I sentieri della memoria: la strage di Fragheto

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L’Amaro partigiano con cui abbiamo ricordato le

Con questo primo articolo (nella speranza di trovare la continuità e gli stimoli per proseguire) vorrei inaugurare una serie di approfondimenti dedicati alle escursioni. Saranno principalmente itinerari tra Romagna e Marche, lungo l’Appennino, ma non senza alcune eccezioni (come i sentieri lungo il Parco del Monte San Bartolo, a ridosso del mare Adriatico). La maggior parte di questi, tuttavia, ha come minimo comune denominatore avvenimenti storici che meritano di essere ricordati e narrati.

Il primo percorso, che ho svolto nel giugno scorso assieme al mio buon amico Filippo, si trova in Alta Valmarecchia, o più precisamente nella Valle del Senatello, nel Comune di Casteldelci. All’interno del Comune vi è il minuscolo borgo di Fragheto, luogo di una delle stragi nazi-fasciste più efferate tra quelle compiute durante la seconda guerra mondiale.

La feroce rappresaglia da parte dei tedeschi (aiutati da delatori fascisti) portò, il 7 aprile del 1944, ad uccidere oltre 30 persone, tra cui donne, anziani e bambini. Abbiamo quindi pensato di mantenere viva la memoria rispetto a questo triste avvenimento, raggiungendo Fragheto attraverso sentieri ormai dimenticati dal tempo.

(Cliccando sul video, è possibile seguire l’animazione creata dall’applicazione Relive sul percorso svolto. Sul mio profilo dell’app potrete trovare tutte le escursioni svolte fino ad ora).

L’escursione inizia proprio dal centro dell’abitato di Casteldelci, dove possiamo lasciare l’auto e fermarci a leggere i pannelli illustrativi sulla strage, posizionati al lato della piazzetta con parcheggio adiacente alle poste. Il sentiero si trova poco lontano, dirigendoci di nuovo verso la strada e seguendo lo stradello che prosegue accanto alla casa sull’angolo.

Qui occorre subito fare attenzione perché non è presente segnaletica e dal sentiero se ne snodano altri che tuttavia non portano da nessuna parte. Il bivio da prendere è il secondo, che comincia lentamente a salire, fino ad una bella panoramica sull’intera valle. Proseguendo si giunge ad un altro bivio. In questo caso la scelta è indifferente: qualora si prendesse il sentiero sulla destra dopo alcune centinaia di metri si giungerebbe all’abbandonato Poggio Calanco. A quel punto si cambia direzione, riprendendo il sentiero che dopo poco si ricongiunge al bivio precedente. Seppure senza segnaletica, la traccia da seguire risulta piuttosto evidente, anche dovendo fare alcune piccole deviazioni nella radura a causa della folta vegetazione. Superato il piccolo guado e il ponticello, il sentiero riprende a salire senza particolare difficoltà, finché non si incrocia nuovamente la strada sterrata, a metà strada tra Calanco di Sopra (che inspiegabilmente si trova più in basso) e Calanco di Sotto (viceversa). Superate le poche abitazioni presenti, si raggiunge Fragheto dopo pochi km. E’ possibile farlo, con un percorso decisamente più affascinante, abbandonando la sterrata sulla destra e costeggiandola, su un sentiero boscoso. La scelta risulta azzeccata anche perché consente una bella vista sul borgo di Fragheto.

A Fragheto spiccano la Chiesa ed un edificio adiacente, spesso utilizzato da gruppi scout in uscita in queste zone. Ne approfittiamo per fare una breve pausa pranzo, date anche le temperature elevate. Osserviamo le persone (nemmeno poche, a dire la verità) giunte questa domenica per recarsi a messa, salutarsi e lentamente disperdersi e raggiungere le proprie auto. Ci perdiamo in alcune riflessioni sul valore della memoria, la necessità di preservare questi luoghi e il rischio sempre più grande dei revisionismi storici.

Dopo un doveroso assaggio di Amaro Partigiano, riprendiamo il cammino, seguendo per diversi km, tutti in salita, la strada asfaltata che in un paio di tornanti porta a Poggio la Croce. E’ sufficiente poca attenzione per notare che in questo punto si incrociano alcuni sentieri bianco-rossi CAI e perfino degli itinerari piuttosto noti, come il Sentiero di San Francesco (che da Rimini conduce alla Verna) e il Cammino di San Vicinio. Infatti dalla vallata che ora possiamo ammirare si raggiunge sia le Balze che il Monte Fumaiolo. Noi proseguiamo sempre sulla strada sterrata per alcuni km, finché non giungiamo ad un bivio dominato dalla cappella della Madonna del Piano. La strada continua per circa 300-400 metri in un caratteristico tratto di faggeta, fino ad aprirsi nuovamente verso l’intera valle. A questo punto il percorso devia nel campo sottostante, costeggiando i vari pascoli che si incontrano da lì a breve. Il sentiero da seguire si individua piuttosto agevolmente perché giunti in prossimità del colle del Monte Fagiola Nuovo (che deve il nome al Conte Uguccione della Faggiola) si riescono a intravedere sugli alberi, anche se oramai sbiaditi, dei vecchi segnali CAI. Elemento interessante di questa parte dell’itinerario, che si svolge tutto all’ombra della faggeta, non è solamente la bella veduta panoramica sulla valle sottostante, ma anche qualche resto di ciò che furono le fortificazioni della Linea Gotica. Nel pieno della guerra di Liberazione, i tedeschi utilizzarono gran parte dei crinali appenninici come baluardo difensivo contro l’avanzata dell’esercito Alleato. In particolare, numerosi altri presidi erano collocati nel comprensorio dell’Alpe della Luna, ivi compresa la zona di Monte Zucca (dove sorge il fiume Marecchia). Inizialmente l’imponente fortificazione venne chiamata “Gotica” perché doveva rievocare l’antico spirito battagliero della stirpe teutonica a cui i nazisti si richiamavano, ma dopo le prime sconfitte e il progressivo incedere degli alleati e del movimento partigiano, si decise di ribattezzarla Grune line (Linea verde) per motivi scaramantici.

Il sentiero prende ora a scendere fino a incrociare lo stradello che avevamo imboccato all’inizio, poco distante da Casteldelci.

Lunghezza: 14,3 km

Durata: circa 4 ore

Dislivello positivo: 606 m

Se la descrizione di questo percorso ti è piaciuta o incuriosita e volesse rimanere aggiornato su altri itinerari, puoi continuare a seguire questo blog oppure – in tempo reale – il mio account su Instragram

*Per chi volesse approfondire la vicenda di Fragheto, si consiglia la visione del film “Fragheto. Una strage, perché?, regia di FlorestanoVancini (1980)

Sorry we missed you (di lavoro si muore)

 

sorry we missed you

 

“Tu non lavori per noi, tu lavori con noi”. Il film si apre con il colloquio di lavoro con cui il protagonista accetta la scommessa – prospettata dal responsabile del magazzino (e non datore di lavoro) – di diventare imprenditore di se stesso. La beffarda illusione di essere un lavoratore autonomo, padrone del proprio tempo e del proprio destino, e di poter scegliere se e quanto lavorare.

Ricky Turner scoprirà presto e a sue spese la cruda realtà della gig economy, dove la totale assenza di diritti e tutele per i lavoratori è il “rischio” da accollarsi a fronte dell’illusoria prospettiva di immensi profitti.

C’è una costante che domina tutto il film ed è proprio quella del tempo. Il tempo che regola il tuo orario da lavoro da lavoratore autonomo (14 ore giornaliere che consentono di aggirare le 8 da dipendente), il tempo massimo entro cui poter effettuare una consegna a casa a costo della propria incolumità e a pena di pesanti sanzioni (tanto poco tempo da dover tenere con sé una bottiglietta di plastica vuota per orinare durante il percorso), il tempo sottratto alla tua famiglia e ai tuoi affetti, una volta che diventi schiavo del tuo stesso lavoro. Questo vale anche per la moglie Abby, costretta a rinunciare alla propria auto per consentire l’acquisto del furgone del marito, dovendo per questo iniziare ad utilizzare i mezzi pubblici e compiere lunghe e numerose telefonate per assicurarsi che a casa in sua assenza sia tutto a posto.

