locale di Genova (cioè a Gangemi) l’autorità e la correttezza della decisione presa, i due passano a parlare di Domenico Belcastro e, quindi, diVincenzo Moio. (riassunto) “LUMBACA Rocco sostiene di aver parlato personalmente con MOIO Vincenzo e questi avrebbe realmente espresso apprezzamento per la lealtà e per il volere della parola data di GANGEMI Domenico. GANGEMI Domenico rimarca che se MOIO Vincenzo gli chiedesse un sostegno per le elezioni comunali di Genova, qualora non avesse altri impegni, lo sosterrebbe. MOIO Vincenzo avrebbe espresso l’intenzione di creare un partito politico (lista civica/circolo) come schieramento da presentare alle elezioni amministrative del Comune di Genova suggellando la pericolosità del sodalizio criminoso che può arrivare a creare una lista di candidati per accedere a Palazzo Tursi.”

Al di là della mancata affermazione della figlia in ambito politico, sullo sfondo rimane la pacifica evidenza del vasto panorama relazionale vantato da Moio, il quale nel tempo ha mantenuto stabili e costanti rapporti con numerosi affiliati della‘ndrangheta come D’Agostino Raffaele, Domenico Gangemi, Domenico Belcastro, Onofrio Garcea, Giuseppe Marcianò, Raffaele Battista e Antonino Fiumanò. Andando oltre, sempre il ROS nell’Informativa redatta e poi confluita nell’indagine“Maglio 3”, dipinge Moio come soggetto non solo vicino alle cosche, ma addirittura organico allo stesso sodalizio criminale, almeno dall’anno 2001 (anno in cui partecipò ad un summit di ‘ndrangheta presso il ristorante “Gli amici del Conte”, in Diano San Pietro, al quale parteciparono, oltre allo stesso Moio, 36 persone, di cui 27 identificati e riconosciuti qualiaffiliati di ‘ndrangheta, tra cui Caridi, Pronestì, Rampino, Barilarlo, Papalia, Ciricosta, i fratelli Trimboli, etc. Tutti cognomipesantissimi e noti nel panorama criminale).

Oltre a Maglio e a Il Crimine, il nome di Moio compare inoltre nell’Informativa dei Carabinieri di Imperia relativa alla proposta di scioglimento (poi avvenuto) del Comune di Ventimiglia per mafia e, più recentemente, nella sentenza di primo grado emessa dal Tribunale d’Imperia per l’epocale processo “La Svolta”, pronunciata ad ottobre scorso. Scrivono i giudici liguri, nelle motivazioni depositate a inizio 2015: “In seguito, dopo i 330 arresti dell’operazione Crimine nel luglio 2010 e la pubblicazione di notizie sui rapporti tra Moio e Gangemi, Marcianò Giuseppe esprimeva agli affiliati la forte preoccupazione che il gruppo di Ventimiglia fosse coinvolto nell’indagine, evidentemente partita dall’intercettazione in atto presso la lavanderia di Siderno di Commisso ove Moio si era recato a perorare la candidatura della figlia; anche Moio intendevaaccordarsi con Marcianò sull’interpretazione da dare – in caso di richiesta degli inquirenti – alla telefonata relativa all’interessamento per la figlia Fortunella”.

 

 

Sentenza_La Svolta_Liguria

(La lettura del dispositivo della sentenza La Svolta con le condanne per Gangemi e Marcianò)

Nell’Informativa del ROS su “La Svolta”, peraltro, si parla non già della candidatura della figlia, ma della precedente elezione dello stesso Moio nel comune di Ventimiglia, nella tornata elettorale del 2007. Informativa in cui ritroviamo per l’ennesima volta. Scrivono i militari[5]:

Il sostegno elettorale per MOIO Vincenzo Dal contenuto di una conversazione intercettata il 14/10/2010, è emerso con chiarezza che MOIO Vincenzo era stato sostenuto da MARCIANO’ Giuseppe e da MACRI’ Paolo per la sua elezione nelle comunali di Ventimiglia del 2007. I due interlocutori hanno peraltro espresso rammarico per l’uscita di MOIO dall’amministrazione comunale, ritenendolo un soggetto maggiormente avvicinabile “ma è più alla portata…”.

