Ndrangheta: la relazione prefettizia sul Comune di Brescello

 

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Il 20 aprile scorso, il Consiglio dei Ministri ha deliberato in merito allo scioglimento del Comune emiliano di Brescello, piccolo paese del reggiano. Prima del 2015 era sostanzialmente noto per Don Camillo e Peppone (le cui statue dominano ancora la piazza principale del Paese), poi è finito al centro delle carte dell’indagine AEMILIA, relativa alla presenza stanziale della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. E qualche mese fa, con il dibattimento del processo appena iniziato presso l’Aula Bunker presso il Tribunale di Reggio Emilia (e i giudizi abbreviati/patteggiamenti già definiti in primo grado a Bologna), è infine arrivata la decisione del CDM: Brescello è il primo comune emiliano ad essere sciolto per mafia.

Ecco allora di seguito il documento integrale riguardante la relazione depositata dai Commissari nominati per valutare lo stato di condizionamento mafioso nel comune di Brescello
Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Brescello (Reggio Emilia) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita’ organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialita’ degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 25 maggio 2014, nonche’ il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Le risultanze di alcune inchieste giudiziarie svolte negli ultimi anni hanno reso palese la presenza sul territorio comunale di una cosca della ‘ndrangheta interessata ad infiltrarsi nel tessuto economico-sociale anche attraverso l’opera di imprenditori collusi che hanno favorito il riciclaggio di denaro proveniente da attivita’ criminali.
Emerge dalle indagini la figura di un esponente malavitoso, residente a Brescello – legato, per vincoli parentali, ad una ‘ndrina operante al di fuori del contesto regionale emiliano – destinatario di una condanna definitiva per mafia e di misure di prevenzione patrimoniale per un valore di circa cinque milioni di euro, in parte gia’ confiscati.
Recentemente e’ stata data esecuzione ad una ulteriore operazione di polizia giudiziaria nei confronti di beni appartenenti al predetto esponente malavitoso, con il sequestro di immobili, aziende e terreni. Nel corso delle ultime indagini e’ stata accertata, in particolare, la capacita’ della cosca di acquisire appalti pubblici e privati e di ostacolare il libero esercizio del voto.
La presenza della criminalita’ organizzata sul territorio, l’attribuzione da parte del comune di lavori a ditte poi risultate destinatarie di provvedimenti prefettizi interdittivi, le minacce perpetrate ai danni di alcuni amministratori comunali, nonche’ la continuita’ nel governo dell’ente da parte di alcuni amministratori eletti nelle ultime consiliature, sono stati i segnali di allarme che hanno indotto il Prefetto di Reggio Emilia, con decreto del 10 giugno 2015, poi prorogato, a disporre una mirata attivita’ di accesso nel comune di Brescello, ai sensi dell’art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL).
La Commissione incaricata delle verifiche ispettive ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto, sentito nella seduta del 12 gennaio 2016 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale antimafia di Bologna e del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, ha redatto l’allegata relazione del 20 gennaio 2016, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art. 143.
Il 30 gennaio 2016, il sindaco di Brescello ha rassegnato le dimissioni dalla carica, ai sensi dell’art. 53 del TUOEL, che hanno dato luogo allo scioglimento del consiglio comunale ed alla contestuale nomina, con decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 2016, di un commissario straordinario per la provvisoria gestione amministrativa del comune, ai sensi dell’art. 141 del TUOEL.
I lavori svolti dalla commissione d’accesso hanno preso in esame, oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l’ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Il Prefetto considera innanzitutto come, attraverso le moderne strategie sociali, la cosca operante a Brescello sia riuscita ad accreditarsi nelle articolazioni economiche e sociali, con comportamenti solo apparentemente innocui, allo scopo di evitare reazioni di allarme sociale che si sarebbero potute prefigurare in presenza di episodi violenti ed eclatanti.
L’atteggiamento di acquiescenza degli amministratori comunali che si sono avvicendati alla guida dell’ente, nei confronti della locale famiglia malavitosa, in linea con le predette strategie, si e’ poi trasformato in una condizione di vero e proprio assoggettamento al volere di alcuni affiliati alla cosca, nei cui riguardi l’ente, anche quando avrebbe dovuto, e’ rimasto, negli anni, sostanzialmente inerte.
Significative, in tal senso, sono la tolleranza e l’accondiscendenza del sindaco nei confronti della figura di vertice della consorteria locale, tanto radicate da indurlo a rilasciare ai media, il 28 agosto 2014, alcune dichiarazioni di grande impatto in favore del capo cosca locale, in contrasto con il ruolo istituzionale svolto, che esige rigore morale ed osservanza dei principi di legalita’, imparzialita’ e terzieta’.
Le esternazioni pubbliche del primo cittadino hanno provocato polemiche sia all’interno dell’amministrazione, con la presentazione di una mozione di sfiducia – respinta il 29 settembre 2014 dal consiglio comunale – che all’esterno, con l’avvio di un ampio dibattito mediatico, sfociato in una manifestazione pubblica.
Alla predetta manifestazione hanno partecipato anche esponenti della locale cosca, che hanno attivamente assicurato il proprio sostegno all’amministratore. Nell’occasione e’ stata effettuata una raccolta di firme, molte delle quali appartenenti a soggetti vicini o contigui alla consorteria.
E’ un dato fattuale che tra i latori della lista delle firme vi fosse anche un soggetto legato da stretti vincoli familiari con il titolare di una ditta che ha operato per il comune nel settore edile, poi raggiunta da interdittiva prefettizia antimafia.
Si tratta della stessa ditta che aveva sponsorizzato, nel settembre 2013, la realizzazione di una rotonda stradale, con la fornitura di materiale e di parte della manodopera, in base ad una iniziativa, del tutto personale e privata, di un soggetto, futuro candidato sindaco di Brescello, presentatore di una lista che al tempo e’ risultata la seconda piu’ votata.
Il promotore dell’iniziativa in questione – che sara’ poi eletto consigliere comunale di minoranza in occasione delle consultazioni elettorali del 2014 – al termine dei lavori ha dato pubblicamente atto, attraverso gli organi di stampa, del contributo spontaneamente fornito dall’impresa, assicurando in tal modo una credibilita’ sociale alla ditta controindicata, di cui ne ha apertamente riconosciuto la generosita’ e la disponibilita’ nei confronti della citta’.
All’epoca dei fatti, un consigliere comunale di maggioranza in carica svolgeva anche le funzioni di membro della commissione permanente urbanistica e quelle di responsabile tecnico della ditta sponsorizzatrice.
In occasione, poi, di un importante evento comunale che si e’ svolto con il patrocinio del comune il 22 agosto 2015, la «17ª camminata Peppone e Don Camillo», la sponsorizzazione economica e mediatica dell’iniziativa e’ stata assicurata anche da una ditta il cui amministratore unico e’ sempre il titolare della ditta controindicata di cui si e’ trattato.
La cosca ha cercato, durante la campagna elettorale relativa alle consultazioni amministrative del 2014, di violare la libera espressione del voto, tentando, con minacce, di impedire la candidatura, non gradita alla consorteria, di un soggetto che poi diverra’ consigliere di minoranza. Esercitando il tipico metodo mafioso della sopraffazione, le stesse minacce sono state rivolte ad uno stretto congiunto del predetto amministratore.
Sintomatiche delle indebite interferenze della criminalita’ organizzata sono le intimidazioni ai danni di un consigliere comunale di minoranza, particolarmente attivo in iniziative volte a richiamare l’attenzione della popolazione sulla presenza della cosca sul territorio comunale.
Le successive indagini preliminari condotte a seguito della denuncia degli episodi di intimidazione hanno portato all’individuazione di alcuni soggetti ritenuti responsabili dei fatti, tra cui figurano uno stretto congiunto del locale esponente mafioso, alcuni sottoscrittori della raccolta di firme in favore del sindaco, nonche’ un altro componente della famiglia malavitosa locale, accusato, in particolare, di aver costretto, con minacce, il predetto amministratore ad intervenire con un comunicato stampa di rettifica in relazione ad alcune dichiarazioni rese. Nell’ambito del processo a carico di quest’ultimo, nell’udienza del 3 febbraio 2016, il Pubblico ministero ha chiesto la condanna ad anni 20 di reclusione.
Alcuni dei predetti soggetti erano stati destinatari delle contestate benevole considerazioni del sindaco, esternate nel corso dell’intervista del 28 agosto 2014.
Rileva, ai fini della presente relazione, la vicenda dell’assegnazione di un alloggio demaniale ad un parente del locale vertice della ‘ndrina, peraltro in passato tratto in arresto per il delitto di estorsione.
L’immobile, che nel 2008 era stato acquisito in concessione dalla regione Emilia-Romagna, dopo alcuni interventi di ristrutturazione disposti dal comune, e’ stato assegnato in sub-concessione, fino al 2013, al predetto congiunto dell’esponente mafioso, che gia’ occupava abusivamente lo stabile.
Da quella data ad oggi, anche se il contratto e’ scaduto, il sub-concessionario continua ad occupare la struttura comunale, senza aver mai versato alcun canone all’amministrazione.
Il mancato pagamento dei canoni di locazione troverebbe giustificazione nel fatto che il comune ha riconosciuto al sub-concessionario un credito dallo stesso maturato per ulteriori opere di sistemazione dei locali – peraltro mai autorizzate dall’ente, ne’ collaudate – il cui ammontare non risulta comprovato da alcuna fattura o ricevuta.
Grave e’ anche la circostanza che l’attribuzione dell’alloggio e’ avvenuta in deroga alle graduatorie comunali, in base ad una scelta discrezionale dell’amministrazione, adottata in assenza di alcun criterio oggettivo.
Anche un altro soggetto risulta beneficiario di un alloggio demaniale, con esiguo canone di locazione, assegnato dal comune sulla base della dichiarazione reddituale dell’interessato, sulla quale l’ente non ha mai disposto alcuna verifica circa l’effettivo stato di bisogno del dichiarante, che – gravato da precedenti di polizia – e’ legato da vincoli parentali con esponenti della consorteria ed e’ amministratore unico di una societa’ confiscata alla cosca.
L’atteggiamento di accondiscendenza nei confronti della consorteria ha connotato la conduzione dell’ente nel corso di piu’ consiliature e si e’ andato consolidando negli anni anche grazie alla sostanziale continuita’ gestionale derivante dalla costante presenza di alcuni amministratori, che si e’ tradotta in una continuita’ politico-amministrativa e di intenti degli organi elettivi, senza prese di posizione o interventi in discontinuita’ rispetto a fatti che si sono verificati in passato.
Nel 2011 l’amministrazione comunale ha avviato la ristrutturazione dell’ultimo piano dell’edificio scolastico, per mutarne la destinazione. I lavori di rifacimento del manufatto, eseguiti prevalentemente con fondi pubblici su un bene demaniale, non sono stati commissionati dal comune, ma affidati da un’associazione, all’uopo istituita, divenuta stazione appaltante in violazione della normativa in materia di appalti pubblici.
La predetta associazione ha infatti commissionato le opere ad una societa’ oggi confiscata, riconducibile ad uno stretto parente del piu’ volte citato vertice della consorteria.
Secondo quanto riferito dalla commissione d’indagine, gli interventi sarebbero stati affidati alla ditta in questione per l’asserita possibilita’ di proseguire i lavori anche nel mese di agosto, senza alcuna interruzione per la pausa estiva; l’attivita’ degli operai e’ stata, invece, sospesa il 29 luglio, per riprendere il 25 agosto 2011 e terminare il 20 settembre 2011.
Rileva il Prefetto di Reggio Emilia come nella vicenda l’ente abbia assunto un comportamento estremamente incauto sul piano della regolarita’ amministrativa della procedura adottata nonche’ sulla scelta, tramite un terzo privato, di un soggetto appaltatore assolutamente controindicato.
Non e’ priva di significato la circostanza che all’epoca dei fatti l’attuale sindaco svolgesse le funzioni di assessore con deleghe all’urbanistica ed edilizia privata, ambiente, sicurezza e commercio.
Oltre all’emblematica vicenda del cambiamento di destinazione dell’edificio scolastico, assumono rilievo nell’ottica della continuita’ gestionale dell’ente, le assunzioni di soggetti vicini alla ‘ndrangheta, l’adozione della variante per la realizzazione di un esercizio commerciale, gli affidamenti nel settore dei lavori pubblici a ditte controindicate.
I fatti sopra illustrati non disgiunti dall’articolata serie di elementi indiziari risalenti anche alle precedenti consiliature in relazione ai collegamenti tra la criminalita’ organizzata e gli amministratori dell’ente inducono a ritenere urgente l’adozione del provvedimento di cui all’art. 143 del TUOEL, quale misura avanzata di prevenzione, per assicurare la massima tutela dell’interesse della collettivita’ brescellese.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti dell’amministrazione comunale di Brescello, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale, nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalita’.
Sebbene il processo di ripristino della legalita’ nell’attivita’ del comune sia gia’ iniziato attraverso la gestione provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell’art. 141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire l’affrancamento dalle influenze della criminalita’, si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all’art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita’ pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
L’arco temporale piu’ lungo previsto dalla legge per la gestione straordinaria consente anche l’avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu’ incisivamente, favoriscono il risanamento dell’ente.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall’art. 143 del decreto legislativo citato puo’ intervenire quando sia gia’ disposto il provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l’adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Brescello (Reggio Emilia), con conseguente affidamento della gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu’ dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa ai principi di legalita’ e al recupero delle esigenze della collettivita’.
In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

All’On.le Ministro dell’interno
ROMA
Oggetto: Relazione ex art. 143, comma 3 TUEL a seguito di attivita’ di indagine della Commissione d’accesso presso il comune di Brescello.