Coincidenza vuole che il film esca nelle sale proprio nei giorni in cui il primo ministro finlandese Sanna Marin rilancia la proposta di riduzione di ridurre la settimana lavorativa e l’orario massimo di lavoro.

E questo ci riporta al titolo del film. Sorry we missed you è infatti la dicitura sul cartellino che i corrieri lasciano ai destinatari non in casa al momento della consegna, ma è anche la frase che la famiglia di Ricky potrebbe dirgli (come in realtà avviene) quando inizia ad anteporre il lavoro a tutto il resto.

“Non puoi fermarti. Mai. Ai clienti non importa se ti addormenti al volante o se prendi in pieno un autobus. Gli importa il prezzo che paga, e se l’oggetto arriva in tempo” – gli risponde il suo “responsabile”.

In effetti Ricky non si ferma mai. Non lo fa nemmeno quando dovrebbe, per curare se stesso e avere cura dei propri figli. Il tempo è denaro e non puoi prenderti una pausa, altrimenti il sistema ti divora e ti getta via, sostituendoti con un’altra persona disposta a fare lo stesso e senza protestare. Nel lavoro del nuovo millennio non contano le persone né le relazioni, ma solo che il prodotto arrivi per tempo. Riduzione dei costi e ottimizzazione dei profitti.

C’è dunque un filo lungo che lega questo film al precedente di Ken Loach (questo simpatico ultraottantenne cui spetta ancora una volta l’ingrato compito di raccontarci degnamente il mondo del lavoro nel 2020), al di là della collocazione geografica (New Castle). In Io, Daniel Blake, il protagonista cercava un modo di rimanere a galla, una volta perso il lavoro e costretto a orientarsi nella selva della burocrazia per riuscire a ottenere il sussidio. In quest’ultimo lavoro invece “scopriamo” che il lavoro evidentemente logora anche chi ce l’ha (perché deve mantenerlo a tutti i costi) e che la povertà è oggigiorno un concetto molto più sfumato di quanto si pensi. Povertà lavorativa, povertà nelle relazioni sociali e affettive (come appuriamo nelle scene dedicate alla moglie Abby, la quale assiste quotidianamente persone anziane o sole, ormai rassegnate a sentirsi come un peso per gli altri in quanto non auto-sufficienti, abbandonate dai loro stessi parenti)

Sarò di parte, ma per me è un (ennesimo) capolavoro.

p.s. nota di colore: ormai da diversi anni, il mio cinema di riferimento è quello di “casa” ossia il Supercinema di Santarcangelo di Romagna. In genere durante la settimana le sale non sono proprio sold-out (per così dire). Ieri sera pensavo sarebbe stato uguale, soprattutto con un freddo polare come quello di inizio gennaio. Invece ho constatato con piacere che pur essendo sabato sera la fila alla cassa era infinita. Peccato per i pochi giovani. Netflix e i Multiplex non ci avranno!

C’era una volta l’avviso di garanzia

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I fatti: l’assessore (ormai ex) all’ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro, si è dimessa questa notte, a seguito della notifica dell’avviso di garanzia da parte della Procura di Roma. Alla Muraro i Pm romani contestano reati ambientali commessi quando ricopriva il ruolo di consulente esterno dell’azienda municipalizzata. In questo filone, l’assessore risulta indagata per la violazione del comma 4 dell’articolo 256 del Codice dell’Ambiente in tema di “gestione di rifiuti non autorizzata”).

Ebbene, prevedere quanto accaduto nelle ultime ore non era affatto esclusiva di cartomante. Sarebbe stato sufficiente conoscere il codice di procedura penale, come ben sa ogni studente di giurisprudenza al terzo o quarto anno di corso.

Perché alla base del dilettantismo del Movimento 5 Stelle, tutto sommato ancora neonati della politica – quella del mettere le mani nella res pubblica e non solo quella spassionata dei banchetti e dei cortei al grido di “onestà onestà” – prima ancora di un’idea oggettivamente distorta e perversa di legalità in senso asettico e formale, riposa un’inaccettabile mancanza di consapevolezza del concetto di “avviso di garanzia”.

L’avviso di garanzia, o meglio – utilizzando la terminologia corretta – l’informazione di garanzia, è un istituto giuridico disciplinato dall’art. 369 del Codice di procedura penale. La sua funzione nell’iter delle indagini preliminari è in realtà piuttosto elementare. E’ previsto che il pubblico ministero che sta per compiere un atto garantito deve inviare all’indagato ed alla persona offesa l’informazione di garanzia. Il contenuto più importante dell’informazione di garanzia è l’invito ad esercitare la facoltà di nominare un difensore di fiducia (in caso contrario ne verrà designato uno d’ufficio). Il codice impone poi di precisare, oltre alle norme di legge che si assumono violate, la data ed il luogo del fatto storico di reato, ovviamente nei limiti in cui tali dati risultano dalle indagini.

Al fine di garantire il diritto di difesa dell’indagato, l’informazione di garanzia dovrà essere inviata allo stesso in occasione del primo tra gli atti garantiti che si svolgono su iniziativa del pubblico ministero. Questo infatti prevede il successivo art. 369-bis c.p.p.

Ora, cosa succede della prassi degli Uffici Giudiziari? Molto spesso, l’informazione di garanzia viene notificata unitamente ad altro atto, come l’invito a presentarsi oppure addirittura con l’avviso di conclusione delle indagini (c.d. “415-bis”). In questi termini, l’avviso viene cumulato ad altro e si parla, in gergo, di atti equipollenti. Astrattamente parlando, dunque, un soggetto potrebbe vedersi notificare per la prima volta un avviso di conclusione indagini, senza essere venuto fino a quel momento a conoscenza dell’indagine a suo carico. No, ciò non avviene a causa di fantomatici e non meglio identificati poteri occulti, ma risponde al più elementare e sacrosanto diritto di difesa a garanzia dell’indagato stesso.

Ed udite udite, il nostro codice di rito – strumento diabolico in mano a Procure evidentemente asservite al Potere e alle lobby – cos’altro prevede? Che l’indagato o la persona offesa, ove ne facciano richiesta  (ad eccezione dei casi di cui agli art. 407 comma 2 lett. a) od ove sussistano specifiche esigenze investigative) possano addirittura fare richiesta per conoscere quanto indicato nel registro delle notizie di reato, ai sensi dell’art. 335 c.p.p.! Cose dell’altro mondo.

Richiesta che l’ex assessore ed il suo difensore avrebbe potuto formulare in qualsiasi momento, per certificare l’iscrizione a suo carico. Al contrario, hanno preferito attendere la fantomatica notifica, formale, dell’informazione di garanzia.

Ed eccoci al punto: l’informazione di garanzia, in sé e per sé, non significa assolutamente nulla! Né dal punto di vista giuridico né da quello politico. Un soggetto risulterà comunque sottoposto allo status di indagato (sempre che in seguito il Pm stesso non riterrà di avanzare in prima persona richiesta di archiviazione, per esempio). E allora quale dovrebbe il significato insito nelle dimissioni solo una volta ricevuto tale atto? Sinceramente, ne sfugge il senso.

Questi i fatti, il resto sono solo considerazioni che poggiano su elucubrazioni politiche prive di qualsiasi fondamento giuridico. Utilizzare per anni come un vero e proprio  mantra l’avviso di garanzia ha finito per creare politicamente dei veri e propri mostri, incapaci di comprendere realmente il senso delle proprie azioni e – dato a mio avviso ancora più inconcepibile – ha reso un intero partito (rectius Movimento) incapace di difendersi nel merito, politico, delle accuse mosse.

Forse, togliere la polvere del Codice di procedura potrebbe essere un primo importante passo per entrare nell’età adulta.

Nel frattempo, un abbraccio caloroso agli amici romani.