 

Conversazione nr.3717 del 14/10/2010 – RIT 1442/10 Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E MACRI’ PAOLO
MARCIANO’ G.: l’altro giorno ci siamo visti col Sindaco, ho portato Prestileo fino… a una cosa, mi ha detto ” Non si può più Peppino, che se mi vedono che parlo con voi o all’altro con l’altro” questi nostri paesani sono diventati pazzi! non guardano quello che fanno, non guardano quello che non fanno, è la rovina capite!? E’ la rovina!

MACRI’: però, però Peppino pure lui ci ha …inc…
MARCIANO’ G.: mille volte, mille volte!

MACRI’: noi l’abbiamo portato
MARCIANO’ G.: ma si figuri! Mille volte!
MACRI’: …inc… lui non si ricorda, io..
MARCIANO’ G.: ma non mi vuoi capire Paolo…
MACRI’: si ho capito, ho capito
MARCIANO’ G.: lui e quelli non dovevano restare con MOIO, non doveva… dovevano chiamarsi, parlare tutti e due e mettersi d’accordo…
MACRI’: si
MARCIANO’ G.: quella è stata la rovina
MACRI’: la rovina…
MARCIANO’ G.: la rovina di tutta…
MACRI’: la rovina, la rovina, lui non doveva… MOIO non ci doveva… non doveva andare via…
MARCIANO’ G.: assolutamente!
MACRI’: perchè lui ha fatto il Sindaco pure per i settecento voti di MOIO eh!

MARCIANO’ G.: eh certo eh! altrimenti come faceva

MACRI’: e poi io ho fatto la campagna elettorale per loro, per loro…

MARCIANO’ G.: MOIO è più intelligente…

MACRI’: mille volte

MARCIANO’ G.: mille volte

MACRI’: …ma è più alla portata…

MARCIANO’ G.: ma si figuri! è una.. […]

MARCIANO’ G.: è quello che ci ha fatto male a lui, che vedeva che escono e tutti a MOIO volevano capisci il problema?

MACRI’: si si

MARCIANO’ G.: fino a che l’hanno messo a quelle condizioni…

MACRI’: e ma lui non doveva andare via lo stesso

MARCIANO’ G.: assolutamente!

MACRI’: perchè lui non ci doveva dare mano libera

MARCIANO’ G.: soddisfazione, certo!

MACRI’: perchè ora che gli ha dato mano libera fa quello che vuole!

MARCIANO’ G.: si si

MACRI’: invece tu co co con un pò li… eh, qualcosa…

MARCIANO’ G.: eh, sei lì

MACRI’: che poi se diamo… qualcosa diamo a voi, qualcosa ottenevamo con voi, ma se voi non c’è niente…

MARCIANO’ G.: eh allora! [….]

MACRI’ si lamenta del suo “compare Enzo” ( ndr MOIO Vincenzo) perché aveva fatto delle promesse che non è stato in grado di mantenere e che adesso non può più andare dalle persone a chiedere il voto per lui, perchè la gente ha visto che in quell’occasione hanno commesso una mancanza nei loro riguardi.

MACRI’ aggiunge che lui il voto a Enzo glielo darà comunque “dove sia sia”, però sarà dura “mettere in testa alla massa” che non è stata colpa sua.

A prescindere dagli sviluppi di ciascuna indagine e dal riconoscimento di un’eventuale responsabilità penale del Moio in sede giudiziaria, esiste quindi un fatto storico caratterizzato da rapporti tra costui e uomini (boss) di ‘ndrangheta, censiti e riscontrati in numerosi incontri, intercettazioni, veri e propri summit di ‘ndrangheta in terra ligure.

Fatta luce sulle relazioni intrattenute da Moio in Liguria, torniamo ora sull’altra Riviera, quella romagnola. Come già evidenziato, quale membro del consiglio d’amministrazione dell’Athena Immobiliare, il ruolo di Moio non è affatto passivo (a differenza, invece, di quello del Presidente Verni), bensì di primo piano: egli cura i rapporti con il Comune e con i tecnici, compie sopralluoghi, partecipa ai tavoli istituzionali (nel verbale di cui si dirà viene proprio indicato come “socio lottizzante che segue i lavori”).