A seguito di atto di delega n. 17102/128/70(3) del 7 maggio 2015, con provvedimento n. 319/h/12.B02 datato 10 giugno 2015 (Allegato 1), lo scrivente ha disposto una mirata attivita’ di accesso nel comune di Brescello, al fine di accertare eventuali fenomeni di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso nell’apparato politico ed amministrativo dell’Ente, nominando un’apposita Commissione di indagine di cui all’art. 143 – comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, cosi’ composta: …omissis…; …omissis…; …omissis…;.
Con ulteriore decreto di pari numero datato 17 giugno 2015 e successiva integrazione del 2 luglio 2015, e’ stato istituito un apposito Gruppo di supporto e consulenza in relazione alle professionalita’ specifiche nei vari settori di interesse ai fini dell’indagine, cosi’ composto: …omissis…, …omissis…, …omissis…, …omissis….
La Commissione di indagine si e’ insediata presso il comune di Brescello in data 10 giugno 2015.
L’incarico, della durata iniziale di tre mesi, e’ stato poi prorogato con decreto prefettizio n. 462/H/12.B02Gab in data 9 settembre 2015, per ulteriori tre mesi. Ultimati i lavori, la Commissione, nei termini previsti dalla legge, segnatamente il 10 dicembre u.s., ha rassegnato allo scrivente la relazione conclusiva dell’indagine, corredata dai relativi allegati, che si unisce in duplice copia, in formato elettronico ed in formato cartaceo.
In data 12 gennaio u.s., secondo quanto disposto dall’art. 143, comma 3 del decreto legislativo n. 267/2000, si e’ tenuta una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, esteso alla partecipazione, come normativamente previsto, del Procuratore distrettuale antimafia di Bologna e del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia.
Si premette che, in esito all’approfondita disamina svolta in Comitato dei contenuti della relazione, peraltro dettagliatamente e puntualmente illustrata nel corso della riunione, i convenuti hanno espresso all’unanimita’ il parere che sussistano, nel caso in esame, i presupposti di cui al comma 1 dell’art. 143 TUEL e hanno altresi’ espresso parere favorevole che lo scrivente relazioni in tal senso alla S.V. Ill.ma.
Cio’ premesso, quanto alle risultanze dell’attivita’ ispettiva svolta ed alle valutazioni espresse in sede di CPOSP, si relaziona quanto segue.
Premessa: Il contesto politico, sociale e criminale di Brescello Brescello e’ ben nota, da decenni, per esservi stata, a suo tempo, ambientata la popolare saga di “Peppone e Don Camillo”, frutto della fantasia letteraria di Giovanni Guareschi.
Nell’immaginario collettivo si identificava, dunque, con il tipico paese della Bassa emiliana, terra, tradizionalmente, di gente semplice ma leale e di forte spirito solidaristico.
I consistenti flussi immigratori, che hanno portato, a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo, al radicamento di una numerosissima comunita’ calabrese (si calcolano attualmente circa 1700 cittadini originari della Calabria su una popolazione di circa 5.500 abitanti) hanno altresi’ obiettivamente modificato la composizione sociale di Brescello, oltre che, con l’evolversi dei tempi, anche gli usi, le abitudini e gli stili di vita.
Non si sa con precisione a cosa sia dovuto, ma non e’ sfuggita all’attenta osservazione dei componenti della Commissione d’accesso un clima complessivamente non scevro da strisciante timore e, in taluni casi, addirittura di chiusura e sospetto, in stridente contrasto con il carattere generalmente aperto e dialogante della popolazione reggiana.
Sorprende non poco, per esempio, l’atteggiamento scostante e tranciante di alcuni cittadini intervistati nel noto servizio realizzato …omissis… i quali, al solo sentir nominare dagli intervistatori la parola “mafia” o il nome di un condannato per reati di mafia residente in paese, dichiaravano di non voler rispondere o di non volersi interessare di queste faccende. Atteggiamenti, questi, che a volte si registrano purtroppo in talune aree geografiche caratterizzate da antico radicamento mafioso, ma che non si immagina di riscontrare in un centro della civilissima Emilia.
La relazione della Commissione descrive, dunque, la storia e le vicende dell’immigrazione in particolare da Cutresi (Cutro – KR), i quali hanno impiantato attivita’ imprenditoriali attinenti per lo piu’ ai settori dell’edilizia e dell’autotrasporto. In particolare, a seguito del provvedimento di “soggiorno obbligato” a Reggio Emilia a carico dell’allora capo cosca della “ndrangheta cutrese …omissis…;, si e’ registrata una ininterrotta “importazione” sul territorio di soggetti al medesimo contigui, in un continuo “divenire” degli equilibri della cosca con altri clan mafiosi, al cui comando, poi, e’ subentrato il gruppo riconducibile a …omissis…;, da diversi anni in carcere, capo della stessa ‘ndrina di cui ha preso le redini il fratello …omissis…, residente appunto a Brescello, sorvegliato speciale, condannato in via definitiva per mafia e destinatario di misure di prevenzione patrimoniale per un valore complessivo di circa cinque milioni di euro, di cui i primi tre gia’ confiscati. Nel mese di dicembre e’ stato eseguito nei confronti del predetto un ulteriore sequestro per un ammontare di circa due milioni di euro tra immobili, aziende e terreni.
Orbene, pur consolidando una presenza pervasiva direttamente e con i propri affiliati, la cosca dei …omissis…;, in linea con le moderne strategie sociali della ‘ndrangheta, ha fatto in modo da accreditarsi a Brescello attraverso comportamenti apparentemente innocui, entrando “in punta di piedi” nelle articolazioni economiche e sociali della citta’ e scongiurando cosi’ reazioni di allarme sociale che si sarebbero di certo prefigurate in presenza di episodi violenti ed eclatanti.
A fronte di tale strategia, l’atteggiamento iniziale di probabile inconsapevolezza dell’ambiente politico locale si e’ tradotto col tempo in acquiescenza e, come si evince dalla disamina degli atti e dei fatti narrati in relazione, in alcuni casi in una evidente contiguita’ politica (vedasi il comitato politico del 2007 o i finanziamenti di iniziative comunali). Da qui si sviluppa una situazione di vero e proprio assoggettamento al volere di alcuni affiliati alla cosca, nei cui confronti il Comune, anche quando avrebbe dovuto, e’ rimasto ingiustificatamente inerte (abusi edilizi, assunzioni, concessioni, varianti al PRG). Si puo’ quindi affermare che a partire dell’adozione della variante “Cutrello” (il nome deriva dalla fusione dei toponimi Cutro e Brescello), che ha di fatto consentito la costruzione di un intero quartiere abitato da immigrati calabresi (se ne tratta ampiamente nelle premesse e nel corpo della relazione ispettiva), sino ai giorni nostri, la consorteria ‘ndranghetista presente sul territorio ha trovato nel Comune non solo una continuita’ di indirizzo politico favorevole ma anche una struttura disponibile e non impermeabile al suo volere. Cio’, sicuramente per “amore del quieto vivere”, tradottosi nel tempo in un condizionamento inerte e passivo, ma anche, verosimilmente, per il timore di doversi confrontare con personaggi dallo spessore forte ed impositivo appartenenti alla cosca. Non va peraltro sottaciuta, al riguardo, la circostanza che la componente calabrese ha rappresentato e rappresenta tuttora una parte consistente della popolazione, con un peso non indifferente sul piano elettorale.
La capacita’ di penetrazione della consorteria malavitosa nell’ambiente politico locale e’ chiaramente connotata da un carattere di “trasversalita’”, difatti la Commissione ha accertato che anche taluni esponenti dell’attuale opposizione, autori negli ultimi anni di denunce su presunte infiltrazioni mafiose, hanno anch’essi, in passato, avuto rapporti amicali e di frequentazione con alcuni soggetti vicini alla cosca.
Comunque, uno degli elementi determinanti e’ dato dalla sostanziale continuita’ politico-famigliare che ha visto governare ininterrottamente il comune di Brescello negli ultimi trent’anni da amministrazioni guidate o egemonizzate da esponenti della famiglia …omissis…, (per lunghi anni il padre …omissis…, e, dal 2009 in poi il figlio …omissis… prima assessore e poi sindaco).
Oltre che dalla costante partecipazione di esponenti della famiglia …omissis… le varie amministrazioni si sono caratterizzate per la ricorrente presenza di determinati personaggi che hanno contribuito ad assicurare continuita’ politico-amministrativa e di intenti. Assume, pertanto, rilievo la circostanza che amministratori nei precedenti mandati, e ora presenti nell’attuale compagine delle Giunta (…omissis… e …omissis…), siano entrati in relazione con taluni imprenditori edili di origine calabrese, vicini alla ‘ndrangheta, per effetto della partecipazione congiunta ad un comitato locale politico nel 2007 di cui si viene fatto cenno nei paragrafi 2.3 e 4.11 della relazione ispettiva. In detto comitato erano presenti: … omissis…, ex sindaco storico di Brescello, padre dell’attuale sindaco in carica; …omissis…; …omissis, figlio di … omissis… comproprietario della omissis… destinataria di interdittiva antimafia (cfr paragrafo 3 del capitolo 4); …omissis…; …omissis…, genero di … omissis… e contitolare di quote in societa’ con … omissis … nonche’ denunciato per minacce aggravate, con il metodo mafioso, all’attuale consigliera …omissis … (cfr paragrafo 4 del capitolo 4); …omissis… attuale Assessore comunale che ha ricoperto la carica di consigliere nei tre mandati precedenti (dal 1999 al 2014) e componente della Commissione permanente urbanistica in entrambe le Giunte …omissis… insieme con … omissis … e l’attuale sindaco …omissis…; … omissis …, Assessore nell’attuale mandato sino al 28 febbraio 2015 e Consigliere comunale nei due mandati 1999-2009 e Assessore nel penultimo mandato 2009 – 2014; …omissis…, attuale membro del consiglio direttivo della …omissis… e’ componente della Commissione permanente urbanistica nel periodo 2004 – 2009 insieme con …omissis… e l’attuale sindaco …omissis….
La compartecipazione al predetto comitato politico dei menzionati soggetti, in parte amministratori comunali, fornisce una lettura in chiave sintomatica ed emblematica di cointeressenze politiche e comunque di strette relazioni tra i componenti del comitato stesso, a testimonianza di una comunanza di idee e di orientamenti.
A cio’ si aggiunga che proprio soggetti contigui alla criminalita’ organizzata hanno svolto ruoli attivi nell’Ente allorche’ l’attuale sindaco …omissis… a sua volta aveva l’incarico di Assessore o di componente della Commissione permanente urbanistica.
Ci si riferisce a …omissis…, che ha ricoperto la carica di Consigliere e componente della Commissione permanente urbanistica nei mandati 2004/2009 e 2009/2014 (sindaco …omissis…). Il predetto responsabile tecnico della Societa’ …omissis…, con sede legale a Brescello (RE), …omissis…, destinataria di provvedimento interdittivo antimafia di rigetto di iscrizione nelle white list disposta dallo scrivente a marzo 2015, il cui amministratore unico e’ …omissis…; soggetto di origine cutrese contiguo alla cosca …omissis…. Va altresi’ sottolineato che lo stesso …omissis… si e’ candidato nelle ultime elezioni amministrative nella lista “…omissis…”, la stessa lista del sindaco ….omissis:.., con il quale, oltre ad aver condiviso la compartecipazione in precedenza nella Commissione urbanistica del Comune, ha altresi’ condiviso il progetto elettorale del 2014.
Altrettanto dicasi per la Consigliera membro della Commissione affari generali ed istituzionali, nel mandato …omissis… 2009/2014, sorella di …omissis…, nato a Cutro (KR) il …omissis… arrestato il 28 gennaio 2015 nell’ambito dell’indagine antimafia Aemilia per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso avendo fatto parte, con altre persone, dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, autonomamente operante da anni nel territorio emiliano – provincie di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza. La medesima …omissis… e’ altresi’ zia paterna di …omissis…, fidanzato con …omissis…, figlia del noto capocosca della ‘ndrangheta …omissis… e nipote di …omissis… residente a Brescello. Trattasi, quest’ultima, dunque, di persona vicina alla ‘ndrangheta e comunque rivestente cariche politiche nell’Amministrazione …omissis…, insieme con l’attuale sindaco e altri consiglieri oggi in carica.
Sempre a proposito della continuita’, dalla composizione delle amministrazioni prese in esame dalla Commissione, si evince come, attraverso le rinnovate nomine politiche, vi sia un chiaro collegamento politico:
…omissis…, attuale sindaco di Brescello, nel mandato 2004/2009, (sindaco …omissis…), componente della Commissione permanente urbanistica fino al 2008, insieme a …omissis… all’epoca consigliere e attualmente Assessore comunale. Lo stesso dal 2008 e’ stato Assessore con delega alla Cultura, Sicurezza e Protezione civile, subentrando all’Assessore dimissionario …omissis…. Nel mandato 2009/2014 (sindaco …omissis…), Assessore con deleghe all’Urbanistica ed Edilizia privata, Ambiente, Sicurezza e Commercio.
…omissis…, vice-sindaco, e assessore con delega alla Scuola e Politiche Giovanili, nel mandato precedente 2009/2014 ha ricoperto la carica di Assessore con stessa delega.
…omissis…, ha ricoperto la carica di sindaco del comune di Brescello per due mandati (2004/2009 e 2009/2014). Nel mandato precedente 1999/2004 (sindaco …omissis…) ha ricoperto la carica di Assessore con delega all’Urbanistica e Lavori pubblici.
…omissis…, assessore nella attuale amministrazione 2014/2019 con delega allo Sport Ambiente – Lavori pubblici e Protezione civile, ha ricoperto la carica di Consigliere per tre mandati (1999/2004, 2004/2009 e 2009/2014) con sindaci rispettivamente …omissis…, …omissis… ed attualmente…omissis… e nel mandato 2004 – 2009 e’ stato componente della Commissione permanente urbanistica insieme all’attuale sindaco …omissis….
…omissis…, ha ricoperto la carica di vice-sindaco e Assessore con delega al Turismo-Sport e Tempo libero per due mandati (1999/2004 e 2004/2009). Sindaci …omissis…, …omissis….
…omissis…, e’ stato eletto Assessore per due mandati (1999/2004 …omissis… e 2004/2009 …omissis…) rispettivamente con delega all’Ambiente e Rapporti con le associazioni – con delega alla Cultura, Comunicazione pubblica, Rapporti con le Associazioni, Sicurezza e Protezione civile) sino al 30 novembre 2005 data delle sue dimissioni. Al medesimo subentrava …omissis…
…omissis…., ha ricoperto la carica di Consigliere per due mandati (1999/2014 …omissis… e 2004/2009 …omissis…). Nel mandato successivo (2009/2014 …omissis…) ha ricoperto la carica di Assessore con delega alle Politiche sociali – Politiche per l’immigrazione e l’integrazione. Ha ricoperto nuovamente tale incarico nel mandato 2014/2019 fino al 28 febbraio 2015, data delle dimissioni – subentro …omissis….
…omissis…, attualmente consigliere nel mandato …omissis…, ha ricoperto la medesima carica nel mandato 2009/2014 (sindaco …omissis…).
…omissis…, ha ricoperto e ricopre la carica di Consigliere (2009/2014 e 2014/2019 sindaci rispettivamente …omissis… e …omissis…).
…omissis…, ha ricoperto la carica di Consigliere per due mandati (1999/2004 e 2004/2009 sindaci rispettivamente …omissis… e ….omissis…..).
Su …omissis… e …omissis… si e’ riferito prima. Il Consigliere …omissis…, (Lista Forza Brescello) (mandati 1994/2004 – sindaco …omissis… e 2009/2014 – sindaco …omissis… e membro della Commissione permanente urbanistica nel mandato 2009/2014), a seguito delle risultanze investigative nell’ambito dell’Operazione Aemilia, che hanno peraltro fatto luce sulle elezioni tenutesi a Brescello nel 2009, e’ risultato intrattenere rapporti con …omissis… di Cutro, residente a Brescello, appartenente alla cosca di …omissis…, arrestato nell’operazione Aemilia bis.
Le impressioni registrate dalla stessa Commissione, declinate attraverso la descrizione di atti amministrativi o di fatti concreti, o anche dalle stesse audizioni con i referenti in ambito politico ed amministrativo del comune di Brescello, hanno reso testimonianza della percezione di un clima superficiale, permeato da una forte fragilita’ culturale rispetto alla presenza della criminalita’ organizzata ed ai suoi piu’ pericolosi esponenti. E’ apparso, come si sottolinea in relazione, che molti amministratori e dipendenti comunali avrebbero preso coscienza dello spessore criminale dei …omissis… “come all’improvviso”, a seguito dell’Operazione Aemilia, o degli eventi di cronaca del settembre 2014 (inchiesta Cortocircuito), o addirittura con l’insediamento della Commissione.
Il comune atteggiamento, teso asseritamente a favorire l’integrazione ma, in taluni casi, di stretta amicalita’ con personaggi vicini ai …omissis…, si e’ perpetuato sino alla attuale amministrazione e la posizione assunta dal sindaco …omissis…, dal Consiglio comunale e dallo stesso apparato burocratico dell’Ente, ne danno piena conferma, non essendosi palesati, almeno finora, quei decisivi e determinanti segnali di distacco e di rifiuto verso qualsivoglia contatto con quei personaggi, etichettati, invece, come “brave persone”.