 

 

Ndrangheta: la relazione prefettizia sul Comune di Brescello

 

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Il 20 aprile scorso, il Consiglio dei Ministri ha deliberato in merito allo scioglimento del Comune emiliano di Brescello, piccolo paese del reggiano. Prima del 2015 era sostanzialmente noto per Don Camillo e Peppone (le cui statue dominano ancora la piazza principale del Paese), poi è finito al centro delle carte dell’indagine AEMILIA, relativa alla presenza stanziale della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. E qualche mese fa, con il dibattimento del processo appena iniziato presso l’Aula Bunker presso il Tribunale di Reggio Emilia (e i giudizi abbreviati/patteggiamenti già definiti in primo grado a Bologna), è infine arrivata la decisione del CDM: Brescello è il primo comune emiliano ad essere sciolto per mafia.

Ecco allora di seguito il documento integrale riguardante la relazione depositata dai Commissari nominati per valutare lo stato di condizionamento mafioso nel comune di Brescello
Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Brescello (Reggio Emilia) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita’ organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialita’ degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 25 maggio 2014, nonche’ il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Le risultanze di alcune inchieste giudiziarie svolte negli ultimi anni hanno reso palese la presenza sul territorio comunale di una cosca della ‘ndrangheta interessata ad infiltrarsi nel tessuto economico-sociale anche attraverso l’opera di imprenditori collusi che hanno favorito il riciclaggio di denaro proveniente da attivita’ criminali.
Emerge dalle indagini la figura di un esponente malavitoso, residente a Brescello – legato, per vincoli parentali, ad una ‘ndrina operante al di fuori del contesto regionale emiliano – destinatario di una condanna definitiva per mafia e di misure di prevenzione patrimoniale per un valore di circa cinque milioni di euro, in parte gia’ confiscati.
Recentemente e’ stata data esecuzione ad una ulteriore operazione di polizia giudiziaria nei confronti di beni appartenenti al predetto esponente malavitoso, con il sequestro di immobili, aziende e terreni. Nel corso delle ultime indagini e’ stata accertata, in particolare, la capacita’ della cosca di acquisire appalti pubblici e privati e di ostacolare il libero esercizio del voto.
La presenza della criminalita’ organizzata sul territorio, l’attribuzione da parte del comune di lavori a ditte poi risultate destinatarie di provvedimenti prefettizi interdittivi, le minacce perpetrate ai danni di alcuni amministratori comunali, nonche’ la continuita’ nel governo dell’ente da parte di alcuni amministratori eletti nelle ultime consiliature, sono stati i segnali di allarme che hanno indotto il Prefetto di Reggio Emilia, con decreto del 10 giugno 2015, poi prorogato, a disporre una mirata attivita’ di accesso nel comune di Brescello, ai sensi dell’art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL).
La Commissione incaricata delle verifiche ispettive ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto, sentito nella seduta del 12 gennaio 2016 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale antimafia di Bologna e del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, ha redatto l’allegata relazione del 20 gennaio 2016, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art. 143.
Il 30 gennaio 2016, il sindaco di Brescello ha rassegnato le dimissioni dalla carica, ai sensi dell’art. 53 del TUOEL, che hanno dato luogo allo scioglimento del consiglio comunale ed alla contestuale nomina, con decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 2016, di un commissario straordinario per la provvisoria gestione amministrativa del comune, ai sensi dell’art. 141 del TUOEL.
I lavori svolti dalla commissione d’accesso hanno preso in esame, oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l’ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Il Prefetto considera innanzitutto come, attraverso le moderne strategie sociali, la cosca operante a Brescello sia riuscita ad accreditarsi nelle articolazioni economiche e sociali, con comportamenti solo apparentemente innocui, allo scopo di evitare reazioni di allarme sociale che si sarebbero potute prefigurare in presenza di episodi violenti ed eclatanti.
L’atteggiamento di acquiescenza degli amministratori comunali che si sono avvicendati alla guida dell’ente, nei confronti della locale famiglia malavitosa, in linea con le predette strategie, si e’ poi trasformato in una condizione di vero e proprio assoggettamento al volere di alcuni affiliati alla cosca, nei cui riguardi l’ente, anche quando avrebbe dovuto, e’ rimasto, negli anni, sostanzialmente inerte.
Significative, in tal senso, sono la tolleranza e l’accondiscendenza del sindaco nei confronti della figura di vertice della consorteria locale, tanto radicate da indurlo a rilasciare ai media, il 28 agosto 2014, alcune dichiarazioni di grande impatto in favore del capo cosca locale, in contrasto con il ruolo istituzionale svolto, che esige rigore morale ed osservanza dei principi di legalita’, imparzialita’ e terzieta’.
Le esternazioni pubbliche del primo cittadino hanno provocato polemiche sia all’interno dell’amministrazione, con la presentazione di una mozione di sfiducia – respinta il 29 settembre 2014 dal consiglio comunale – che all’esterno, con l’avvio di un ampio dibattito mediatico, sfociato in una manifestazione pubblica.
Alla predetta manifestazione hanno partecipato anche esponenti della locale cosca, che hanno attivamente assicurato il proprio sostegno all’amministratore. Nell’occasione e’ stata effettuata una raccolta di firme, molte delle quali appartenenti a soggetti vicini o contigui alla consorteria.
E’ un dato fattuale che tra i latori della lista delle firme vi fosse anche un soggetto legato da stretti vincoli familiari con il titolare di una ditta che ha operato per il comune nel settore edile, poi raggiunta da interdittiva prefettizia antimafia.
Si tratta della stessa ditta che aveva sponsorizzato, nel settembre 2013, la realizzazione di una rotonda stradale, con la fornitura di materiale e di parte della manodopera, in base ad una iniziativa, del tutto personale e privata, di un soggetto, futuro candidato sindaco di Brescello, presentatore di una lista che al tempo e’ risultata la seconda piu’ votata.
Il promotore dell’iniziativa in questione – che sara’ poi eletto consigliere comunale di minoranza in occasione delle consultazioni elettorali del 2014 – al termine dei lavori ha dato pubblicamente atto, attraverso gli organi di stampa, del contributo spontaneamente fornito dall’impresa, assicurando in tal modo una credibilita’ sociale alla ditta controindicata, di cui ne ha apertamente riconosciuto la generosita’ e la disponibilita’ nei confronti della citta’.
All’epoca dei fatti, un consigliere comunale di maggioranza in carica svolgeva anche le funzioni di membro della commissione permanente urbanistica e quelle di responsabile tecnico della ditta sponsorizzatrice.
In occasione, poi, di un importante evento comunale che si e’ svolto con il patrocinio del comune il 22 agosto 2015, la «17ª camminata Peppone e Don Camillo», la sponsorizzazione economica e mediatica dell’iniziativa e’ stata assicurata anche da una ditta il cui amministratore unico e’ sempre il titolare della ditta controindicata di cui si e’ trattato.