Appare di tutta evidenza che non è questo il caso di un soggetto o di una società con un ruolo marginale o una minima partecipazione in termini di quote, ma l’esatto contrario. Inoltre, posando lo sguardo sull’elenco dei soci dell’Athena Immobiliare, così come risulta fino al 17 febbraio 2014, si nota qualche altro particolare interessante: una quota equivalente al 30% è riconducibile alla Effeerre s.r.l., società di Roma, il 20% appartiene alla Chieve Immobiliare s.r.l. (sempre di Bologna), il 20% allo stesso Piergiorgio Verni, mentre il restante 30% appartiene alla società Di Bartolo costruzioni s.r.l., con sede proprio nel Comune di Ventimiglia. Infatti  – secondo la relazione presentata a suo tempo dalla Onlus Casa della legalità al Prefetto di Imperia –  la Di Bartolo sarebbe riconducibile, di fatto, allo stesso Moio (titolare della ditta era già la moglie di Moio, Paola Di Bartolo. Sempre Moio e la figlia Fortunella hanno inoltre svolto mansioni all’interno della stessa Di Bartolo Costruzioni), il quale, dunque, avrebbe in passato ricoperto contemporaneamente il ruolo di controllato e controllore (in quanto amministratore pubblico). Con una banale ricerca su Internet è possibile trovare numerosi accenni, per esempio, alla vicenda degli abusi edilizi realizzati nell’ambito del complesso immobiliare “Vista Mare”, sito nel comune di Ventimiglia (dove Moio ricopriva la carica di vice-sindaco), costruzione affidata alla Di Bartolo.

Di_Bartolo_Costruzioni_santarcangelo

(Screenshot dell’insegna della Di Bartolo Costruzioni, dove sia la figlia di Moio che Moio stesso hanno lavorato)

In quanto persona fisica, in qualità di membro del consiglio d’amministrazione e per tramite della Di Bartolo costruzioni, come socio per quote del 30%, è quindi evidente che Moio ricopre un ruolo preminente nell’Athena e, di conseguenza, coltiva un vivo e concreto interesse sui lavori di Santarcangelo in via della Resistenza e in via Scalone.

Il commissariamento del Comune di Santarcangelo è avvenuto a giugno 2013, in epoca successiva quindi alla nomina di Moio nel CdA di Athena. Sia il dott. Di Nuzzo che l’intero staff del Commissario non possono dunque non essersi accorti di questa ingombrante presenza, in virtù soprattutto del travagliato percorso dei lavori tra lo Stadio e la futura area residenziale. Non può essere sfuggito a chi, come loro, possiede una lunga esperienza in questo settore e ha già avuto modo di confrontarsi su altri tentativi di infiltrazione criminale avvenuti proprio a Santarcangelo di Romagna. Se, dunque, è già stata vagliata e presa in considerazione la possibilità di recidere i rapporti con l’Athena, significa che non vi fossero – per esempio – i presupposti per l’applicazione di un’interdittiva antimafia.

Ciò non deve, tuttavia, trarre in inganno. Anche laddove mancassero i requisiti formali per l’emanazione di tale provvedimento, non significa automaticamente che quei rapporti opachi e quelle pesanti relazioni personali che riguardano Vincenzo Moio e i cantieri su Santarcangelo debbano essere rimossi. Al contrario, a giudizio di chi scrive è doveroso indicare quei fatti e capire con chi ci si relaziona, anziché nascondersi dietro la sterile giustificazione del casellario giudiziale intonso. Quei fatti, come sopra ampiamente documentati, seppure non confluiti in sentenze di condanna in sede penale, non possono essere accantonati con leggerezza o fingere che vicende avvenute in un’altra regione, lontano da Santarcangelo, non interessano qui ed ora.

Paolo Borsellino, d’altronde, spiegava il concetto in termini esemplari e ancora validissimi.

“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati (Paolo Borsellino)”.

Stando alla documentazione, Moio si trovava proprio a Santarcangelo anche il 4 giugno 2014 (quindi pochi giorni dopo le elezioni comunali, ma la giunta guidata dal nuovo sindaco Alice Parma si insedierà solamente il giorno 16 dello stesso mese), in occasione della consegna provvisoria del nuovo parcheggio nell’area sportiva di via della Resistenza. Da allora i lavori sono proseguiti, soprattutto nell’originaria area residenziale in via Di Vittorio (dove peraltro, nel mentre, è intervenuta anche l’impresa Mattei di Verucchio), per la realizzazione delle opere previste dalla convenzione tra l’Athena e il Comune. Un’area, è bene sottolineare, piuttosto sensibile, in quanto proprio accanto a quel cantiere si è di recente aperto anche il cantiere relativo alla costruzione di 10 nuovi alloggi E.R.P.