Eppure, i fatti di cronaca ampiamente riportati nel tempo come le sentenze di condanna per mafia di …omissis… e del fratello …omissis…, risaputamente sorvegliato speciale, gli intervenuti provvedimenti giudiziari di sequestro dei beni, il noto ed efferato omicidio …omissis… avvenuto appunto a Brescello nel 1992 da parte di appartenenti al clan …omissis… travestiti da Carabinieri (poi a loro volta uccisi proprio dalla cosca …omissis…), ed ancora le varie vicende che di fatto avevano “toccato” direttamente il territorio brescellese con riferimento al radicamento di alcuni soggetti contigui alla criminalita’ organizzata ed alle relative attivita’ economiche, come l’Operazione Edilpiovra, l’Operazione Scacco matto, l’Operazione Pandora, l’Operazione Dirtymoney, da ultimo, l’Operazione Aemilia, avrebbero dovuto mettere in guardia la componente politica ed anche la struttura comunale sul rischio incombente di una insana contaminazione mafiosa del territorio, come fisiologicamente avviene in un tessuto sociale che avverte i cambiamenti negativi e, conseguentemente, costruisce un’etica sociale e politica di difesa e di protezione.
In effetti, ancor oggi, e questo e’ il dato preoccupante, anche i dipendenti comunali che hanno interagito con la Commissione o i tecnici interpellati, ai quali e’ stato chiesto se in Comune aleggiasse la percezione di un potenziale pericolo, rappresentato dalla mafia o dalla presenza di soggetti incriminati per associazione a delinquere di stampo mafioso, hanno tutti in linea di massima affermato di non aver avvertito l’esigenza di cautelarsi dal fenomeno. Ne’ venivano date indicazioni da parte degli amministratori, anche attuali, o fornite direttive su misure di prevenzione e di cautela da adottarsi per la salvaguardia dell’Ente.
E’ emblematico l’atteggiamento del personale del comune di Brescello, apparso ancorato a quella che sembra essere una posizione di inconsapevolezza, in taluni casi mista a timore, verso l’argomento “criminalita’ organizzata”.
Al riguardo, sembra significativo quanto riferito dal dipendente dell’Area Tecnica del comune, …omissis…, alla Commissione, il quale, sull’argomento …omissis… ebbe a precisare: “no comment. Non intendo essere implicato in queste cose. Su …omissis… non intendo dire nulla”.
Cio’ premesso, si evidenzia come dall’impianto generale della relazione ispettiva emerga chiaramente una situazione di condizionamento correlata ad una oggettiva e complessiva situazione di assoggettamento dell’Ente alla criminalita’ organizzata, che ha radici profonde, risalenti nel tempo e addebitabile ad intrecci politici e sociali che non hanno mai fatto registrare quella necessaria presa di distanza dal pericolo mafioso.
In tal senso giova rammentare come la consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato, a proposito degli elementi rilevanti ai fini del condizionamento, escludendo la necessita’ che vengano individuate specifiche illegittimita’, abbia stigmatizzato: «non e’ neppure necessario che la volonta’ dei singoli amministratori sia coartata con la violenza (come sembra configurare la prospettazione degli appellanti), giacche’ il condizionamento, idoneo a determinare lo scioglimento dell’organo, puo’ essere anche frutto di spontanea adesione culturale o di timore o di esigenza di quieto vivere, risultando, in tutti i casi, l’attivita’ amministrativa deviata dai suoi canoni costitutivi per essere rivolta a soddisfare interessi propri della criminalita’ organizzata” (Cfr Cons. Stato VI, 5 ottobre, 2006, n. 5948 richiamata, tra le altre, da T.A.R. Lazio di Roma, Sez. I, 7 ottobre 2013, n. 8670 e T.A.R. Lazio di Roma, Sez. I, 6 maggio 2013, n. 4440). Ed ancora, nella decisione surrichiamata, n. 5948/2006, e nelle analoghe successive sentenze, l’Alto consesso ha posto in rilievo come sia significativo per gli amministratori comunali, rispetto al contesto ambientale, il “non voler o saper segnare il distacco”.
Ebbene, il caso di Brescello, sembra rientrare pienamente nelle ipotesi surrichiamate, ed i fatti oggetto dell’indagine ne sono la prova.
Un ulteriore esempio di tale incapacita’ di “segnare il distacco” e’ dato dalla vicenda dei lavori di ristrutturazione edilizia dell’abitazione del sindaco …omissis…, eseguiti tra il 2012 e il 2014 allorquando il predetto era Assessore all’Urbanistica nella Giunta …omissis….
Si tratta di questione che la Commissione non ha evidenziato per eventuali violazioni della normativa antimafia, ma solo per i suoi profili di opportunita’, atteso che le opere sono state, in concreto; eseguite da una ditta (la …omissis…) che e’ stata interdetta dopo l’affidamento e prima del termine dei lavori. Ora non e’ concepibile che un Avvocato, Assessore all’Urbanistica di un Comune di appena 5.500 abitanti, non sia al corrente delle contiguita’ di una ditta locale.
D’altronde, anche il padre dell’attuale sindaco, l’Avv. …omissis…, nel periodo in cui era a capo dell’Amministrazione, aveva affidato i lavori di ristrutturazione della propria abitazione addirittura a …omissis…, come risulta dalle dichiarazioni dello stesso ex Amministratore riportate negli articoli di stampa pubblicati il 22 ed il 25 settembre 2014 rispettivamente su “La Gazzetta di Reggio” e su “Il Resto del Carlino” (all. n. 120 della relazione ispettiva).
I) Le dichiarazioni e il comportamento del sindaco ….omissis….
In primis, l’attuale sindaco …omissis…., in occasione dell’intervista resa alla TV WEB Corto Circuito del 28 agosto 2014, di cui si da’ conto al cap. 4, par. 4.1, etichetto’ la questione “criminalita’ organizzata” nel comune di Brescello come un “leit-motiv”. Nell’occasione, egli defini’ …omissis… (il cui profilo criminale e’ stato prima descritto, capo boss della ‘ndrangheta radicatasi in provincia di Reggio Emilia fratello di …omissis…, e riconosciuto dalle inchieste giudiziarie sulla ‘ndrangheta quale referente nel Reggiano dell’organizzazione) “molto composto, educato, sempre vissuto a basso livello”.
A tale riguardo, oltre alla suddetta intervista, il cui impatto mediatico e’ stato e continua ad essere devastante, e non solo in ambito locale, assume rilevantissimo rilievo la successiva partecipazione del sindaco …omissis… ad una pubblica manifestazione in proprio sostegno, svoltasi il 29 settembre 2014, nella stessa giornata in cui e’ stato convocato il Consiglio comunale per votare la fiducia nei suoi riguardi, manifestazione molto verosimilmente organizzata proprio con il contributo suo e dei suoi familiari, nella quale si e’ accertata la presenza di esponenti della cosca …omissis…, in particolare di alcuni parenti dei medesimi e comunque di soggetti a loro vicini o contigui. Orbene, nonostante i suggerimenti contrari da parte di taluni consiglieri comunali a che il predetto scendesse in piazza e si mostrasse in pubblico vicino ai suddetti soggetti, il sindaco …omissis… partecipo’ alla manifestazione, sebbene poi gli stessi consiglieri, durante la seduta consiliare tenutasi in serata, abbiano poi confermato la fiducia nei suoi riguardi, con soli due voti contrari e due astenuti, in un clima di piena coesione.
Il fatto ancor piu’ grave e che nell’occasione venne consegnato al Consiglio comunale, prima della trattazione della “fiducia”, da un triade di soggetti, di cui faceva parte …omissis…, figlio di …omissis… titolare di ditta raggiunta da interdittiva antimafia nel marzo 2015, gestita da entrambi in societa’, (ved. capitolo 4 Paragrafi 2 e 3), una raccolta di firme a sostegno del sindaco, delle quali, circa il 20% era imputabile a soggetti vicini o contigui alla cosca di Cutro.
Ma il sostegno al sindaco fu, dato anche esplicitamente in particolare da …omissis…, figlio di …omissis…, il quale, nel corso di un intervista successiva alla manifestazione, dichiaro’: “Mi dispiace siamo con il sindaco. La risposta? L’ha data la piazza”.
Nella medesima occasione; anche …omissis… (cognato di …omissis… e …omissis…) ebbe a riferire agli organi di stampa le seguenti frasi: «il sindaco e’ un amico di tutti, un ragazzo splendido e noi siamo tutti con lui. Si vede che ha qualcuno contro.
Qua di infiltrazioni non se ne vedono, il paese e’ sempre stato tranquillo, a parte un episodio di 20 anni fa». (cfr cap. 4, par. 4.1 e 4.2 della relazione).
II) Le sponsorizzazioni di […], titolare della “…omissis…”
L’atteggiamento di leggerezza nei confronti di soggetti controindicati ha riguardato in modo evidente anche politici dell’opposizione, come il consigliere …omissis…, attualmente in carica, che nel settembre 2013, nell’ambito di un’iniziativa del tutto personale e privata, si rendeva promotore della ristrutturazione di una rotonda in comune di Brescello, ottenendo il contributo della ditta edile di …omissis…, titolare della summenzionata ditta, poi interdetta da questa Prefettura, la “…omissis…”, attraverso la fornitura di materiale ed in parte, della prestazione di manodopera. Nello stesso periodo …omissis… era consigliere di maggioranza e membro della Commissione permanente urbanistica nonche’ responsabile tecnico proprio della ditta di cui …omissis… e’ amministratore unico, la …omissis…. Il …omissis…, futuro candidato sindaco, poi effettivamente eletto in consiglio (la lista del …omissis… risultera’ la seconda lista piu’ votata nelle elezioni del 2014, conquistando oltre il 17% dei voti), al termine dei lavori, ringrazio’ pubblicamente (sugli organi di stampa) il …omissis… per il contributo fornito, riconoscendogli una generosa disponibilita’ nei confronti della citta’ di Brescello.
A proposito di contributi e prodigalita’ da parte del …omissis… in favore del comune, la Commissione ha accertato, che in occasione della “17ª camminata Peppone e Don Camillo”, svoltasi il 22 agosto 2015 a Brescello, il Comune ha formalmente patrocinato il pubblico evento, organizzato dalla …omissis… (il cui responsabile e’ il padre dell’attuale Assessore comunale, …omissis…) e sponsorizzato economicamente e mediaticamente (attraverso numerosi manifesti e locandine diffuse in diversi luoghi pubblici e privati del comune di Brescello) anche dalla …omissis…, il cui amministratore unico e’ appunto sempre il …omissis…. La sponsorizzazione e’ tra l’altro seguita a quella effettuata dallo stesso …omissis… anche nell’anno precedente tramite tuttavia un’altra societa’ riconducibile al medesimo, la omissis…, avente sede tra l’altro nello stesso indirizzo di via …omissis… di Brescello della …omissis… e della …omissis…, colpita da interdittiva antimafia in data 20 marzo 2015.
Sono state acquisite agli atti anche diverse fatture, successive al provvedimento interdittivo, inerenti contributi in denaro (di modesta entita’), versati dalle societa’ riconducibili al …omissis… alla …omissis… di Brescello.
III) La variante per la realizzazione del supermercato “Famila”
Tra le situazioni di maggiore rilievo e’ emersa la vicenda della variante al piano urbanistico per la realizzazione di un supermercato in centro citta’ denominato “Famila”. In data 25 maggio 2011 viene stipulata una convenzione urbanistica tra il comune di Brescello e la societa’ …omissis…, per la costruzione di detto supermercato, la quale a sua volta aveva acquistato l’area della ditta …omissis….
Quest’ultimo Gruppo Immobiliare e’ risultato essere amministrato da …omissis… e …omissis…, entrambi cognati del capo cosca …omissis.., e di …omissis…, ed e’ risultato attivo dal 2007 al 2012, con l’evidente finalita’ di portare avanti proprio l’operazione in questione. La suddetta …omissis…, a tal fine, aveva chiesto al comune l’adozione di una variante al PRG per la modifica della destinazione d’uso dell’area. Nel rinviare per i dettagli della vicenda al paragrafo di riferimento della relazione ispettiva (4.8), si precisa che, grazie alla variante in questione, …omissis… vendette alla …omissis…, per la cifra di 1.400.000 euro, l’area denominata ex …omissis…, acquistata a sua volta dalla …omissis… per la cifra di 960.000 euro, con un ricavo quindi di ben 720.000 euro. In sostanza, la variante in questione ha consentito di effettuare una rilevante operazione imprenditoriale, programmata e realizzata da soggetti controindicati, senza che l’Amministrazione abbia adeguatamente valutato le possibili ingerenze mafiose, pur a fronte di apposita missiva da parte della Presidente della Provincia che, per questa pratica, raccomando’ massima cautela nella valutazione dei requisiti soggettivi dei contraenti.
L’Amministrazione comunale chiese l’informazione antimafia per la ditta …omissis…, ma non anche per la ditta …omissis… di …omissis….. Va sottolineato, a tale proposito, che tra i Consiglieri votanti la delibera di approvazione della variante e favorevoli alla stessa vi erano …omissis… (allora anche componente della Commissione urbanistica) e …omissis… e che Assessore all’Urbanistica era l’attuale sindaco …omissis….
IV) Assunzioni di soggetti controiindicati e fragilita’ della struttura comunale Altri elementi di fragilita’ nella conduzione dell’Ente si evincono nelle assunzioni, nel passato, seppur per brevi periodi, di soggetti “legati” a vario titolo ad esponenti della cosca …omissis…, come …omissis…, …omissis…, …omissis…, …omissis…, quest’ultima nuora di …omissis…, ucciso nel 1992 a Brescello durante un agguato mafioso. Ma cio’ che si desume dalla gestione dell’apparato burocratico del comune e’ una evidente sottovalutazione della delicatezza degli uffici tecnici, ai quali, in assenza di personale addetto in via continuativa, non e’ stata garantita quella solidita’ necessaria a determinare una adeguata impermeabilita’ alle infiltrazioni mafiose. La stessa osservazione discende dalla situazione di massima precarieta’ dell’Ufficio del Segretario comunale, figura dirigenziale garante della legalita’ e del controllo. Negli anni presi in considerazione, si sono succeduti diversi segretari, che comunque hanno mantenuto l’incarico per periodi brevi e con funzioni marginali, tenuti sempre fuori dalle decisioni di rilievo, come da loro stessi affermato nelle audizioni alla Commissione.
A cio’ si aggiungano gli affidamenti, nel settore dei lavori pubblici, a due ditte che seppur in epoca successiva, sono state raggiunte da informazione interdittiva antimafia, come la …omissis…, che in data 20 giugno 2008 ha ottenuto un appalto del valore di 108.000,00 euro per il trattamento superficiale sul pedonale dell’argine maestro del torrente Enza e che, in data 12 settembre 2013, e’ stata affidata di lavori pubblici (realizzazione collegamento stradale) per il valore di 15.000,00 euro.
Inoltre la …omissis…, di …omissis…, di cui si e’ riferito prima, ha eseguito uno dei subappalti per un valore di 140.000,00 euro nell’ambito della realizzazione della nuova Casa di riposo di Brescello, avvenuta tra il 2004 e il 2005, il cui appalto ammontava a circa 6 milioni di euro. Tale subappalto, come anche altri, e’ stato concesso attraverso il meccanismo del silenzio assenso, senza dunque alcuna attivita’ istruttoria. E’ emersa inoltre una fattura del valore di 2.760,00 euro della fine 2010, del comune di Brescello in favore della …omissis… riconducibile a …omissis…, oggi confiscata.
V) Le indagini sulle consultazioni elettorali del 2009
Dalle risultanze istruttorie estrapolate dal noto procedimento Aemilia e’ emersa l’evidente infiltrazione della criminalita’ organizzata calabrese nelle consultazioni elettorali del 2009 attraverso la lista “Forza Brescello”, i cui candidati furono concordati tra …omissis… (poi eletto) e …omissis… e tra i quali vi erano appunto …omissis…, figlia di …omissis… nonche’ …omissis…, fidanzata di …omissis…, pregiudicato e correo di …omissis… Si rammenta che …omissis… e …omissis… sono stati destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito della Operazione Aemilia Bis e che il …omissis…, di cui il …omissis… e’ amministratore unico, oggetto di sequestro preventivo, e’ stato destinatario di interdittiva antimafia n. 1916/2014/Area I in data 2 ottobre 2015.
VI) Le intimidazioni della criminalita’ organizzata ad esponenti politici locali e nazionali: le minacce alla consigliera comunale …omissis… e all’…omissis…
La Commissione ha focalizzato l’attenzione anche sulle denunce della consigliera comunale di minoranza di Brescello, …omissis…, particolarmente attiva in iniziative volte a richiamare l’attenzione della comunita’ cittadina sulla presenza nel territorio comunale di elementi affiliati alla ‘ndrangheta, affermando anche talvolta la sussistenza di una supposta contiguita’ degli ambienti politici locali con soggetti afferenti o vicini alla cosca dei …omissis…
Il suo recente impegno nell’antimafia, pur senza sottacere che anch’essa nel passato ha tenuto rapporti di vicinanza con alcuni esponenti controindicati della comunita’ cutrese, l’ha resa destinataria nel tempo di diversi atti intimidatori, sfociati in denunce agli organi di polizia.
In particolare il procedimento penale, n. 2343/11 R.G.N.R. Mod. 21 presso la locale Procura della Repubblica, e’ confluito nel procedimento penale 4508/15 R.G.N.R. Mod. 21 D.D.A Bologna, risultando la predetta consigliera parte offesa dei reati di minacce, ingiuria e tentata violenza privata, tutti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso ex art. 7 decreto-legge n. 152/91, avente quali indagati i seguenti soggetti tutti contigui alla cosca …omissis…; …omissis…; …omissis…; …omissis….; …omissis…; …omissis… Su tali personaggi, insieme ad altri operanti nel circuito …omissis…, e’ stato redatto dalla Commissione apposito allegato (121) riportante il profilo soggettivo.
In data 4 settembre 2015, la DDA di Bologna ha emesso avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415-bis C.P.P. a carico dei citati 5 indagati ed in particolare a carico del …omissis…, definito nel predetto avviso «…elemento apicale dell’associazione di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta operante nel territorio reggiano» (All. 29 della relazione). I fatti di cui al citato procedimento risultano avvenuti tra l’ottobre 2009 e il marzo 2010, in particolare:
…omissis… (figlio di …omissis…) e’ accusato di aver pronunciato verso il citato consigliere la seguente «…ti metto la pistola in bocca e ti ammazzo! Neanche tuo figlio (ndr un carabiniere) ti potra’ salvare»;
…omissis…, …omissis… e …omissis… (che, proprio unitamente al predetto …omissis…, risultano essere firmatari della raccolta firme a favore dell’attuale sindaco …omissis… di cui al paragrafo 4.2.) sono accusati di aver pronunciato verso …omissis… le seguenti frasi: «ti incaprettiamo. Vedrai quello che ti succede quando esce …omissis… dal carcere leghista di merda ti facciamo fuori», mimando anche gesti come il taglio della gola;
…omissis… e’ accusato di aver costretto con minacce …omissis… a intervenire con un comunicato stampa al fine di rettificare quanto dalla medesima dichiarato sul quotidiano “Il Giornale” del 7 ottobre 2009 nonche’ sul quotidiano “L’Informazione” del 9 ottobre 2009;
…omissis… e’ accusato di aver minacciato…omissis… con la seguente frase «ti ammazzo».
A proposito di …omissis… e di …omissis…, si rammenta quanto riferito a proposito delle contestate dichiarazioni del sindaco …omissis… e delle frasi pronunciate in suo sostegno dai due: il sindaco e’ amico di tutti, e’ un ragazzo splendido e noi siamo tutti con lui. Si vede che ha qualcuno contro. Qua di infiltrazioni non se ne vedono. Il paese e’ sempre stato tranquillo a parte un episodio di vent’anni fa (un omicidio di mafia nel ’92) …omissis… e’ una brava persona, il paese gli e’ vicino, questa e’ solo cattiva pubblicita’ (…omissis…). «Mi dispiace siamo con il sindaco. La risposta? L’ha data la piazza» (…omissis…)
La stessa …omissis…, in relazione alle suesposte denunce, …omissis….
Anche l’…omissis…, …omissis…, in data 18 ottobre 2014, nel corso di una manifestazione di carattere nazionale tenutasi a Reggio Emilia in Piazza Martiri del 7 luglio, dopo essere intervenuta sul tema delle infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano, chiedendo pubblicamente le dimissioni dell’attuale sindaco di Brescello …omissis…, fu avvicinata da 3 soggetti di origine calabrese, uno dei quali le avrebbe testualmente riferito «Lei …omissis… non lo deve neanche nominare» (All. 32).
In relazione a tali fatti risulta destinatario di avviso di conclusione delle indagini preliminari della DDA di Bologna, tale …omissis…, nato a Cutro (KR) il …omissis…, residente a Reggio Emilia in Via …omissis…, imprenditore edile, accusato del reato di tentata violenza privata aggravato dall’aver agito con il cosiddetto metodo mafioso finalizzato.
VII) Le elezioni comunali del 2014 e le minacce ad una candidata Nel corso dell’indagine, la Commissione ha svolto l’audizione di tutti i componenti del Consiglio e della Giunta del comune di Brescello, con particolare riferimento all’esito della seduta del Consiglio comunale del 29 settembre 2014 (par. 4.2 della relazione) in cui venne confermata la fiducia del sindaco …omissis….
Al riguardo, la Commissione medesima, …omissis… ha riportato in relazione le dichiarazioni della consigliera comunale (di opposizione) …omissis… (All. 34), che insieme a …omissis… ha votato la sfiducia al sindaco …omissis…, e poi, dalla …omissis…
Le …omissis… hanno affermato che, nel corso della campagna elettorale del 2014, erano state rivolte alla …omissis… minacce, dirette o indirette, finalizzate a far desistere …omissis… dal candidarsi alle elezioni amministrative. La …omissis… ebbe a dire: «A …omissis… venivano fatte minacce del tipo “te la faremo pagare”. Tra le persone che minacciavano vi era la …omissis… (…omissis…) dell’attuale sindaco… Anche durante i banchetti elettorali, diverse persone si avvicinavano ma non sottoscrivevano la presentazione della lista o altre raccolte firme per paura di essere considerati a me vicini che mi impegno nell’Antimafia … gia’ durante la campagna elettorale, mentre mi prodigavo per la ricerca di voti a mio favore, venivo a conoscenza di minacce rivolte ai cittadini da parte dei parenti e conoscenti di alcuni componenti e del sindaco dell’attuale amministrazione comunale. In particolare, atteso che mia madre svolge la professione di medico di base del paese, e’ stata lei stessa piu’ volte minacciata affinche’ mi convincesse a togliermi dalla lista».
Si deve sottolineare che in merito alle asserite minacce, le interessate non hanno a suo tempo presentato denuncia. La vicenda, rimane comunque in linea con quel clima di diretta o indiretta coercizione da parte di soggetti afferenti ai …omissis…, piu’ volte denunciato dalla consigliera …omissis…, della medesima lista della …omissis….
VIII) L’assegnazione della casa ex FER a …omissis…. cognato di …omissis….
Dalle indagini svolte dalla Commissione e’ emerso che il cognato di …omissis…, …omissis…, dal 2008 ad oggi, da solo, occupa un alloggio, acquisito dal comune in concessione dalla regione Emilia-Romagna, di 115 mq oltre ad area cortiliva, garage e magazzini di pertinenza, senza aver mai pagato il canone di locazione.
L’Amministrazione comunale, eseguiti alcuni lavori di manutenzione, per una spesa pari ad euro 7.554,00, dopo aver deciso di assegnare in sub-concessione il predetto immobile al …omissis…, che si era gia’ immesso nello stabile nel 2008, sano’ con delibera l’occupazione abusiva tramite apposita concessione, con efficacia retroattiva e fino al 15 dicembre 2013.
Il mancato pagamento di parte dei canoni di locazione venne imputato al meccanismo dei lavori “in scomputo”. In altre parole l’Amministrazione comunale avrebbe riconosciuto al …omissis… una sorta di credito maturato sulla base di lavori di manutenzione e ristrutturazione da quest’ultimo asseritamente eseguiti in economia presso l’immobile abitato (abusivamente). Tuttavia, in fase istruttoria, e’ emerso che tali lavori di sistemazione dei locali, non vennero mai concordati e/o verificati dal comune e, soprattutto, che le relative spese, autonomamente quantificate dal …omissis… in euro 10.674,30, non risultano comprovate da alcuna fattura o ricevuta agli atti. Inoltre, ad oggi non risulta effettuato alcun recupero di quanto dovuto al Comune.
Il tutto, peraltro, nella considerazione che l’attribuzione dell’alloggio al …omissis…, e’ avvenuta in deroga alle graduatorie, su scelta discrezionale dell’Amministrazione e che in realta’, come emerge dalle affermazioni degli stessi impiegati comunali, non sembra sussistessero i presupposti per un intervento mirato nei riguardi del predetto. In sostanza, dal 1° gennaio 2014 il …omissis… continua ad occupare la casa F.E.R. privo di alcun titolo e senza aver mai versato alcun canone di locazione, con la piena consapevolezza dell’attuale Amministrazione che anche in questo caso ha operato in linea con la precedente.
Appaiono, in tal senso, eloquenti le dichiarazioni del …omissis… (Ufficio Tecnico) nella relativa audizione del 10 luglio 2015 (all. 3): «Mi e’ stato detto (..) dal sindaco e dall’assessore competente (…) che …omissis… doveva essere sistemato. Per tale motivo e’ stata messa a norma la casa cantoniera a spese del comune. Ho gestito io i lavori di messa a norma. Alcuni lavori li ha fatti anche …omissis… autonomamente e dopo sono stati autorizzati dal comune… Voi le sapete gia’ certe cose….Lui ha fatto dei lavori. Quando abbiamo scoperto che …omissis… aveva fatto dei lavori non autorizzati, abbiamo “regolarizzato” la pratica come se le autorizzazioni fossero state chieste. Non so indicare se …omissis… abbia fatto i lavori da solo oppure si sia servito di altri. Alcuni lavori di certo non li ha fatti da solo». E circa l’eventuale verifica da parte dell’Ufficio Tecnico ovvero della locale Polizia Municipale dei lavori eseguiti in autonomia dal …omissis… (arbitrariamente ed in maniera autonoma quantificati in 10.674,30 euro) le risposte del …omissis… sono state dello stesso tenore «No che io sappia».
Si sottolinea che la vicenda assume rilievo se si considera che comunque il comune aveva gia’ speso, per la ristrutturazione della casa, la somma di 7.554,00 euro. Ulteriore conferma sulla “stranezza” della pratica sta nel fatto che la asserita invalidita’ invocata per giustificare le numerose prestazioni sociali erogate nel corso degli anni al …omissis… da parte dell’Amministrazione comunale, e’ stata riconosciuta al …omissis…, per l’80%, dall’apposita Commissione medica, soltanto con decorrenza 24 gennaio 2014, un’invalidita’, tra l’altro, che lascia perplessita’ sulle effettive possibilita’ che il medesimo potesse aver eseguito in autonomia i predetti lavori di ristrutturazione. Non risulta peraltro che lo stesso fosse totalmente indigente e quindi titolare delle prerogative concessegli.
Desta serie perplessita’ la mail del 12 febbraio 2013 (All. 42) inviata ai …omissis… da parte del …omissis…, in ordine al tentativo dei …omissis… stessi di inserirlo in un progetto lavorativo (retribuito) «… sottolineo che gia’ all’origine questo progetto era forzato poiche’ il sig. …omissis… non e’ in specifico nella tipologia di utenza su cui di solito attiviamo questi percorsi che prevedono la non possibilita’ da parte del pz di accedere ad altre soluzioni lavorative; il sig. …omissis… era in mobilita’, iscritto alla legge n. 68/99, in attesa di ricollocazione.
Gia’ l’attivazione di questo percorso aveva i connotati di eccezionalita’ anche perche’ l’eventuale ispezione della DTL provinciale ci metterebbe nei guai…».
Le ragioni del trattamento speciale al …omissis… vanno evidentemente ricercate nella sua personalita’ e nei relativi legami familiari: cosi’ si esprime il sindaco pro-tempore … omissis… «Quando gli abbiamo dato la disponibilita’ della casa cantoniera sapevo gia’ che era parente di ….omissis… (…)…omissis… era molto pressante e probabilmente continua ad esserlo anche oggi con l’attuale sindaco. Ricordo anche una occasione in cui, mentre ero con mio figlio all’uscita da scuola fui nuovamente fermato dal …omissis:.. che in maniera alquanto pressante continuo’ a manifestarmi ulteriori pretese. In quell’occasione provai un senso di viva agitazione proprio per il fatto di essere stato fermato dal …omissis… in un momento di vita privata e soprattutto mentre mi trovavo insieme a mio figlio». Il …omissis…, addetto all’Ufficio Tecnico, cosi’ riferisce (all. 3): «…omissis… e’ stato trasferito da una casa del Comune, dove non pagava l’affitto e dove tra l’altro aveva problemi con alcuni vicini, ad una casa cantoniera. Mi e’ stato detto che …omissis… doveva essere sistemato. Per tale motivo e’ stata messa a norma la casa cantoniera a spese del Comune (…) sia io che quasi tutti qua in comune sappiamo che …omissis… e’ il fratello della moglie di …omissis… (…)…omissis… veniva spesso in Comune e chiedeva spesso di parlare con il sindaco. Il suo atteggiamento e’ sempre stato abbastanza pedante e “pressante” quando entrava in Comune».
Il trattamento di favore riservato al …omissis… dall’Amministrazione comunale appare in distonia con analoghe (e reali) situazioni di disagio economico di nuclei familiari piu’ numerosi senza dubbio presenti in Brescello, tant’e’ che lo stesso …omissis… in risposta alla seguente domanda della Commissione: «se un “comune cittadino”, diverso da …omissis… avesse richiesto analogo trattamento, secondo lei il comune glielo avrebbe concesso?», la risposta e’ stata la seguente «No, credo proprio di no. A mio parere …omissis… e’ stato trattato in questa maniera dal comune per i suoi atteggiamenti».
Non e’ trascurabile peraltro il pregresso criminoso del …omissis…, nel contesto dei reati “spia” in materia di criminalita’ organizzata, atteso che il predetto, infatti, come si evince dal profilo personale di cui al paragrafo 25 del capitolo 5, nell’agosto 2002 fu tratto in arresto in concorso con un altro soggetto, in ordine al delitto di estorsione, per aver tentato di imporre il cosiddetto “pizzo” ad un imprenditore edile di Viadana.
In chiusura del presente paragrafo si ritiene opportuno mettere in evidenza che e’ stato rinvenuto un altro caso di assegnazione di un alloggio di proprieta’ comunale che lascia delle perplessita’.
Altro immobile demaniale e’ stato assegnato dal comune a …omissis…, nato a Isola di Capo Rizzuto il …omissis…, con determinazione del 2009, al canone mensile di euro 28,00 sulla base delle condizioni economiche precarie del medesimo.
Si tratta di soggetto gravato da precedenti di polizia per sfruttamento della prostituzione, coniugato con …omissis…, sorella di …omissis…, gia’ amministratore unico della …omissis…. srl, societa’ confiscata alla famiglia …omissis…, e suocero di …omissis…, figlio di …omissis… e …omissis…
Anche in questo caso la Commissione non ha rinvenuto agli atti accertamenti sull’effettivo stato di bisogno di …omissis…, che risulta quindi essere stato beneficiario dell’attribuzione dell’alloggio solo sulla base della dichiarazione reddituale e dunque senza una effettiva verifica dei presupposti.
IX) La realizzazione della nuova sede …omissis… di Brescello: il ruolo della …omissis… di …omissis…
La Commissione ha accertato che nel 2011, sindaco …omissis…, vennero eseguiti i lavori di ristrutturazione dell’ultimo piano dell’edificio delle scuole medie per realizzarvi la nuova sede …omissis… Dalle verifiche e’ risultato che l’importo complessivo per l’intervento e’ ammontato complessivamente a 63.000,00 euro di cui 25.000,00 euro forniti dal comune di Brescello, 25.000,00 euro forniti dalla provincia di Reggio Emilia e la restante parte dall’…omissis… regionale.
I lavori, pero’, anziche’ essere commissionati direttamente dal Comune, trattandosi di opera eseguita con fondi pubblici e su un immobile di proprieta’ comunale, furono invece affidati dall’…omissis…, istituita per lo scopo, che assunse il ruolo di stazione appaltante o comunque di soggetto committente, in difformita’ dal quadro normativo che appunto vieta la delega di funzioni pubbliche, in materia di affidamento di lavori, da parte della stazione appaltante, a un soggetto esterno.
L’Associazione quindi, con i contributi del Comune e della Provincia e, in minima parte, dell’…omissis…, affido’ i lavori in modo diretto alla …omissis…. Con delibera di Consiglio comunale infatti, n. 24 del 30 giugno 2011 (all. 85), il contributo fu espressamente finalizzato all’esecuzione dei lavori in disamina con «assegnazione di un contributo all’…omissis …di euro 25.000,00 per la realizzazione dei lavori in manutenzione straordinaria dei locali ubicati al terzo piano della scuola media….». Con delibera di Giunta n. 58 del 17 giugno 2011 (all. 86) veniva approvato il progetto, ad ulteriore riprova che si trattasse di un’opera pubblica.
La …omissis… (oggi confiscata), amministrata da …omissis… e’ societa’ direttamente riconducibile al padre …omissis…. Nel “decreto di confisca di prevenzione antimafia”, del luglio 2015, cosi’ si e’ infatti espresso in aula l’amministratore giudiziale sulla ditta: «La figlia …omissis… ne e’ la memoria storica e l’ha gestita con il padre …omissis…. Il padre, come artigiano effettua lavori quasi esclusivamente per …omissis… e ha un ufficio all’interno: un artigiano normalmente non ce l’ha».
Nel corso delle indagini svolte dalla Commissione e’ stato riferito dal responsabile dell’…omissis… locale, …omissis…, che …omissis…, cugino dell’omonimo …omissis…, di cui ampiamente detto, apprendendo della necessita’ dei lavori presso la sede …omissis… si propose di effettuarli in quanto asseritamente la sua ditta in agosto non sarebbe andata in ferie. Sennonche’; riguardo al periodo in cui furono eseguite le opere, e quindi all’urgenza di reperire una ditta disponibile nel mese di agosto, e’ invece emerso che gli operai (…omissis… di Poviglio, …omissis… marito di …omissis… e non risultato dipendente della …omissis…, …omissis…, nench’egli ufficialmente dipendente della …omissis… e …omissis… unico dipendente effettivo della …omissis…) hanno lavorato sino al 29 luglio 2011 con successiva pausa di ferie fino al 25 agosto 2011, data in cui riprendevano i lavori per poi proseguire fino al 20 settembre 2011. (Allegato 89).
Il professionista incaricato della direzione dei lavori, e’ …omissis…, fratello del …omissis…, direttore dei lavori per la realizzazione del nuovo campo da tennis di cui la relazione tratta al par. 4.9 e che risulta aver gestito diverse pratiche per conto della famiglia … omissis…
E’ evidente che, nella circostanza, l’Amministrazione comunale fu estremamente incauta sul piano della regolarita’ amministrativa della procedura adottata ma anche sulla scelta, tramite un terzo privato, di un soggetto appaltatore assolutamente controindicato. Va sottolineato che nella Giunta era Assessore l’attuale sindaco …omissis… e del Consiglio comunale, che adotto’ in merito la suddetta delibera faceva parte …omissis… il quale, nell’attuale mandato, ricopre l’incarico di Assessore ai lavori pubblici.
Infine, non e’ di poco conto la circostanza ben nota che il fatto sia avvenuto dopo due anni dalla notizia ampiamente diffusa circa la condanna definitiva di …omissis… per associazione mafiosa, particolare – quest’ultimo – che il Comune non poteva non conoscere.
Analoga leggerezza e’ stata riscontrata dalla Commissione nella vicenda relativa alla realizzazione dei lavori di sistemazione del …omissis… di Brescello, di cui si tratta in modo specifico al par. 4.9.