La cosca ha cercato, durante la campagna elettorale relativa alle consultazioni amministrative del 2014, di violare la libera espressione del voto, tentando, con minacce, di impedire la candidatura, non gradita alla consorteria, di un soggetto che poi diverra’ consigliere di minoranza. Esercitando il tipico metodo mafioso della sopraffazione, le stesse minacce sono state rivolte ad uno stretto congiunto del predetto amministratore.
Sintomatiche delle indebite interferenze della criminalita’ organizzata sono le intimidazioni ai danni di un consigliere comunale di minoranza, particolarmente attivo in iniziative volte a richiamare l’attenzione della popolazione sulla presenza della cosca sul territorio comunale.
Le successive indagini preliminari condotte a seguito della denuncia degli episodi di intimidazione hanno portato all’individuazione di alcuni soggetti ritenuti responsabili dei fatti, tra cui figurano uno stretto congiunto del locale esponente mafioso, alcuni sottoscrittori della raccolta di firme in favore del sindaco, nonche’ un altro componente della famiglia malavitosa locale, accusato, in particolare, di aver costretto, con minacce, il predetto amministratore ad intervenire con un comunicato stampa di rettifica in relazione ad alcune dichiarazioni rese. Nell’ambito del processo a carico di quest’ultimo, nell’udienza del 3 febbraio 2016, il Pubblico ministero ha chiesto la condanna ad anni 20 di reclusione.
Alcuni dei predetti soggetti erano stati destinatari delle contestate benevole considerazioni del sindaco, esternate nel corso dell’intervista del 28 agosto 2014.
Rileva, ai fini della presente relazione, la vicenda dell’assegnazione di un alloggio demaniale ad un parente del locale vertice della ‘ndrina, peraltro in passato tratto in arresto per il delitto di estorsione.
L’immobile, che nel 2008 era stato acquisito in concessione dalla regione Emilia-Romagna, dopo alcuni interventi di ristrutturazione disposti dal comune, e’ stato assegnato in sub-concessione, fino al 2013, al predetto congiunto dell’esponente mafioso, che gia’ occupava abusivamente lo stabile.
Da quella data ad oggi, anche se il contratto e’ scaduto, il sub-concessionario continua ad occupare la struttura comunale, senza aver mai versato alcun canone all’amministrazione.
Il mancato pagamento dei canoni di locazione troverebbe giustificazione nel fatto che il comune ha riconosciuto al sub-concessionario un credito dallo stesso maturato per ulteriori opere di sistemazione dei locali – peraltro mai autorizzate dall’ente, ne’ collaudate – il cui ammontare non risulta comprovato da alcuna fattura o ricevuta.
Grave e’ anche la circostanza che l’attribuzione dell’alloggio e’ avvenuta in deroga alle graduatorie comunali, in base ad una scelta discrezionale dell’amministrazione, adottata in assenza di alcun criterio oggettivo.
Anche un altro soggetto risulta beneficiario di un alloggio demaniale, con esiguo canone di locazione, assegnato dal comune sulla base della dichiarazione reddituale dell’interessato, sulla quale l’ente non ha mai disposto alcuna verifica circa l’effettivo stato di bisogno del dichiarante, che – gravato da precedenti di polizia – e’ legato da vincoli parentali con esponenti della consorteria ed e’ amministratore unico di una societa’ confiscata alla cosca.
L’atteggiamento di accondiscendenza nei confronti della consorteria ha connotato la conduzione dell’ente nel corso di piu’ consiliature e si e’ andato consolidando negli anni anche grazie alla sostanziale continuita’ gestionale derivante dalla costante presenza di alcuni amministratori, che si e’ tradotta in una continuita’ politico-amministrativa e di intenti degli organi elettivi, senza prese di posizione o interventi in discontinuita’ rispetto a fatti che si sono verificati in passato.
Nel 2011 l’amministrazione comunale ha avviato la ristrutturazione dell’ultimo piano dell’edificio scolastico, per mutarne la destinazione. I lavori di rifacimento del manufatto, eseguiti prevalentemente con fondi pubblici su un bene demaniale, non sono stati commissionati dal comune, ma affidati da un’associazione, all’uopo istituita, divenuta stazione appaltante in violazione della normativa in materia di appalti pubblici.
La predetta associazione ha infatti commissionato le opere ad una societa’ oggi confiscata, riconducibile ad uno stretto parente del piu’ volte citato vertice della consorteria.
Secondo quanto riferito dalla commissione d’indagine, gli interventi sarebbero stati affidati alla ditta in questione per l’asserita possibilita’ di proseguire i lavori anche nel mese di agosto, senza alcuna interruzione per la pausa estiva; l’attivita’ degli operai e’ stata, invece, sospesa il 29 luglio, per riprendere il 25 agosto 2011 e terminare il 20 settembre 2011.
Rileva il Prefetto di Reggio Emilia come nella vicenda l’ente abbia assunto un comportamento estremamente incauto sul piano della regolarita’ amministrativa della procedura adottata nonche’ sulla scelta, tramite un terzo privato, di un soggetto appaltatore assolutamente controindicato.
Non e’ priva di significato la circostanza che all’epoca dei fatti l’attuale sindaco svolgesse le funzioni di assessore con deleghe all’urbanistica ed edilizia privata, ambiente, sicurezza e commercio.
Oltre all’emblematica vicenda del cambiamento di destinazione dell’edificio scolastico, assumono rilievo nell’ottica della continuita’ gestionale dell’ente, le assunzioni di soggetti vicini alla ‘ndrangheta, l’adozione della variante per la realizzazione di un esercizio commerciale, gli affidamenti nel settore dei lavori pubblici a ditte controindicate.
I fatti sopra illustrati non disgiunti dall’articolata serie di elementi indiziari risalenti anche alle precedenti consiliature in relazione ai collegamenti tra la criminalita’ organizzata e gli amministratori dell’ente inducono a ritenere urgente l’adozione del provvedimento di cui all’art. 143 del TUOEL, quale misura avanzata di prevenzione, per assicurare la massima tutela dell’interesse della collettivita’ brescellese.
Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti dell’amministrazione comunale di Brescello, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale, nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalita’.
Sebbene il processo di ripristino della legalita’ nell’attivita’ del comune sia gia’ iniziato attraverso la gestione provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell’art. 141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire l’affrancamento dalle influenze della criminalita’, si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all’art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita’ pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
L’arco temporale piu’ lungo previsto dalla legge per la gestione straordinaria consente anche l’avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu’ incisivamente, favoriscono il risanamento dell’ente.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall’art. 143 del decreto legislativo citato puo’ intervenire quando sia gia’ disposto il provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l’adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Brescello (Reggio Emilia), con conseguente affidamento della gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu’ dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa ai principi di legalita’ e al recupero delle esigenze della collettivita’.
In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