Lottizzazione_di_vittorio_santarcangelo

In virtù della delicatezza della vicenda, i cui lavori si protraggono da ormai troppo tempo (e sono da considerarsi ormai conclusi), è tuttavia necessario fare piena chiarezza su ogni aspetto. L’indagine Aemilia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, che nei mesi scorsi ha portato all’arresto di oltre 100 persone accusate a vario titolo (anche di associazione a delinquere di stampo mafioso) tra Piacenza, Reggio Emilia e Modena, ha dimostrato come la sottovalutazione, l’eccessiva prudenza e la fallace credenza che determinati fenomeni siano lontani da questa realtà geografica, conducano al contrario alla silenziosa penetrazione delle organizzazioni criminali (specie nel settore edile) su un territorio erroneamente, per decenni, considerato “felice” e incontaminato.

Quale che sia la verità – e ribadiamo nuovamente, a prescindere dalla responsabilità penale (la cui dimostrazione non compete a noi, ma a magistratura e Forze dell’Ordine) – auspichiamo che la ricostruzione effettuata possa portare a fare totale chiarezza sull’intera vicenda, al fine di conoscere la reale natura dei rapporti passati, presenti e futuri con i soggetti citati. Ci troviamo nel campo delle opportunità: è opportuno avviare ed intrattenere dei rapporti economici con soggetti che quantomeno in passato hanno avuti inequivocabili relazioni con uomini di ‘ndrangheta? Consapevoli che i provvedimenti siano stati assunti dalle precedenti amministrazioni, per tale ragione confidiamo nella disponibilità dell’attuale Giunta comunale di Santarcangelo di Romagna a far luce su quanto indicato.

 

Patrick Wild

Davide Vittori

Filippo Urbinati

Francesco Gualdi

Andrea Maioli

 


[1]
                  Si veda resoconto stenografico della seduta del consiglio comunale di Santarcangelo di Romagna del 29 novembre 2008

[2]

                  Trattasi di alcune e-mail tra l’allora vice-sindaco Paganelli e il commercialista Alberto Verni, contenute nel faldone della pratica;

[3]
                  Visura camerale della società Athena;

[4]
                  Sempre dalla visura camerale dell’Athena

[5]
                  Informativa del ROS di Genova, procedimento “La Svolta”;

Beni confiscati a Rimini: una breve panoramica

L’articolo è nato da una breve chiaccherata telefonica con la giornalista de La Piazza. Seppur con qualche imprecisione del cronista nel riportare quanto dichiarato al telefono, ecco una breve panoramica della situazione beni confiscati in provincia di Rimini. L’articolo lo trovate QUI sulla Piazza

Beni confiscati in provincia di Rimini

Beni confiscati in provincia di Rimini

Beni confiscati alla mafia, a Rimini esiti sconfortanti. Caso per caso cosa sta succedendo

  •   11 FEBBRAIO 2015

confisca_beni_mafia_riminidi BERNADETTA RANIERI

Molti dei beni sequestrati e confiscati rimangono nelle mani dei mafiosi o dei loro famigliari. Si parla di appartamenti, ville, garage, aziende, capannoni e terreni edificabili. E per quanto riguarda la Romagna i dati più sconfortanti provengono proprio dalla provincia di Rimini. “Nell’insieme i beni confiscati sul territorio riminese – ci dice Patrick Wild, vicepresidente dell’associazione di promozione sociale Gruppo Antimafia Pio La Torrerischiano l’abbandono o comunque il non-riutilizzo per finalità sociali o addirittura, come in alcuni casi, la confisca viene revocata all’ultimo momento”.

Ma facciamo un pò di ordine. Fino a qualche tempo fa chiunque parlasse di presenza della mafia nel riminese veniva accusato di fare inutile allarmismo. Il vento è cambiato. Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria inversione di tendenza. La Romagna certamente non è più l’isola felice di una volta. La provincia di Rimini in particolare è da sempre terra di agricoltura, edilizia e turismo, tutti settori che fanno gola alle principali organizzazioni malavitose che si sono anche trasferite in zona per controllare e operare meglio.