Conclusioni
Per tutte le considerazioni che precedono e sulla base della relazione prodotta dalla speciale Commissione ex art. 143, comma 2 del TUEL approvato con decreto legislativo n. 267/2000 ss.ii.mm., si ritiene di poter esprimere l’avviso che siano ipotizzabili nel comune di Brescello forme di condizionamento di cui all’art. 143, comma 1 del citato TUEL in grado di incidere sul buon andamento e sull’imparzialita’ dell’Ente.

Il discorso sulla bellezza che Peppino Impastato non ha mai pronunciato

 

Tra i tanti aspetti collaterali del pessimo utilizzo del web, vi è quello – piuttosto frequente – della diffusione a macchia d’olio di citazioni erroneamente attribuite all’uno o all’altro autore.  Jim Morrison, Oscar Wilde, Nelson Mandela: l’elenco delle “vittime” eccellenti è decisamente lungo e, complici i social network e assenza di fact checking, risulta complicato se non impossibile tamponare la condivisione e la circolazione del diabolico meccanismo.

Un caso particolare di quanto detto poco sopra è quello che ricorre ogni 5 gennaio e 9 maggio, rispettivamente l’anniversario della nascita e dell’omicidio di Giuseppe Impastato, meglio noto come “Peppino”, militante comunista, giornalista, poeta e molto altro. Impastato fu ucciso a Cinisi nel maggio del 1978, dietro ordine del boss Gaetano Badalamenti, uno dei massimi esponenti di Cosa Nostra all’epoca dei fatti. Le condanne arriveranno tardi, circa 25 anni più tardi.

Fatto sta che in occasione di ciascuno degli anniversari menzionati, il ricordo di Peppino viene prepotentemente veicolato dai più attraverso l’ormai noto discorso sulla bellezza:

PEPPINO: Sai cosa penso?
SALVO : Cosa?
PEPPINO: Che questa pista in fondo non è brutta. Anzi
SALVO [ride]: Ma che dici?!
PEPPINO: Vista così, dall’alto … [guardandosi intorno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre … che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo le cose, anche le peggiori, una volta fatte … poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno ‘ste case schifose, con le finestre di alluminio, i balconcini … mI segui?
SALVO: Ti sto seguendo
PEPPINO:… Senza intonaco, i muri di mattoni vivi … la gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la biancheria appesa, la televisione … e dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste … nessuno si ricorda più di com’era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza …
SALVO: E allora?
PEPPINO: E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?
SALVO: ( perplesso) La bellezza…
PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto.
SALVO: Oh, ti sei innamorato anche tu, come tuo fratello?
A conclusione del dialogo:
PEPPINO: Io la invidio questa normalità. Io non ci riuscirei ad essere così…

 

Si tratta di un discorso effettivamente ben costruito, pronunciato dall’attore Luigi Lo Cascio (che interpreta appunto Peppino) nel fortunato film di Marco Tullio Giordana – I Cento Passi – pellicola il cui merito è stato senz’altro quello di aver fatto conoscere la storia dell’attivista siciliano a una buona parte di italiani – all’epoca me compreso – che ne erano all’oscuro.

Il punto è che quella conversazione non è mai avvenuta. Come osserva lo stesso Salvo Vitale, suo storico compagno di lotta (il “rossino” del film), non fu altro che una scelta dei tre sceneggiatori del film – Claudio Fava, Marco Tullio Giordana e Monica Zapelli – i quali decisero di mettere in bocca a Peppino una considerazione che ben si collocava nel contesto cinematografico.

Che importa? Si attribuisce a Peppino un pensiero bello, positivo. Si pensasse ai veri problemi, piuttosto!  Questo si potrebbe obbiettare, banalmente. Ma attribuire (erroneamente) un pensiero ad una determinata persona non è mai questione banale, soprattutto quando si finisce per travisarne radicalmente il messaggio, la sua storia e la sua stessa memoria. Molti se ne dimenticano, ma Peppino Impastato era un comunista (eh sì, brutta razza). E questo che c’entra, direte voi? C’entra, nei seguenti termini:

 

“ E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?”

In questo passaggio Peppino, anzi, chi parla per lui, pone un problema di fondo, ovvero quello del primato della bellezza sulla politica e sulla lotta di classe. Era questo il suo pensiero? Non credo. Per dei marxisti ortodossi come lo eravamo, lo strumento fondamentale che muove la storia è l’economia con le sue spietate leggi, la struttura, rispetto alla quale le altre cose, a cominciare dalla bellezza, dalla morale, dalle leggi, dalla religione, dalla cultura, sono sovrastrutture, cioè conseguenze, spesso inevitabili, della struttura di fondo. Il conseguimento di una dimensione compiuta dell’uomo è la inevitabile conseguenza di un momento di rottura degli equilibri del sistema, la lotta di classe, la mitica rivoluzione. Dopo, all’interno di una palingenesi dell’umanità, di una nuova fase senza disuguaglianze, all’interno di una società “in comune”, cioè comunista, si potranno leggere sullo sfondo dimensioni di bellezza e di serenità. Anticipare la fruizione della bellezza all’interno di un sistema brutale, come quello capitalistico, significa avallare strategie e strumenti che tendono a giustificarlo, a legittimarlo, a salvarlo. Non si tratta, quindi, di “fesserie”.