All’On.le Ministro dell’interno
ROMA
Oggetto: Relazione ex art. 143, comma 3 TUEL a seguito di attivita’ di indagine della Commissione d’accesso presso il comune di Brescello.

A seguito di atto di delega n. 17102/128/70(3) del 7 maggio 2015, con provvedimento n. 319/h/12.B02 datato 10 giugno 2015 (Allegato 1), lo scrivente ha disposto una mirata attivita’ di accesso nel comune di Brescello, al fine di accertare eventuali fenomeni di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso nell’apparato politico ed amministrativo dell’Ente, nominando un’apposita Commissione di indagine di cui all’art. 143 – comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, cosi’ composta: …omissis…; …omissis…; …omissis…;.
Con ulteriore decreto di pari numero datato 17 giugno 2015 e successiva integrazione del 2 luglio 2015, e’ stato istituito un apposito Gruppo di supporto e consulenza in relazione alle professionalita’ specifiche nei vari settori di interesse ai fini dell’indagine, cosi’ composto: …omissis…, …omissis…, …omissis…, …omissis….
La Commissione di indagine si e’ insediata presso il comune di Brescello in data 10 giugno 2015.
L’incarico, della durata iniziale di tre mesi, e’ stato poi prorogato con decreto prefettizio n. 462/H/12.B02Gab in data 9 settembre 2015, per ulteriori tre mesi. Ultimati i lavori, la Commissione, nei termini previsti dalla legge, segnatamente il 10 dicembre u.s., ha rassegnato allo scrivente la relazione conclusiva dell’indagine, corredata dai relativi allegati, che si unisce in duplice copia, in formato elettronico ed in formato cartaceo.
In data 12 gennaio u.s., secondo quanto disposto dall’art. 143, comma 3 del decreto legislativo n. 267/2000, si e’ tenuta una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, esteso alla partecipazione, come normativamente previsto, del Procuratore distrettuale antimafia di Bologna e del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia.
Si premette che, in esito all’approfondita disamina svolta in Comitato dei contenuti della relazione, peraltro dettagliatamente e puntualmente illustrata nel corso della riunione, i convenuti hanno espresso all’unanimita’ il parere che sussistano, nel caso in esame, i presupposti di cui al comma 1 dell’art. 143 TUEL e hanno altresi’ espresso parere favorevole che lo scrivente relazioni in tal senso alla S.V. Ill.ma.
Cio’ premesso, quanto alle risultanze dell’attivita’ ispettiva svolta ed alle valutazioni espresse in sede di CPOSP, si relaziona quanto segue.
Premessa: Il contesto politico, sociale e criminale di Brescello Brescello e’ ben nota, da decenni, per esservi stata, a suo tempo, ambientata la popolare saga di “Peppone e Don Camillo”, frutto della fantasia letteraria di Giovanni Guareschi.
Nell’immaginario collettivo si identificava, dunque, con il tipico paese della Bassa emiliana, terra, tradizionalmente, di gente semplice ma leale e di forte spirito solidaristico.
I consistenti flussi immigratori, che hanno portato, a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo, al radicamento di una numerosissima comunita’ calabrese (si calcolano attualmente circa 1700 cittadini originari della Calabria su una popolazione di circa 5.500 abitanti) hanno altresi’ obiettivamente modificato la composizione sociale di Brescello, oltre che, con l’evolversi dei tempi, anche gli usi, le abitudini e gli stili di vita.
Non si sa con precisione a cosa sia dovuto, ma non e’ sfuggita all’attenta osservazione dei componenti della Commissione d’accesso un clima complessivamente non scevro da strisciante timore e, in taluni casi, addirittura di chiusura e sospetto, in stridente contrasto con il carattere generalmente aperto e dialogante della popolazione reggiana.
Sorprende non poco, per esempio, l’atteggiamento scostante e tranciante di alcuni cittadini intervistati nel noto servizio realizzato …omissis… i quali, al solo sentir nominare dagli intervistatori la parola “mafia” o il nome di un condannato per reati di mafia residente in paese, dichiaravano di non voler rispondere o di non volersi interessare di queste faccende. Atteggiamenti, questi, che a volte si registrano purtroppo in talune aree geografiche caratterizzate da antico radicamento mafioso, ma che non si immagina di riscontrare in un centro della civilissima Emilia.
La relazione della Commissione descrive, dunque, la storia e le vicende dell’immigrazione in particolare da Cutresi (Cutro – KR), i quali hanno impiantato attivita’ imprenditoriali attinenti per lo piu’ ai settori dell’edilizia e dell’autotrasporto. In particolare, a seguito del provvedimento di “soggiorno obbligato” a Reggio Emilia a carico dell’allora capo cosca della “ndrangheta cutrese …omissis…;, si e’ registrata una ininterrotta “importazione” sul territorio di soggetti al medesimo contigui, in un continuo “divenire” degli equilibri della cosca con altri clan mafiosi, al cui comando, poi, e’ subentrato il gruppo riconducibile a …omissis…;, da diversi anni in carcere, capo della stessa ‘ndrina di cui ha preso le redini il fratello …omissis…, residente appunto a Brescello, sorvegliato speciale, condannato in via definitiva per mafia e destinatario di misure di prevenzione patrimoniale per un valore complessivo di circa cinque milioni di euro, di cui i primi tre gia’ confiscati. Nel mese di dicembre e’ stato eseguito nei confronti del predetto un ulteriore sequestro per un ammontare di circa due milioni di euro tra immobili, aziende e terreni.
Orbene, pur consolidando una presenza pervasiva direttamente e con i propri affiliati, la cosca dei …omissis…;, in linea con le moderne strategie sociali della ‘ndrangheta, ha fatto in modo da accreditarsi a Brescello attraverso comportamenti apparentemente innocui, entrando “in punta di piedi” nelle articolazioni economiche e sociali della citta’ e scongiurando cosi’ reazioni di allarme sociale che si sarebbero di certo prefigurate in presenza di episodi violenti ed eclatanti.
A fronte di tale strategia, l’atteggiamento iniziale di probabile inconsapevolezza dell’ambiente politico locale si e’ tradotto col tempo in acquiescenza e, come si evince dalla disamina degli atti e dei fatti narrati in relazione, in alcuni casi in una evidente contiguita’ politica (vedasi il comitato politico del 2007 o i finanziamenti di iniziative comunali). Da qui si sviluppa una situazione di vero e proprio assoggettamento al volere di alcuni affiliati alla cosca, nei cui confronti il Comune, anche quando avrebbe dovuto, e’ rimasto ingiustificatamente inerte (abusi edilizi, assunzioni, concessioni, varianti al PRG). Si puo’ quindi affermare che a partire dell’adozione della variante “Cutrello” (il nome deriva dalla fusione dei toponimi Cutro e Brescello), che ha di fatto consentito la costruzione di un intero quartiere abitato da immigrati calabresi (se ne tratta ampiamente nelle premesse e nel corpo della relazione ispettiva), sino ai giorni nostri, la consorteria ‘ndranghetista presente sul territorio ha trovato nel Comune non solo una continuita’ di indirizzo politico favorevole ma anche una struttura disponibile e non impermeabile al suo volere. Cio’, sicuramente per “amore del quieto vivere”, tradottosi nel tempo in un condizionamento inerte e passivo, ma anche, verosimilmente, per il timore di doversi confrontare con personaggi dallo spessore forte ed impositivo appartenenti alla cosca. Non va peraltro sottaciuta, al riguardo, la circostanza che la componente calabrese ha rappresentato e rappresenta tuttora una parte consistente della popolazione, con un peso non indifferente sul piano elettorale.
La capacita’ di penetrazione della consorteria malavitosa nell’ambiente politico locale e’ chiaramente connotata da un carattere di “trasversalita’”, difatti la Commissione ha accertato che anche taluni esponenti dell’attuale opposizione, autori negli ultimi anni di denunce su presunte infiltrazioni mafiose, hanno anch’essi, in passato, avuto rapporti amicali e di frequentazione con alcuni soggetti vicini alla cosca.
Comunque, uno degli elementi determinanti e’ dato dalla sostanziale continuita’ politico-famigliare che ha visto governare ininterrottamente il comune di Brescello negli ultimi trent’anni da amministrazioni guidate o egemonizzate da esponenti della famiglia …omissis…, (per lunghi anni il padre …omissis…, e, dal 2009 in poi il figlio …omissis… prima assessore e poi sindaco).