Proprio in questi giorni si è tornati a parlare di mafia in Emilia Romagna, di colonizzazione territoriale e di appropriazione illecita di beni immobili da parte di clan mafiosi. E le sorprese non mancano. In generale, lo Stato ha due strumenti principali per contrastare il dilagare del crimine organizzato: il processo alla persona e il processo al patrimonio e, quindi, il sequestro e la confisca di beni immobili. Su questa seconda modalità abbiamo voluto concentrare maggiormente l’attenzione e fare il punto della situazione sulle condizioni attuali dei beni confiscati alla mafia nella provincia di Rimini. Secondo l’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, con sede a Reggio Calabria e con distaccamenti a Roma e Milano, i beni sottratti al circuito illegale in Emilia Romagna sono in crescendo negli ultimi anni e superano le cento unità. Capofila delle province emiliano-romagnole è Bologna con poco meno di 50 immobili confiscati, seguita da Forli-Cesena con circa 30 beni, Ferrara con meno di 20 confische e in fondo alla lista troviamo le province di Modena, Parma, Piacenza, Ravenna e Rimini con un numero di proprietà tolte dalle mani della mafia, per il momento, molto esiguo che va da 2 a 8.

Parlando di Rimini e partendo dalla zona nord troviamo un caso di revoca della confisca. Si tratta del ristorante sito a Bellaria “Ristorante degli Artisti”, sequestrato nel 2009 e confiscato nel novembre 2012 ad Agostino Briguori, esponente della ‘ndrangheta. “Nonostante il Comune avesse già in mano la proposta di riutilizzo a scopi sociali – ci dice Patrick Wild – ovvero far diventare quell’esercizio commerciale una “casa della salute” , è giunto un provvedimento illogico che ha ritenuto congruo l’acquisto della proprietà da parte del Briguori. Quindi tutto è ritornato nelle sue mani”. Nel comune di Rimini i beni confiscati e fermi per impossibilità di riutilizzo sono 4. Un appartamento si colloca a Marina Centro e il Comune ha già sollecitato la Prefettura, affinché l’immobile possa essere riassegnato per scopi collettivi, come per il progetto di Housing First. “Ma sembra – continua il vice presidente dell’associazione – che sull’appartamento gravi un’ipoteca a favore di Unicredit che blocca l’iter burocratico. E a complicare il tutto c’è anche il fatto che sembra impossibile che il Comune possa riscattare esso stesso l’ipoteca per poter finalmente utilizzare l’immobile per fini sociali o istituzionali”. Altri 3 immobili confiscati alla mafia, ma senza possibilità di riutilizzo, sono presenti in Via Moretti e nella zona di Villaggio I Maggio e sono tutti riconducibili allo stesso soggetto, Vincenzo Franco. “Per un difetto di coordinamento tra organi ed enti i famigliari del mafioso abitano ancora lì senza pagare l’affitto”. Dunque, tutto è fermo.

Spostandosi più a sud di Rimini, un’altra situazione ancora tutta da risolvere riguarda una villetta bifamiliare e un’autorimessa site a Cattolica. Ancora una volta, entrambi gli immobili appartengono a un unico proprietario, un criminale albanese. Dopo la confisca dei beni, questi vengono assegnati alla Guardia di Finanza. Ad oggi, però, la GdF non ha mai preso possesso e non si capisce per quale motivo. “In più c’è l’aggravante – a detta di Patrick Wild – per cui sembra che la villetta sia abitata (da chi non si sa) e che siano state effettuate anche delle ristrutturazioni”.

Sembra che i casi nel riminese siano un “unicum”, dal momento che invece le confische effettuate nelle province adiacenti di Pesaro-Urbino e Forli-Cesena siano andate tutte a buon fine e i beni sono rinati a nuova vita. I casi riportati sono tutti presenti nel dossier “Emilia Romagna – cose nostre” pubblicato lo scorso settembre a spese dell’associazione “Pio La Torre”. Nell’ultimo anno, però, i beni confiscati alla mafia nel riminese sono aumentati e si parla di immobili presenti nei comuni di Riccione e Misano Adriatico. “Nel giro due mesi – conclude Patrick Wild – uscirà un aggiornamento da parte dell’osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata”.

#MafiaCapitale e quelli che facevano profitti grazie agli immigrati

Sulla maxi-indagine, ribattezzata “MondoDiMezzo” (a proposito del nome scelto, leggersi il commento di Wu Ming su Giap), si potrebbero scrivere centinaia di articoli. Da ieri ne stanno pubblicando di continuo e probabilmente ne usciranno diversi libri. Tutto ciò mentre molti dimenticano che Lirio Abbate ne aveva già parlato con estrema chiarezza e puntualità mesi addietro, così come l’associazione DaSud. Si potrebbe scrivere di tutto, perciò mi limiterò ad allegare una vignetta del sempre ottimo Mauro Biani. Onestamente, aggiungere altro sarebbe superfluo. E le parole, si sa, spesso si sprecano inutilmente.

Mafia Capitale