Salvo Vitale

 

Ecco allora che si comprende come non si tratti semplicemente di “diffondere” una citazione, sia pure con le migliori intenzioni, ma del dovere di tutelare la memoria e la storia di Peppino Impastato, in ogni suo aspetto. Chi si prende carico di questa responsabilità dovrebbe farlo per primo, senza paura di riconoscere Peppino per ciò che realmente è stato.

Antimafia sociale in Emilia-Romagna: una breve intervista

Qualche settimana fa, Davide e Marco mi hanno chiesto di rispondere a qualche domanda per Citizen Rimini. Oggetto della piacevole chiacchierata è stato il racconto della nostra modesta esperienza di antimafia sociale, dai primi campi sui terreni confiscati a Corleone all’attività portata avanti in Romagna con il Gruppo Antimafia Pio La Torre, dal 2008 ad oggi. Molto è stato fatto – soprattutto in anni in cui di mafie al Nord proprio non se ne parlava – ma tanto altro resta ancora da fare. Buona visione!

Anticorpi: presentazione mappature mafie in Emilia-Romagna

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Oggi (rectius, ieri) è iniziato Anticorpi, una tre giorni di incontri e appuntamenti per affrontare il tema delle mafie e della cultura della legalità, promossa dall’Osservatorio provinciale di Rimini sulla criminalità organizzata e avente luogo in tre comuni della riviera: Cattolica, Bellaria e la stessa Rimini.

Questa sera – venerdì 11 dicembre – a Cattolica si parlerà di mafie al Nord:  interverranno innanzitutto i giornalisti Sabrina Pignedoli e Matteo Marini, rispettivamente autori di “Aemilia” e “Nuova gestione”, assieme all’assessore regionale Massimo Mezzetti; inoltre, la serata sarà l’occasione per la prima presentazione ufficiale (dopo il lancio avvenuto nei mesi precedenti) della mappatura delle mafie in Emilia-Romagna, a cura dell’Osservatorio provinciale e del Gruppo Antimafia Pio La Torre. Sarò presente ed il mio contribuito sarà dedicato proprio alla presentazione dell’attività di ricerca, alla quale ho partecipato.

Prevenzione e contrasto alle mafie significa anche e soprattutto paziente e capillare analisi e studio del fenomeno da parte della società civile. Troppo spesso ci si abbandona a facili slogan sulle mafie (“tutto è mafia”, “sono tutti collusi”), rinunciando al fondamentale ruolo di presidio nell’avanzata della stessa criminalità organizzata. Nella speranza che questo modesto contributo di conoscenza possa essere almeno in parte utile, chi volesse consultare il dossier può trovarlo a questo link.

 

Due appuntamenti per il weekend: consiglio comunale sulle mafie a Santarcangelo e al bene confiscato di Forlì

Per chi fosse interessato e ne avesse la possibilità, segnalo due appuntamenti interessanti a cui prenderò parte tra oggi e domenica, entrambi in Romagna.

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Il primo è il consiglio comunale su legalità e antimafia, convocato a Santarcangelo di Romagna per stasera venerdì 2 ottobre, a seguito dell’inchiesta sulla lottizzazione pubblicata a giugno e della Commissione consiliare indetta per discutere della vicenda. Assieme a me in qualità di vice-presidente del Gruppo Antimafia Pio La Torre, interverranno Gaia Trunfio (coordinatrice Libera Rimini), Giulia Sarti (deputato M5S, commissione giustizia e antimafia), Paolo Giovagnoli (Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Rimini) e Daniele Paci (Pubblico Ministero presso la Procura di Palermo).

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Domenica 4 ottobre, invece, sono stato invitato ad intervenire in occasione della giornata di presentazione delle attività presso il bene confiscato (ed ora riutilizzato) di Forlì “Ex Limonetti”. In particolare, interverrò sul tema dei reati finanziari e delle mafie in Emilia-Romagna nell’ambito della pedalata itinerante per le vie cittadine, fino al podere confiscato. I posti sono limitati, per chi fosse interessato occorre prenotarsi al numero indicato nelle informazioni.

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Nella speranza di vedervi, tra oggi e domenica

Quei cantieri a Santarcangelo di Romagna – Inchiesta

L’inchiesta è stata originariamente pubblicata qui: Quei cantieri a Santarcangelo di Romagna

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* L’articolo che segue è frutto di una ricostruzione elaborata sulla scorta di varie fonti in nostro possesso e che successivamente, a febbraio scorso, abbiamo provveduto a depositare presso le autorità competenti a titolo di esposto. Prima di rendere pubblico quanto evidenziato, si è infatti ritenuto necessario, innanzitutto, portare all’attenzione delle Forze dell’Ordine fatti che avrebbero potuto, a buona ragione ,nascondere rilievi penali. L’attesa è stata dunque dettata dall’esigenza di non pregiudicare in primo luogo le indagini in corso, qualora fosse emersa un’ipotesi di responsabilità penale. Responsabilità che ad ogni modo prescinde dal “fatto storico” che qui cerchiamo di descrivere nella sua completezza e che mira principalmente a chiarire quanto accaduto circa la complessa vicenda di alcuni cantieri a Santarcangelo di Romagna

Che su quel cantiere le cose non andassero proprio bene, nel corso degli anni se ne erano accorte già diverse persone. Semplici cittadini, i futuri beneficiari dell’opera, i giornali locali, gli stessi addetti. Ritardi nei lavori (“eseguiti male”, ci è stato riferito), un continuo via vai di persone, promesse e termini non rispettati, “giri strani” (come sopra).

Stiamo parlando del cantiere relativo alla costruzione del nuovo parcheggio del palazzetto del basket di Santarcangelo di Romagna – ora Pala SGR – sito in via della Resistenza.

Una vicenda tormentata che parte da lontano, quando l’amministrazione clementina era ancora quella guidata dall’allora Sindaco Vannoni. E’ nel 2008, infatti, durante un consiglio comunale, che si discute il piano urbanistico attuativo di iniziativa privata nelle Via Di Vittorio – Via Scalone, presentato dalla ditta “F.lli Teodorani Bruno & Renato S.n.c.”. Già allora la lottizzazione prevedeva, oltre all’area residenziale di via Scalone, la realizzazione del parcheggio nell’area sportiva. Si vota e quel piano particolareggiato viene infine approvato[1]. L’anno successivo, il 30 novembre 2009, arriverà la convenzione tra il Comune di Santarcangelo e la ditta F.lli Teodorani, alla quale subentra immediatamente – quale lottizzante – la società Athena Immobiliare s.rl., con sede in Bologna, costituita nello stesso anno 2009.

Ma sull’Athena torneremo più avanti, perché a dover eseguire materialmente i lavori, nel frattempo, è la ditta riminese Ubaldi costruzioni s.r.l., con termine previsto dalla convenzione per il 30 novembre 2011, per quel che riguarda la sistemazione “a macadam” del parcheggio nell’area sportiva. Di progressi, però, non se ne vedono. Anzi, c’è chi – come le società sportive santarcangiolesi – con il passare del tempo si insospettisce. Il 2011, per inciso, è un anno di successi e promozioni per le prime squadre clementine di basket e calcio (doppia promozione) e solo per la messa a norma dei nuovi impianti sportivi è prevista una spesa complessiva di oltre 250.000 euro. Del parcheggio, tuttavia, nemmeno l’ombra.

lottizzazione_santarcangelo di romagna

(l’area della lottizzazione in Via Di Vittorio, come si trovava a dicembre 2014)

In effetti, passa qualche mese e l’Ubaldi viene dichiarata fallita dal Tribunale di Rimini, mandando a gambe all’aria la realizzazione del parcheggio e dell’area residenziale in via Scalone.

Constatato con amarezza l’inadempimento, il Comune di Santarcangelo richiede allora l’escussione parziale della fidejussionerilasciata da Vittoria Assicurazioni, per 380.000 euro (e a mettere in mora la stessa,[1]  a fronte di ulteriori ritardi nel pagamento). E’ a questo punto che si fa avanti la “Verni”, già socia della Ubaldi nella realizzazione dei lavori,  per prendersi carico delle opere da ultimare, anche a fronte di una modifica dell’assetto interno dell’azienda e di un “coinvolgimento di primari istituti di credito e assicurativi”.

C’è un’e-mail, di una settimana prima (cioè del 5 marzo 2012), in cui il commercialista Alberto Verni (con studio in via Calcavinazzi a Bologna, dove ha peraltro sede legale l’Athena Immobiliare stessa), spiega la situazione all’ex vice-sindaco della giunta Morri, Massimo Paganelli, rappresentandogli grosse opportunità per tutti (amministrazione, edilizia e cittadinanza) in merito alla soluzione del subentro nell’opera da realizzare, ma che tuttavia si sarebbe dovuto comprendere la situazione ed eventuali ritardi nell’ultimazione dei lavori[2]. Anche a causa di che si diceva poco sopra, cioè l’acquisizione delle quote da parte del socio di minoranza. Per inciso, l’ulteriore proroga (questa volta fino al 31 luglio 2012) veniva concessa con delibera di giunta del 14 marzo e la procedura di escussione della polizza, temporaneamente sospesa.

Sta di fatto che, nonostante l’impegno assunto dal lottizzante (ossia l’Athena), per diversi mesi non si procederà comunque. In quella fase la cronaca locale ha peraltro ampiamente documentato l’insofferenza da parte delle società sportive per gli ulteriori ritardi. Nemmeno a settembre l’ennesima proroga viene rispettata.

Si arriva dunque al 2013, l’anno del commissariamento del Comune, con il conseguente insediamento del Commissario straordinario (già Vice-prefetto vicario) Dott. Clemente di Nuzzo.

Prima di ciò, a febbraio, l’Athena Immobiliare aveva mutato pelle: come Presidente del Consiglio d’Amministrazionedella società bolognese veniva nominato Piergiorgio Verni, con atto dell’8 febbraio. Contemporaneamente, quale consigliere dell’impresa, vi era la nomina a favore del sig. Vincenzo Moio[3].

Piergiorgio Verni (padre del Verni commercialista), seppur domiciliato a Bologna, è di origine cattolichine. E in Riviera, durante la sua pluriennale attività edile, ha un rapporto di lunga data con Sergio Ubaldi (cioè lo stesso che aveva inizialmente in carico l’opera di Santarcangelo).

La coppia Verni-Ubaldi, però, a Cattolica non aveva lasciato il ricordo migliore di sé, stando a quanto emerge dalle cronache e dalle dichiarazioni degli amministratori locali. Il riferimento è alla monumentale opera (almeno così era stata presentata) del famigerato VGS – Centro Video-Gioco-Sport, a cura della creatura di Verni, l’Immobiliare Valconca s.r.l.: investimenti per 20 milioni di euro, un iter urbanistico iniziato nel 2003 e finito nel peggiore dei modi (cioè in un nulla di fatto).

Piergiorgio Verni e i lavori di Cattolica

(Dal Resto del Carlino di Rimini)

 

“Abbiamo ricevuto oltre 600 domande di lavoro – confermano gli imprenditori del complesso Piergiorgio Verni e Sergio Ubaldi – capiamo che il territorio ci sta lanciando messaggi molto chiari. Ma sicuramente quando apriremo (possibile autunno 2011 ndr) almeno 200 persone qui troveranno lavoro. Abbiamo grandi progetti. Quando il centro sarà aperto potranno trovare un impiego circa duecento persone. Realizzeremo un ristorante, una pizzeria, un lounge-bar, un punto vendita di pesce fritto, una gelateria ma anche spazi direzionali (banche e uffici) e naturalmente gestiti direttamente da noi ben 6 sale cinematografiche da oltre 1.300 posti, un centro fitness, un centro wellness ed il bowling. Punteremo non solo sul cinema ma anche sul turismo congressuale, abbiamo contatti importanti e vogliamo che questo centro lavori tutto l’anno».

La vicenda sbarcò perfino in Parlamento, a causa del rinvenimento di manufatti archeologici nella stessa zona. A chi, invece, sui giornali locali gli chiedeva conto del rischio “polveri sottili” sul VGS, Verni rispondeva: Se ragioniamo così, allora diciamo che la città deve chiudere. Non facciamo più nulla. Ma se io devo continuare l’economia, devo progredire, creare posti di lavoro, non posso fermarmi. Questa è una struttura che serve ad una città che cresce, è un uso corretto del territorio e non speculativo. E poi, perché prendersela con il VGS e non con le lottizzazioni dove si creano gli appartamenti? Quelle sono da fermare!”

Considerazioni di merito a parte, la partita del VGS si è chiusa nel 2013, quando l’Immobiliare Valconca srl viene dichiaratafallita dal Tribunale di Bologna, a causa di debiti per 34 milioni di euro. In Consiglio Comunale a Cattolica, invece, il dibattito è ancora aperto per gli strascichi, soprattutto economici, del fallimento dell’impresa di Verni e di ciò che è rimasto del (mai realizzato) mega-centro.

Tralasciando la figura di Verni (il quale non pare nemmeno interessarsi troppo alla vicenda santarcangiolese, delegando ad altri la “pratica”), concentriamoci nuovamente sull’Athena Immobiliare.

C’è un nome, soprattutto, che interessa. E’ quello del già citato  Moio Vincenzo, classe ’59, nato a Taurianova (RC) e residente a Camporosso (Imperia). Le informazioni, come detto, si ricavano scorrendo le cariche societarie dell’Athena. AMoio e a Ferruccio Fabbri, gli altri due membri del CDA, viene delegato – disgiuntamente tra loro – l’intera gestione del cantiere e i rapporti con le imprese di costruzione e di realizzazione delle opere di urbanizzazione, la gestione di tutti i rapporti con i tecnici, la gestione dei rapporti con il Comune di Santarcangelo di Romagna, la gestione dei rogiti[4].

Il consigliere Moio non è un anonimo imprenditore. Stiamo infatti parlando dello stesso Moio Vincenzo il quale, stando agli atti giudiziari e agli approfondimenti curati dalla Casa della Legalità, risulta essere strettamente collegato agli interessi e agli equilibri della ‘ndrangheta in Liguria e, ovviamente, in diretto contatto con i principali rappresentanti della stessa in quella regione. E non solo per quanto riguarda gli aspetti prettamente criminali delle cosche, ma soprattutto per quel che concerne la più perniciosa attività di condizionamento degli organi politici (che si realizzi o meno, poco importa). In altre parole,voto di scambio.