Oltre che dalla costante partecipazione di esponenti della famiglia …omissis… le varie amministrazioni si sono caratterizzate per la ricorrente presenza di determinati personaggi che hanno contribuito ad assicurare continuita’ politico-amministrativa e di intenti. Assume, pertanto, rilievo la circostanza che amministratori nei precedenti mandati, e ora presenti nell’attuale compagine delle Giunta (…omissis… e …omissis…), siano entrati in relazione con taluni imprenditori edili di origine calabrese, vicini alla ‘ndrangheta, per effetto della partecipazione congiunta ad un comitato locale politico nel 2007 di cui si viene fatto cenno nei paragrafi 2.3 e 4.11 della relazione ispettiva. In detto comitato erano presenti: … omissis…, ex sindaco storico di Brescello, padre dell’attuale sindaco in carica; …omissis…; …omissis, figlio di … omissis… comproprietario della omissis… destinataria di interdittiva antimafia (cfr paragrafo 3 del capitolo 4); …omissis…; …omissis…, genero di … omissis… e contitolare di quote in societa’ con … omissis … nonche’ denunciato per minacce aggravate, con il metodo mafioso, all’attuale consigliera …omissis … (cfr paragrafo 4 del capitolo 4); …omissis… attuale Assessore comunale che ha ricoperto la carica di consigliere nei tre mandati precedenti (dal 1999 al 2014) e componente della Commissione permanente urbanistica in entrambe le Giunte …omissis… insieme con … omissis … e l’attuale sindaco …omissis…; … omissis …, Assessore nell’attuale mandato sino al 28 febbraio 2015 e Consigliere comunale nei due mandati 1999-2009 e Assessore nel penultimo mandato 2009 – 2014; …omissis…, attuale membro del consiglio direttivo della …omissis… e’ componente della Commissione permanente urbanistica nel periodo 2004 – 2009 insieme con …omissis… e l’attuale sindaco …omissis….
La compartecipazione al predetto comitato politico dei menzionati soggetti, in parte amministratori comunali, fornisce una lettura in chiave sintomatica ed emblematica di cointeressenze politiche e comunque di strette relazioni tra i componenti del comitato stesso, a testimonianza di una comunanza di idee e di orientamenti.
A cio’ si aggiunga che proprio soggetti contigui alla criminalita’ organizzata hanno svolto ruoli attivi nell’Ente allorche’ l’attuale sindaco …omissis… a sua volta aveva l’incarico di Assessore o di componente della Commissione permanente urbanistica.
Ci si riferisce a …omissis…, che ha ricoperto la carica di Consigliere e componente della Commissione permanente urbanistica nei mandati 2004/2009 e 2009/2014 (sindaco …omissis…). Il predetto responsabile tecnico della Societa’ …omissis…, con sede legale a Brescello (RE), …omissis…, destinataria di provvedimento interdittivo antimafia di rigetto di iscrizione nelle white list disposta dallo scrivente a marzo 2015, il cui amministratore unico e’ …omissis…; soggetto di origine cutrese contiguo alla cosca …omissis…. Va altresi’ sottolineato che lo stesso …omissis… si e’ candidato nelle ultime elezioni amministrative nella lista “…omissis…”, la stessa lista del sindaco ….omissis:.., con il quale, oltre ad aver condiviso la compartecipazione in precedenza nella Commissione urbanistica del Comune, ha altresi’ condiviso il progetto elettorale del 2014.
Altrettanto dicasi per la Consigliera membro della Commissione affari generali ed istituzionali, nel mandato …omissis… 2009/2014, sorella di …omissis…, nato a Cutro (KR) il …omissis… arrestato il 28 gennaio 2015 nell’ambito dell’indagine antimafia Aemilia per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso avendo fatto parte, con altre persone, dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, autonomamente operante da anni nel territorio emiliano – provincie di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza. La medesima …omissis… e’ altresi’ zia paterna di …omissis…, fidanzato con …omissis…, figlia del noto capocosca della ‘ndrangheta …omissis… e nipote di …omissis… residente a Brescello. Trattasi, quest’ultima, dunque, di persona vicina alla ‘ndrangheta e comunque rivestente cariche politiche nell’Amministrazione …omissis…, insieme con l’attuale sindaco e altri consiglieri oggi in carica.
Sempre a proposito della continuita’, dalla composizione delle amministrazioni prese in esame dalla Commissione, si evince come, attraverso le rinnovate nomine politiche, vi sia un chiaro collegamento politico:
…omissis…, attuale sindaco di Brescello, nel mandato 2004/2009, (sindaco …omissis…), componente della Commissione permanente urbanistica fino al 2008, insieme a …omissis… all’epoca consigliere e attualmente Assessore comunale. Lo stesso dal 2008 e’ stato Assessore con delega alla Cultura, Sicurezza e Protezione civile, subentrando all’Assessore dimissionario …omissis…. Nel mandato 2009/2014 (sindaco …omissis…), Assessore con deleghe all’Urbanistica ed Edilizia privata, Ambiente, Sicurezza e Commercio.
…omissis…, vice-sindaco, e assessore con delega alla Scuola e Politiche Giovanili, nel mandato precedente 2009/2014 ha ricoperto la carica di Assessore con stessa delega.
…omissis…, ha ricoperto la carica di sindaco del comune di Brescello per due mandati (2004/2009 e 2009/2014). Nel mandato precedente 1999/2004 (sindaco …omissis…) ha ricoperto la carica di Assessore con delega all’Urbanistica e Lavori pubblici.
…omissis…, assessore nella attuale amministrazione 2014/2019 con delega allo Sport Ambiente – Lavori pubblici e Protezione civile, ha ricoperto la carica di Consigliere per tre mandati (1999/2004, 2004/2009 e 2009/2014) con sindaci rispettivamente …omissis…, …omissis… ed attualmente…omissis… e nel mandato 2004 – 2009 e’ stato componente della Commissione permanente urbanistica insieme all’attuale sindaco …omissis….
…omissis…, ha ricoperto la carica di vice-sindaco e Assessore con delega al Turismo-Sport e Tempo libero per due mandati (1999/2004 e 2004/2009). Sindaci …omissis…, …omissis….
…omissis…, e’ stato eletto Assessore per due mandati (1999/2004 …omissis… e 2004/2009 …omissis…) rispettivamente con delega all’Ambiente e Rapporti con le associazioni – con delega alla Cultura, Comunicazione pubblica, Rapporti con le Associazioni, Sicurezza e Protezione civile) sino al 30 novembre 2005 data delle sue dimissioni. Al medesimo subentrava …omissis…
…omissis…., ha ricoperto la carica di Consigliere per due mandati (1999/2014 …omissis… e 2004/2009 …omissis…). Nel mandato successivo (2009/2014 …omissis…) ha ricoperto la carica di Assessore con delega alle Politiche sociali – Politiche per l’immigrazione e l’integrazione. Ha ricoperto nuovamente tale incarico nel mandato 2014/2019 fino al 28 febbraio 2015, data delle dimissioni – subentro …omissis….
…omissis…, attualmente consigliere nel mandato …omissis…, ha ricoperto la medesima carica nel mandato 2009/2014 (sindaco …omissis…).
…omissis…, ha ricoperto e ricopre la carica di Consigliere (2009/2014 e 2014/2019 sindaci rispettivamente …omissis… e …omissis…).
…omissis…, ha ricoperto la carica di Consigliere per due mandati (1999/2004 e 2004/2009 sindaci rispettivamente …omissis… e ….omissis…..).
Su …omissis… e …omissis… si e’ riferito prima. Il Consigliere …omissis…, (Lista Forza Brescello) (mandati 1994/2004 – sindaco …omissis… e 2009/2014 – sindaco …omissis… e membro della Commissione permanente urbanistica nel mandato 2009/2014), a seguito delle risultanze investigative nell’ambito dell’Operazione Aemilia, che hanno peraltro fatto luce sulle elezioni tenutesi a Brescello nel 2009, e’ risultato intrattenere rapporti con …omissis… di Cutro, residente a Brescello, appartenente alla cosca di …omissis…, arrestato nell’operazione Aemilia bis.
Le impressioni registrate dalla stessa Commissione, declinate attraverso la descrizione di atti amministrativi o di fatti concreti, o anche dalle stesse audizioni con i referenti in ambito politico ed amministrativo del comune di Brescello, hanno reso testimonianza della percezione di un clima superficiale, permeato da una forte fragilita’ culturale rispetto alla presenza della criminalita’ organizzata ed ai suoi piu’ pericolosi esponenti. E’ apparso, come si sottolinea in relazione, che molti amministratori e dipendenti comunali avrebbero preso coscienza dello spessore criminale dei …omissis… “come all’improvviso”, a seguito dell’Operazione Aemilia, o degli eventi di cronaca del settembre 2014 (inchiesta Cortocircuito), o addirittura con l’insediamento della Commissione.
Il comune atteggiamento, teso asseritamente a favorire l’integrazione ma, in taluni casi, di stretta amicalita’ con personaggi vicini ai …omissis…, si e’ perpetuato sino alla attuale amministrazione e la posizione assunta dal sindaco …omissis…, dal Consiglio comunale e dallo stesso apparato burocratico dell’Ente, ne danno piena conferma, non essendosi palesati, almeno finora, quei decisivi e determinanti segnali di distacco e di rifiuto verso qualsivoglia contatto con quei personaggi, etichettati, invece, come “brave persone”.
Eppure, i fatti di cronaca ampiamente riportati nel tempo come le sentenze di condanna per mafia di …omissis… e del fratello …omissis…, risaputamente sorvegliato speciale, gli intervenuti provvedimenti giudiziari di sequestro dei beni, il noto ed efferato omicidio …omissis… avvenuto appunto a Brescello nel 1992 da parte di appartenenti al clan …omissis… travestiti da Carabinieri (poi a loro volta uccisi proprio dalla cosca …omissis…), ed ancora le varie vicende che di fatto avevano “toccato” direttamente il territorio brescellese con riferimento al radicamento di alcuni soggetti contigui alla criminalita’ organizzata ed alle relative attivita’ economiche, come l’Operazione Edilpiovra, l’Operazione Scacco matto, l’Operazione Pandora, l’Operazione Dirtymoney, da ultimo, l’Operazione Aemilia, avrebbero dovuto mettere in guardia la componente politica ed anche la struttura comunale sul rischio incombente di una insana contaminazione mafiosa del territorio, come fisiologicamente avviene in un tessuto sociale che avverte i cambiamenti negativi e, conseguentemente, costruisce un’etica sociale e politica di difesa e di protezione.
In effetti, ancor oggi, e questo e’ il dato preoccupante, anche i dipendenti comunali che hanno interagito con la Commissione o i tecnici interpellati, ai quali e’ stato chiesto se in Comune aleggiasse la percezione di un potenziale pericolo, rappresentato dalla mafia o dalla presenza di soggetti incriminati per associazione a delinquere di stampo mafioso, hanno tutti in linea di massima affermato di non aver avvertito l’esigenza di cautelarsi dal fenomeno. Ne’ venivano date indicazioni da parte degli amministratori, anche attuali, o fornite direttive su misure di prevenzione e di cautela da adottarsi per la salvaguardia dell’Ente.
E’ emblematico l’atteggiamento del personale del comune di Brescello, apparso ancorato a quella che sembra essere una posizione di inconsapevolezza, in taluni casi mista a timore, verso l’argomento “criminalita’ organizzata”.
Al riguardo, sembra significativo quanto riferito dal dipendente dell’Area Tecnica del comune, …omissis…, alla Commissione, il quale, sull’argomento …omissis… ebbe a precisare: “no comment. Non intendo essere implicato in queste cose. Su …omissis… non intendo dire nulla”.
Cio’ premesso, si evidenzia come dall’impianto generale della relazione ispettiva emerga chiaramente una situazione di condizionamento correlata ad una oggettiva e complessiva situazione di assoggettamento dell’Ente alla criminalita’ organizzata, che ha radici profonde, risalenti nel tempo e addebitabile ad intrecci politici e sociali che non hanno mai fatto registrare quella necessaria presa di distanza dal pericolo mafioso.
In tal senso giova rammentare come la consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato, a proposito degli elementi rilevanti ai fini del condizionamento, escludendo la necessita’ che vengano individuate specifiche illegittimita’, abbia stigmatizzato: «non e’ neppure necessario che la volonta’ dei singoli amministratori sia coartata con la violenza (come sembra configurare la prospettazione degli appellanti), giacche’ il condizionamento, idoneo a determinare lo scioglimento dell’organo, puo’ essere anche frutto di spontanea adesione culturale o di timore o di esigenza di quieto vivere, risultando, in tutti i casi, l’attivita’ amministrativa deviata dai suoi canoni costitutivi per essere rivolta a soddisfare interessi propri della criminalita’ organizzata” (Cfr Cons. Stato VI, 5 ottobre, 2006, n. 5948 richiamata, tra le altre, da T.A.R. Lazio di Roma, Sez. I, 7 ottobre 2013, n. 8670 e T.A.R. Lazio di Roma, Sez. I, 6 maggio 2013, n. 4440). Ed ancora, nella decisione surrichiamata, n. 5948/2006, e nelle analoghe successive sentenze, l’Alto consesso ha posto in rilievo come sia significativo per gli amministratori comunali, rispetto al contesto ambientale, il “non voler o saper segnare il distacco”.
Ebbene, il caso di Brescello, sembra rientrare pienamente nelle ipotesi surrichiamate, ed i fatti oggetto dell’indagine ne sono la prova.
Un ulteriore esempio di tale incapacita’ di “segnare il distacco” e’ dato dalla vicenda dei lavori di ristrutturazione edilizia dell’abitazione del sindaco …omissis…, eseguiti tra il 2012 e il 2014 allorquando il predetto era Assessore all’Urbanistica nella Giunta …omissis….
Si tratta di questione che la Commissione non ha evidenziato per eventuali violazioni della normativa antimafia, ma solo per i suoi profili di opportunita’, atteso che le opere sono state, in concreto; eseguite da una ditta (la …omissis…) che e’ stata interdetta dopo l’affidamento e prima del termine dei lavori. Ora non e’ concepibile che un Avvocato, Assessore all’Urbanistica di un Comune di appena 5.500 abitanti, non sia al corrente delle contiguita’ di una ditta locale.
D’altronde, anche il padre dell’attuale sindaco, l’Avv. …omissis…, nel periodo in cui era a capo dell’Amministrazione, aveva affidato i lavori di ristrutturazione della propria abitazione addirittura a …omissis…, come risulta dalle dichiarazioni dello stesso ex Amministratore riportate negli articoli di stampa pubblicati il 22 ed il 25 settembre 2014 rispettivamente su “La Gazzetta di Reggio” e su “Il Resto del Carlino” (all. n. 120 della relazione ispettiva).
I) Le dichiarazioni e il comportamento del sindaco ….omissis….
In primis, l’attuale sindaco …omissis…., in occasione dell’intervista resa alla TV WEB Corto Circuito del 28 agosto 2014, di cui si da’ conto al cap. 4, par. 4.1, etichetto’ la questione “criminalita’ organizzata” nel comune di Brescello come un “leit-motiv”. Nell’occasione, egli defini’ …omissis… (il cui profilo criminale e’ stato prima descritto, capo boss della ‘ndrangheta radicatasi in provincia di Reggio Emilia fratello di …omissis…, e riconosciuto dalle inchieste giudiziarie sulla ‘ndrangheta quale referente nel Reggiano dell’organizzazione) “molto composto, educato, sempre vissuto a basso livello”.
A tale riguardo, oltre alla suddetta intervista, il cui impatto mediatico e’ stato e continua ad essere devastante, e non solo in ambito locale, assume rilevantissimo rilievo la successiva partecipazione del sindaco …omissis… ad una pubblica manifestazione in proprio sostegno, svoltasi il 29 settembre 2014, nella stessa giornata in cui e’ stato convocato il Consiglio comunale per votare la fiducia nei suoi riguardi, manifestazione molto verosimilmente organizzata proprio con il contributo suo e dei suoi familiari, nella quale si e’ accertata la presenza di esponenti della cosca …omissis…, in particolare di alcuni parenti dei medesimi e comunque di soggetti a loro vicini o contigui. Orbene, nonostante i suggerimenti contrari da parte di taluni consiglieri comunali a che il predetto scendesse in piazza e si mostrasse in pubblico vicino ai suddetti soggetti, il sindaco …omissis… partecipo’ alla manifestazione, sebbene poi gli stessi consiglieri, durante la seduta consiliare tenutasi in serata, abbiano poi confermato la fiducia nei suoi riguardi, con soli due voti contrari e due astenuti, in un clima di piena coesione.
Il fatto ancor piu’ grave e che nell’occasione venne consegnato al Consiglio comunale, prima della trattazione della “fiducia”, da un triade di soggetti, di cui faceva parte …omissis…, figlio di …omissis… titolare di ditta raggiunta da interdittiva antimafia nel marzo 2015, gestita da entrambi in societa’, (ved. capitolo 4 Paragrafi 2 e 3), una raccolta di firme a sostegno del sindaco, delle quali, circa il 20% era imputabile a soggetti vicini o contigui alla cosca di Cutro.