Già vice-sindaco (in quota Alleanza Nazionale) di Ventimiglia, il Comune della provincia di Imperia sciolto nel 2012 percondizionamento mafioso (assieme al pari di quello, vicino, di Bordighera), Moio in seguito viene escluso dalla giuntaScullino per divergenze con lo stesso primo cittadino.

Nell’Informativa del ROS di Genova che in seguito sfocerà nell’indagine “Maglio 3”, si legge come il padre di Moio Vincenzo,Giuseppe, sia stato condannato all’ergastolo poiché coinvolto in una sanguinosa “faida” di ‘ndrangheta tra i “POLIMENI” di Ortì, soprannominati “i guappi” e i “ NICOLO’ ” di Cerasi.

Il suo nome si ritrova per la prima volta nelle intercettazioni della nota maxi-indagine Il CRIMINE/INFINITO delle DDA di Reggio Calabria e Milano, all’interno della quale vi è una parte dedicata interamente alla situazione ligure e agli attori principali delle dinamiche ‘ndranghetiste in quella Riviera, in costante dialogo con la casa madre in Calabria: il “verduriere”Domenico “Mimmo” Gangemi (reggente del locale di Genova e autorizzato a dirimere le controversie in tutta la Liguria e nel Basso Piemonte, come riconosciuto dal Capo Crimine Domenico Oppedisano), condannato a 19 anni di carcere nel 2013,Domenico Belcastro dei Commisso di Siderno, il capo-locale di Ventimiglia Giuseppe Marcianò (condannato a 16 anni nel processo “La Svolta” per associazione a delinquere di stampo mafioso).

Nell’ordinanza di custodia cautelare di “Il Crimine” si legge: “BELCASTRO racconta al “Mastro” che, insieme a D’AGOSTINO Raffaele – col quale si sarebbe incontrato il giorno prima a Genova – starebbe dando appoggio ala figlia ventitreenne di tale MOIO: “…stiamo appoggiando ad uno, voi sapete chi è questo che lui veniva sempre a Siderno e vi conosce…quel MOIO ve lo ricordate voi?” Precisando perfino di che genere di sostegno si tratti: Che è un amico che si impegna…e adesso sta candidando la figlia e l’appoggiamo noi….

Il riferimento è alle elezioni regionali del 2010 in Liguria, nelle quali a candidarsi non è lo stesso Moio, ma la figlia ventitreenne di quest’ultimo, Fortunella (o Fortunata), per il quale il padre spende tempo ed energie in campagna elettorale. La “giovane” Moio era candidata nella coalizione di  Burlando  all’interno della lista dei Pensionati (promotore Giacomo Bertone, già legato alla famiglia ‘ndranghetista dei Mamone). Che si trattasse proprio della figlia di Moio lo si desume facilmente da alcune intercettazioni sempre riportate nell’OCC de “Il Crimine”, come questa conversazione avvenuta tra ilreggente del locale genovese Mimmo Gangemi e Vincenzo Marcianò (ad ottobre condannato anch’egli a 13 anni nell’ambito del processo “La Svolta”):

GANGEMI DOMENICO: eh…inc… femmina …inc…;
MARCIANO’ VINCENZO : di Enzo, di Enzo (inteso MOIO VINCENZO, NDT)
CONDIDORIO ARCANGELO: la figlia eh? (inteso : la figlia di MOIO Vincenzo che si
chiama MOIO FORTUNATA o FORTUNELLA, NDT)
MARCIANO’ VINCENZO : di Enzo… Enzo il …inc…
CONDIDORIO ARCANGELO: ah!
GANGEMI DOMENICO : …inc…
MARCIANO’ VINCENZO : la nipote di … la nipote di Peppe (inteso MOIO Giuseppe, ndt)
GANGEMI DOMENICO : il nonno (inteso MOIO Giuseppe, ndt) era
MARCIANO’ VINCENZO : il nonno (inteso MOIO Giuseppe, ndt) era
GANGEMI DOMENICO : sarebbe la figlia di Enzo …

Appurato che la candidatura riguardi proprio la figlia di Moio, si scopre però che, circa la spinta che la ragazza dovrebbe ricevere alle elezioni, è sorto un problema, in quanto il medesimo aiuto sul collegio genovese era già stato nel frattempo promesso a tale Praticò Aldo Luciano. Questa circostanza emerge in tutta la sua evidenza nel corso di una seconda telefonata intercettata tra l’anziano Giuseppe Marcianò (capo-locale di Ventimiglia), Domenico Gangemi (il reggente del locale genovese) e lo stesso Vincenzo Moio, che per quanto lunga si riporta interamente.

GD: GANGEMI Domenico
MG: MARCIANO’ Giuseppe
MV: MOIO Vincenzo
GD: pronto?
MG: si chi parla? Mimmo
GD: si Mimmo
MG: eh sono Peppino, dove sei a quest’ora? A letto sei ancora?
GD: no sono alzato. Peppino quale?
MG: un certo Peppino verso la frontiera
GD: a si ciao Peppino come stai?
MG: ciao ciao… dimmi un po’ ti ho svegliato per parlarti
GD: no no sono in negozio io
MG: a sei in negozio
GD: (inc)
MG: dimmi un po’ per parlarti per quella ragazza, perché qua è venuto in suocero di quello come si chiama… PRATICO’ è mi ha detto che non passa sicuro, ascolta quello… che fa la bella figura ma passare che non può passare
GD: PRATICO’ non può passare?
MG: no non può passare che ci vogliono quattromila… quattromila e cinquemila… quasi seimila voti
GD: e voti ce ne prendiamo
MG: ascolta questa ragazza con mille voti, visto che è un partito piccolo può passare, capisci con mille voti
GD: ma no questo qua, PRATICO’ guarda
MG: si
GD: è stato il primo non eletto la volta scorsa
MG: si si e così fa adesso, toglici cinquecento voti non l’ammazzate, hai capito te? Cosa voglio dirti?
GD: no non è che l’ammazziamo
MG: parla con Angelo, parla con Angelo
GD: io ho già parlato con Angelo, noi abbiamo preso un impegno ben preciso con questo ragazzo
MG: e si lo so me l’hai detto, ma ora che è venuto questo che è amico di questo coso e mi ha detto che è difficile che passa se non deve passare, prendere cinquecento più cinquecento meno e una cosa grave capisci, mentre questa ragazza
GD: no no ho setacciato Lavagna, questa volta li prende i voti questo ragazzo, sia.
MG: si si
GD: ho toccato anche qualche circolo d’associazione d’anziani
MG: si ho capito, comunque vedete cosa potete fare per questa ragazza. C’è suo padre qua… te lo passo
GD: e ma… pronto?

(MARCIANO’ Giuseppe passa il telefono a MOIO Vincenzo che prosegue la telefonata con GANGEMI Domenico)
MV: Buon giorno compare Mimmo
GD: Buon giorno comparello
MV: come stai? Tutto bene
GD: si, comunque un po’ di voti a vostra figlia si stanno raccogliendo pure non è… sono pure amici miei questi i FIUMANO’ cose…
MV: si sapete cosa volevo dirvi compare Mimmo, siccome è un risultato sicuro questo qua, il nostro, perché con ogni probabilità con poco, noi diciamo mille ma possono bastare anche…
GD: ma intanto perché non siete venuti prima (inc)
MV: ascoltate compare ascoltate… vi spiego subito compare io vi dico come stanno le cose, lo sapete che sono una persona corretta allora io…
GD: lo so come non lo so che siete… a me mi dispiace che voi non veniste prima da noi e quindi compare se eravate venuto voi non prendevamo impegni con nessuno
MV: ma non potevo sapere, compare Mimmo ascoltate
GD: era una cosa nostra compare…
MV: vi spiego subito, io a fine dicembre abbiamo avuto la certezza di questa candidatura, ho parlato con compare Michele qui su Ventimiglia, so che vi siete visti pure… e mi disse che sarebbe venuto lui, perché io volevo venire insieme con lui per trovarvi. Mi ha detto lui Compare Enzo
GD: e perché non siete venuti compare? Mannaia la miseria io non so
MV: aspettate… ma era… aspettate… mi disse Michele che sarebbe venuto lui… ve lo farò dire da lui, perché io fino a ieri sera
GD: Michele non è venuto compare
MV: ascoltate me l’ha detto ieri sera, mi disse che vi siete visti domenica pure… Michele me l’ha detto ieri sera, e mi ha detto che per il ventotto (28) vi vedrete nuovamente, mi seguite?
GD: si si si
MV: allora automaticamente io quando poi passai lì di passaggio, a livello personale mi vidi con Mimmo… mh? Così … e con Filippo, che io parlai con Filippo con il giovanotto
GD: si, si
MV: automaticamente gli dissi che volevo venire a trovarvi. Mi disse compare ENZO…
GD: e perché non siete venuti?
MV: aspettate, aspettate, vi spiego, mi disse: se avete parlato con noi è la stessa cosa, lo portiamo avanti noi. Comunque io vengo gli dissi io… la prossima volta di passaggio a Genova volevo che passavamo a trovarvi. Mi sono visto con compare Onofrio per altre cose che poi vi spiegherà pure compare Onofrio, quindi non c’è problema, al punto di vista personale, e quindi io in settimana, siccome io ho avuto un mare di fastidi e sono stato anche poco bene, e sono stato anche male male, in settimana io da martedì in poi sono lì a Genova, e io vengo a trovarvi se vi fa piacere
GD: e no, che ci mancherebbe oh compare, la vostra visita mi da un grande piacere, ci mancherebbe pure. Noi anche abbiamo parlato con Mimmo, mi disse vediamo un po’ per questa ragazza. Io gli dissi: e si ma mi dispiace che noi già abbiamo preso un impegno con questo ragazzo, capite voi?
MV: lo so lo so con chi avete preso l’impegno
GD: questo è stato il guaio compà
MV: e si compà volevo dirvi solo questa cosa
GD: con questo ragazzo si è preso l’impegno tramite interferenza di qualche amico pure “come noi”
MV: si… la cosa che vi volevo dire compare Mimmo che poi vi spiegherò, il risultato di Fortunella che serve a mia figlia è una cosa facilissima, perché con mille voti pure meno diventa consigliere regionale, mi seguite un attimo, mentre Aldo se non prende almeno da cinquemila ai seimila voto
GD: no quattromilacinque ne deve prendere
MV: no non gli bastano, sapete perché no gli bastano? Perché c’è Gadolla, c’è Plinio dalla parte di AN che sono davanti a lui come numeri, oltre a questo c’è Abbundo, c’è Rosio, c’è Macchiarello, questi qua passano tutti. Avete capito?
GD: noi compare per questo Aldo che è venuto anche un amico di Reggio un’occhiata gliel’abbiamo data (fonetico: una scaata la ressemo da intendersi verosimilmente: abbiamo controllato, dato un’occhiata, ndt) … Mimmo … noi parlammo con Mimmo…
MV: mh!
GD: dissi io così così… va buono ci dissi un poco pure alla ragazza ci dissi io, ci mancherebbe… ci dissi mi dispiace che non venne prima… allora le cose…
MV: ma non lo sapevo… non lo sapevo… lo sapemmo alla fine di dicembre, se no non poteva Mì… con tutto il cuore, mi capiste?
GD: si sis si
MV: eh, eh, io vi dico…
GD: … vediamo… qualche cosina faremo pure per vostra figlia compare…
MV: va bene, io poi, ma comunque in settimana vengo a trovarvi… d’accordo?
GD: va bene ciao
MV: ok? vi saluto… tante cose…
GD: ciao
MV: vi saluta Peppino, tante cose… arrivederci

Analogamente, della simultanea presenza di due persone da votare alle regionali e di “pacchetti di voti” si parla in un’intercettazione ambientale del 12 marzo 2010 sull’utenza di Saso Alessio (ovvero il candidato che avrebbe ricevuto aiuto sul collegio elettorale di Imperia). (riassunto) SASO Alessio riferiva a PRATICO’ che lui stava cercando di aiutarlo su Genova, contrastando il fatto che il vice-sindaco di Ventimiglia, MOIO Vincenzo, avesse candidato la figlia Fortunella alle elezioni regionali nella lista dei Pensionati – Alleanza Democratica. SASO continuava affermando che MOIO aveva “purtroppo” agganci forti nel mondo calabrese ed “un cognome di quelli che pesano in quel mondo” cercando quindi di spostare quell’elettorato Genovese a favore della figlia, definita dal punto di vista politico “insignificante”. Il consigliere imperiese invitava comunque PRATICO’ a non sottovalutare la candidatura della ragazza perché i suoi voti li avrebbe presi “per eredità” e non per suo merito. Dopo questa conversazione PRATICO’ A.L. Si reca da GANGEMI Domenico dopo essere stato contattato da quest’ultimo.

Il timore, seppur fondato, viene vanificato dal risultato delle elezioni, che – per stessa confessione dell’ex vice-sindaco di Ventimiglia – si rileveranno “un disastro”: la figlia di Moio non verrà eletta. Nonostante infatti la spasmodica campagna elettorale promossa dal padre attraverso gli uomini di ‘ndrangheta “dissidenti” del locale genovese e numerose cene pre-elettorali (ed anche un comandante dei Carabinieri di Vercelli), la figlia ottiene solamente 256 voti, insufficienti a farla eleggere nel suo collegio.

La circostanza non pregiudica tuttavia i rapporti né i possibili piani futuri tra l’ex vice-sindaco di Ventimiglia e gli ‘ndranghetisti liguri. Qualche settimana dopo le elezioni, nel negozio ortofrutticolo genovese di Domenico “Mimmo” Gangemi viene documentato un incontro tra questo e Rocco Lumbaca, il quale si reca dal primo al fine di ricucire i rapporti a seguito delle incomprensioni sorte in occasione della tornata elettorale. Riconosciuta al reggente del locale di Genova (cioè a Gangemi) l’autorità e la correttezza della decisione presa, i due passano a parlare di Domenico Belcastro e, quindi, diVincenzo Moio. (riassunto) “LUMBACA Rocco sostiene di aver parlato personalmente con MOIO Vincenzo e questi avrebbe realmente espresso apprezzamento per la lealtà e per il volere della parola data di GANGEMI Domenico. GANGEMI Domenico rimarca che se MOIO Vincenzo gli chiedesse un sostegno per le elezioni comunali di Genova, qualora non avesse altri impegni, lo sosterrebbe. MOIO Vincenzo avrebbe espresso l’intenzione di creare un partito politico (lista civica/circolo) come schieramento da presentare alle elezioni amministrative del Comune di Genova suggellando la pericolosità del sodalizio criminoso che può arrivare a creare una lista di candidati per accedere a Palazzo Tursi.”

Al di là della mancata affermazione della figlia in ambito politico, sullo sfondo rimane la pacifica evidenza del vasto panorama relazionale vantato da Moio, il quale nel tempo ha mantenuto stabili e costanti rapporti con numerosi affiliati della‘ndrangheta come D’Agostino Raffaele, Domenico Gangemi, Domenico Belcastro, Onofrio Garcea, Giuseppe Marcianò, Raffaele Battista e Antonino Fiumanò. Andando oltre, sempre il ROS nell’Informativa redatta e poi confluita nell’indagine“Maglio 3”, dipinge Moio come soggetto non solo vicino alle cosche, ma addirittura organico allo stesso sodalizio criminale, almeno dall’anno 2001 (anno in cui partecipò ad un summit di ‘ndrangheta presso il ristorante “Gli amici del Conte”, in Diano San Pietro, al quale parteciparono, oltre allo stesso Moio, 36 persone, di cui 27 identificati e riconosciuti qualiaffiliati di ‘ndrangheta, tra cui Caridi, Pronestì, Rampino, Barilarlo, Papalia, Ciricosta, i fratelli Trimboli, etc. Tutti cognomipesantissimi e noti nel panorama criminale).

Oltre a Maglio e a Il Crimine, il nome di Moio compare inoltre nell’Informativa dei Carabinieri di Imperia relativa alla proposta di scioglimento (poi avvenuto) del Comune di Ventimiglia per mafia e, più recentemente, nella sentenza di primo grado emessa dal Tribunale d’Imperia per l’epocale processo “La Svolta”, pronunciata ad ottobre scorso. Scrivono i giudici liguri, nelle motivazioni depositate a inizio 2015: “In seguito, dopo i 330 arresti dell’operazione Crimine nel luglio 2010 e la pubblicazione di notizie sui rapporti tra Moio e Gangemi, Marcianò Giuseppe esprimeva agli affiliati la forte preoccupazione che il gruppo di Ventimiglia fosse coinvolto nell’indagine, evidentemente partita dall’intercettazione in atto presso la lavanderia di Siderno di Commisso ove Moio si era recato a perorare la candidatura della figlia; anche Moio intendevaaccordarsi con Marcianò sull’interpretazione da dare – in caso di richiesta degli inquirenti – alla telefonata relativa all’interessamento per la figlia Fortunella”.

 

 

Sentenza_La Svolta_Liguria

(La lettura del dispositivo della sentenza La Svolta con le condanne per Gangemi e Marcianò)

Nell’Informativa del ROS su “La Svolta”, peraltro, si parla non già della candidatura della figlia, ma della precedente elezione dello stesso Moio nel comune di Ventimiglia, nella tornata elettorale del 2007. Informativa in cui ritroviamo per l’ennesima volta. Scrivono i militari[5]:

Il sostegno elettorale per MOIO Vincenzo Dal contenuto di una conversazione intercettata il 14/10/2010, è emerso con chiarezza che MOIO Vincenzo era stato sostenuto da MARCIANO’ Giuseppe e da MACRI’ Paolo per la sua elezione nelle comunali di Ventimiglia del 2007. I due interlocutori hanno peraltro espresso rammarico per l’uscita di MOIO dall’amministrazione comunale, ritenendolo un soggetto maggiormente avvicinabile “ma è più alla portata…”.

 

Conversazione nr.3717 del 14/10/2010 – RIT 1442/10 Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E MACRI’ PAOLO
MARCIANO’ G.: l’altro giorno ci siamo visti col Sindaco, ho portato Prestileo fino… a una cosa, mi ha detto ” Non si può più Peppino, che se mi vedono che parlo con voi o all’altro con l’altro” questi nostri paesani sono diventati pazzi! non guardano quello che fanno, non guardano quello che non fanno, è la rovina capite!? E’ la rovina!

MACRI’: però, però Peppino pure lui ci ha …inc…
MARCIANO’ G.: mille volte, mille volte!

MACRI’: noi l’abbiamo portato
MARCIANO’ G.: ma si figuri! Mille volte!
MACRI’: …inc… lui non si ricorda, io..
MARCIANO’ G.: ma non mi vuoi capire Paolo…
MACRI’: si ho capito, ho capito
MARCIANO’ G.: lui e quelli non dovevano restare con MOIO, non doveva… dovevano chiamarsi, parlare tutti e due e mettersi d’accordo…
MACRI’: si
MARCIANO’ G.: quella è stata la rovina
MACRI’: la rovina…
MARCIANO’ G.: la rovina di tutta…
MACRI’: la rovina, la rovina, lui non doveva… MOIO non ci doveva… non doveva andare via…
MARCIANO’ G.: assolutamente!
MACRI’: perchè lui ha fatto il Sindaco pure per i settecento voti di MOIO eh!

MARCIANO’ G.: eh certo eh! altrimenti come faceva

MACRI’: e poi io ho fatto la campagna elettorale per loro, per loro…

MARCIANO’ G.: MOIO è più intelligente…

MACRI’: mille volte

MARCIANO’ G.: mille volte

MACRI’: …ma è più alla portata…

MARCIANO’ G.: ma si figuri! è una.. […]

MARCIANO’ G.: è quello che ci ha fatto male a lui, che vedeva che escono e tutti a MOIO volevano capisci il problema?

MACRI’: si si

MARCIANO’ G.: fino a che l’hanno messo a quelle condizioni…

MACRI’: e ma lui non doveva andare via lo stesso

MARCIANO’ G.: assolutamente!

MACRI’: perchè lui non ci doveva dare mano libera

MARCIANO’ G.: soddisfazione, certo!

MACRI’: perchè ora che gli ha dato mano libera fa quello che vuole!

MARCIANO’ G.: si si

MACRI’: invece tu co co con un pò li… eh, qualcosa…

MARCIANO’ G.: eh, sei lì

MACRI’: che poi se diamo… qualcosa diamo a voi, qualcosa ottenevamo con voi, ma se voi non c’è niente…

MARCIANO’ G.: eh allora! [….]

MACRI’ si lamenta del suo “compare Enzo” ( ndr MOIO Vincenzo) perché aveva fatto delle promesse che non è stato in grado di mantenere e che adesso non può più andare dalle persone a chiedere il voto per lui, perchè la gente ha visto che in quell’occasione hanno commesso una mancanza nei loro riguardi.

MACRI’ aggiunge che lui il voto a Enzo glielo darà comunque “dove sia sia”, però sarà dura “mettere in testa alla massa” che non è stata colpa sua.

A prescindere dagli sviluppi di ciascuna indagine e dal riconoscimento di un’eventuale responsabilità penale del Moio in sede giudiziaria, esiste quindi un fatto storico caratterizzato da rapporti tra costui e uomini (boss) di ‘ndrangheta, censiti e riscontrati in numerosi incontri, intercettazioni, veri e propri summit di ‘ndrangheta in terra ligure.

Fatta luce sulle relazioni intrattenute da Moio in Liguria, torniamo ora sull’altra Riviera, quella romagnola. Come già evidenziato, quale membro del consiglio d’amministrazione dell’Athena Immobiliare, il ruolo di Moio non è affatto passivo (a differenza, invece, di quello del Presidente Verni), bensì di primo piano: egli cura i rapporti con il Comune e con i tecnici, compie sopralluoghi, partecipa ai tavoli istituzionali (nel verbale di cui si dirà viene proprio indicato come “socio lottizzante che segue i lavori”).

Appare di tutta evidenza che non è questo il caso di un soggetto o di una società con un ruolo marginale o una minima partecipazione in termini di quote, ma l’esatto contrario. Inoltre, posando lo sguardo sull’elenco dei soci dell’Athena Immobiliare, così come risulta fino al 17 febbraio 2014, si nota qualche altro particolare interessante: una quota equivalente al 30% è riconducibile alla Effeerre s.r.l., società di Roma, il 20% appartiene alla Chieve Immobiliare s.r.l. (sempre di Bologna), il 20% allo stesso Piergiorgio Verni, mentre il restante 30% appartiene alla società Di Bartolo costruzioni s.r.l., con sede proprio nel Comune di Ventimiglia. Infatti  – secondo la relazione presentata a suo tempo dalla Onlus Casa della legalità al Prefetto di Imperia –  la Di Bartolo sarebbe riconducibile, di fatto, allo stesso Moio (titolare della ditta era già la moglie di Moio, Paola Di Bartolo. Sempre Moio e la figlia Fortunella hanno inoltre svolto mansioni all’interno della stessa Di Bartolo Costruzioni), il quale, dunque, avrebbe in passato ricoperto contemporaneamente il ruolo di controllato e controllore (in quanto amministratore pubblico). Con una banale ricerca su Internet è possibile trovare numerosi accenni, per esempio, alla vicenda degli abusi edilizi realizzati nell’ambito del complesso immobiliare “Vista Mare”, sito nel comune di Ventimiglia (dove Moio ricopriva la carica di vice-sindaco), costruzione affidata alla Di Bartolo.

Di_Bartolo_Costruzioni_santarcangelo

(Screenshot dell’insegna della Di Bartolo Costruzioni, dove sia la figlia di Moio che Moio stesso hanno lavorato)

In quanto persona fisica, in qualità di membro del consiglio d’amministrazione e per tramite della Di Bartolo costruzioni, come socio per quote del 30%, è quindi evidente che Moio ricopre un ruolo preminente nell’Athena e, di conseguenza, coltiva un vivo e concreto interesse sui lavori di Santarcangelo in via della Resistenza e in via Scalone.

Il commissariamento del Comune di Santarcangelo è avvenuto a giugno 2013, in epoca successiva quindi alla nomina di Moio nel CdA di Athena. Sia il dott. Di Nuzzo che l’intero staff del Commissario non possono dunque non essersi accorti di questa ingombrante presenza, in virtù soprattutto del travagliato percorso dei lavori tra lo Stadio e la futura area residenziale. Non può essere sfuggito a chi, come loro, possiede una lunga esperienza in questo settore e ha già avuto modo di confrontarsi su altri tentativi di infiltrazione criminale avvenuti proprio a Santarcangelo di Romagna. Se, dunque, è già stata vagliata e presa in considerazione la possibilità di recidere i rapporti con l’Athena, significa che non vi fossero – per esempio – i presupposti per l’applicazione di un’interdittiva antimafia.

Ciò non deve, tuttavia, trarre in inganno. Anche laddove mancassero i requisiti formali per l’emanazione di tale provvedimento, non significa automaticamente che quei rapporti opachi e quelle pesanti relazioni personali che riguardano Vincenzo Moio e i cantieri su Santarcangelo debbano essere rimossi. Al contrario, a giudizio di chi scrive è doveroso indicare quei fatti e capire con chi ci si relaziona, anziché nascondersi dietro la sterile giustificazione del casellario giudiziale intonso. Quei fatti, come sopra ampiamente documentati, seppure non confluiti in sentenze di condanna in sede penale, non possono essere accantonati con leggerezza o fingere che vicende avvenute in un’altra regione, lontano da Santarcangelo, non interessano qui ed ora.

Paolo Borsellino, d’altronde, spiegava il concetto in termini esemplari e ancora validissimi.

“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati (Paolo Borsellino)”.

Stando alla documentazione, Moio si trovava proprio a Santarcangelo anche il 4 giugno 2014 (quindi pochi giorni dopo le elezioni comunali, ma la giunta guidata dal nuovo sindaco Alice Parma si insedierà solamente il giorno 16 dello stesso mese), in occasione della consegna provvisoria del nuovo parcheggio nell’area sportiva di via della Resistenza. Da allora i lavori sono proseguiti, soprattutto nell’originaria area residenziale in via Di Vittorio (dove peraltro, nel mentre, è intervenuta anche l’impresa Mattei di Verucchio), per la realizzazione delle opere previste dalla convenzione tra l’Athena e il Comune. Un’area, è bene sottolineare, piuttosto sensibile, in quanto proprio accanto a quel cantiere si è di recente aperto anche il cantiere relativo alla costruzione di 10 nuovi alloggi E.R.P.

Lottizzazione_di_vittorio_santarcangelo

In virtù della delicatezza della vicenda, i cui lavori si protraggono da ormai troppo tempo (e sono da considerarsi ormai conclusi), è tuttavia necessario fare piena chiarezza su ogni aspetto. L’indagine Aemilia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, che nei mesi scorsi ha portato all’arresto di oltre 100 persone accusate a vario titolo (anche di associazione a delinquere di stampo mafioso) tra Piacenza, Reggio Emilia e Modena, ha dimostrato come la sottovalutazione, l’eccessiva prudenza e la fallace credenza che determinati fenomeni siano lontani da questa realtà geografica, conducano al contrario alla silenziosa penetrazione delle organizzazioni criminali (specie nel settore edile) su un territorio erroneamente, per decenni, considerato “felice” e incontaminato.

Quale che sia la verità – e ribadiamo nuovamente, a prescindere dalla responsabilità penale (la cui dimostrazione non compete a noi, ma a magistratura e Forze dell’Ordine) – auspichiamo che la ricostruzione effettuata possa portare a fare totale chiarezza sull’intera vicenda, al fine di conoscere la reale natura dei rapporti passati, presenti e futuri con i soggetti citati. Ci troviamo nel campo delle opportunità: è opportuno avviare ed intrattenere dei rapporti economici con soggetti che quantomeno in passato hanno avuti inequivocabili relazioni con uomini di ‘ndrangheta? Consapevoli che i provvedimenti siano stati assunti dalle precedenti amministrazioni, per tale ragione confidiamo nella disponibilità dell’attuale Giunta comunale di Santarcangelo di Romagna a far luce su quanto indicato.

 

Patrick Wild

Davide Vittori

Filippo Urbinati

Francesco Gualdi

Andrea Maioli

 


[1]
                  Si veda resoconto stenografico della seduta del consiglio comunale di Santarcangelo di Romagna del 29 novembre 2008

[2]

                  Trattasi di alcune e-mail tra l’allora vice-sindaco Paganelli e il commercialista Alberto Verni, contenute nel faldone della pratica;

[3]
                  Visura camerale della società Athena;

[4]
                  Sempre dalla visura camerale dell’Athena

[5]
                  Informativa del ROS di Genova, procedimento “La Svolta”;