Ma il sostegno al sindaco fu, dato anche esplicitamente in particolare da …omissis…, figlio di …omissis…, il quale, nel corso di un intervista successiva alla manifestazione, dichiaro’: “Mi dispiace siamo con il sindaco. La risposta? L’ha data la piazza”.
Nella medesima occasione; anche …omissis… (cognato di …omissis… e …omissis…) ebbe a riferire agli organi di stampa le seguenti frasi: «il sindaco e’ un amico di tutti, un ragazzo splendido e noi siamo tutti con lui. Si vede che ha qualcuno contro.
Qua di infiltrazioni non se ne vedono, il paese e’ sempre stato tranquillo, a parte un episodio di 20 anni fa». (cfr cap. 4, par. 4.1 e 4.2 della relazione).
II) Le sponsorizzazioni di […], titolare della “…omissis…”
L’atteggiamento di leggerezza nei confronti di soggetti controindicati ha riguardato in modo evidente anche politici dell’opposizione, come il consigliere …omissis…, attualmente in carica, che nel settembre 2013, nell’ambito di un’iniziativa del tutto personale e privata, si rendeva promotore della ristrutturazione di una rotonda in comune di Brescello, ottenendo il contributo della ditta edile di …omissis…, titolare della summenzionata ditta, poi interdetta da questa Prefettura, la “…omissis…”, attraverso la fornitura di materiale ed in parte, della prestazione di manodopera. Nello stesso periodo …omissis… era consigliere di maggioranza e membro della Commissione permanente urbanistica nonche’ responsabile tecnico proprio della ditta di cui …omissis… e’ amministratore unico, la …omissis…. Il …omissis…, futuro candidato sindaco, poi effettivamente eletto in consiglio (la lista del …omissis… risultera’ la seconda lista piu’ votata nelle elezioni del 2014, conquistando oltre il 17% dei voti), al termine dei lavori, ringrazio’ pubblicamente (sugli organi di stampa) il …omissis… per il contributo fornito, riconoscendogli una generosa disponibilita’ nei confronti della citta’ di Brescello.
A proposito di contributi e prodigalita’ da parte del …omissis… in favore del comune, la Commissione ha accertato, che in occasione della “17ª camminata Peppone e Don Camillo”, svoltasi il 22 agosto 2015 a Brescello, il Comune ha formalmente patrocinato il pubblico evento, organizzato dalla …omissis… (il cui responsabile e’ il padre dell’attuale Assessore comunale, …omissis…) e sponsorizzato economicamente e mediaticamente (attraverso numerosi manifesti e locandine diffuse in diversi luoghi pubblici e privati del comune di Brescello) anche dalla …omissis…, il cui amministratore unico e’ appunto sempre il …omissis…. La sponsorizzazione e’ tra l’altro seguita a quella effettuata dallo stesso …omissis… anche nell’anno precedente tramite tuttavia un’altra societa’ riconducibile al medesimo, la omissis…, avente sede tra l’altro nello stesso indirizzo di via …omissis… di Brescello della …omissis… e della …omissis…, colpita da interdittiva antimafia in data 20 marzo 2015.
Sono state acquisite agli atti anche diverse fatture, successive al provvedimento interdittivo, inerenti contributi in denaro (di modesta entita’), versati dalle societa’ riconducibili al …omissis… alla …omissis… di Brescello.
III) La variante per la realizzazione del supermercato “Famila”
Tra le situazioni di maggiore rilievo e’ emersa la vicenda della variante al piano urbanistico per la realizzazione di un supermercato in centro citta’ denominato “Famila”. In data 25 maggio 2011 viene stipulata una convenzione urbanistica tra il comune di Brescello e la societa’ …omissis…, per la costruzione di detto supermercato, la quale a sua volta aveva acquistato l’area della ditta …omissis….
Quest’ultimo Gruppo Immobiliare e’ risultato essere amministrato da …omissis… e …omissis…, entrambi cognati del capo cosca …omissis.., e di …omissis…, ed e’ risultato attivo dal 2007 al 2012, con l’evidente finalita’ di portare avanti proprio l’operazione in questione. La suddetta …omissis…, a tal fine, aveva chiesto al comune l’adozione di una variante al PRG per la modifica della destinazione d’uso dell’area. Nel rinviare per i dettagli della vicenda al paragrafo di riferimento della relazione ispettiva (4.8), si precisa che, grazie alla variante in questione, …omissis… vendette alla …omissis…, per la cifra di 1.400.000 euro, l’area denominata ex …omissis…, acquistata a sua volta dalla …omissis… per la cifra di 960.000 euro, con un ricavo quindi di ben 720.000 euro. In sostanza, la variante in questione ha consentito di effettuare una rilevante operazione imprenditoriale, programmata e realizzata da soggetti controindicati, senza che l’Amministrazione abbia adeguatamente valutato le possibili ingerenze mafiose, pur a fronte di apposita missiva da parte della Presidente della Provincia che, per questa pratica, raccomando’ massima cautela nella valutazione dei requisiti soggettivi dei contraenti.
L’Amministrazione comunale chiese l’informazione antimafia per la ditta …omissis…, ma non anche per la ditta …omissis… di …omissis….. Va sottolineato, a tale proposito, che tra i Consiglieri votanti la delibera di approvazione della variante e favorevoli alla stessa vi erano …omissis… (allora anche componente della Commissione urbanistica) e …omissis… e che Assessore all’Urbanistica era l’attuale sindaco …omissis….
IV) Assunzioni di soggetti controiindicati e fragilita’ della struttura comunale Altri elementi di fragilita’ nella conduzione dell’Ente si evincono nelle assunzioni, nel passato, seppur per brevi periodi, di soggetti “legati” a vario titolo ad esponenti della cosca …omissis…, come …omissis…, …omissis…, …omissis…, …omissis…, quest’ultima nuora di …omissis…, ucciso nel 1992 a Brescello durante un agguato mafioso. Ma cio’ che si desume dalla gestione dell’apparato burocratico del comune e’ una evidente sottovalutazione della delicatezza degli uffici tecnici, ai quali, in assenza di personale addetto in via continuativa, non e’ stata garantita quella solidita’ necessaria a determinare una adeguata impermeabilita’ alle infiltrazioni mafiose. La stessa osservazione discende dalla situazione di massima precarieta’ dell’Ufficio del Segretario comunale, figura dirigenziale garante della legalita’ e del controllo. Negli anni presi in considerazione, si sono succeduti diversi segretari, che comunque hanno mantenuto l’incarico per periodi brevi e con funzioni marginali, tenuti sempre fuori dalle decisioni di rilievo, come da loro stessi affermato nelle audizioni alla Commissione.
A cio’ si aggiungano gli affidamenti, nel settore dei lavori pubblici, a due ditte che seppur in epoca successiva, sono state raggiunte da informazione interdittiva antimafia, come la …omissis…, che in data 20 giugno 2008 ha ottenuto un appalto del valore di 108.000,00 euro per il trattamento superficiale sul pedonale dell’argine maestro del torrente Enza e che, in data 12 settembre 2013, e’ stata affidata di lavori pubblici (realizzazione collegamento stradale) per il valore di 15.000,00 euro.
Inoltre la …omissis…, di …omissis…, di cui si e’ riferito prima, ha eseguito uno dei subappalti per un valore di 140.000,00 euro nell’ambito della realizzazione della nuova Casa di riposo di Brescello, avvenuta tra il 2004 e il 2005, il cui appalto ammontava a circa 6 milioni di euro. Tale subappalto, come anche altri, e’ stato concesso attraverso il meccanismo del silenzio assenso, senza dunque alcuna attivita’ istruttoria. E’ emersa inoltre una fattura del valore di 2.760,00 euro della fine 2010, del comune di Brescello in favore della …omissis… riconducibile a …omissis…, oggi confiscata.
V) Le indagini sulle consultazioni elettorali del 2009
Dalle risultanze istruttorie estrapolate dal noto procedimento Aemilia e’ emersa l’evidente infiltrazione della criminalita’ organizzata calabrese nelle consultazioni elettorali del 2009 attraverso la lista “Forza Brescello”, i cui candidati furono concordati tra …omissis… (poi eletto) e …omissis… e tra i quali vi erano appunto …omissis…, figlia di …omissis… nonche’ …omissis…, fidanzata di …omissis…, pregiudicato e correo di …omissis… Si rammenta che …omissis… e …omissis… sono stati destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito della Operazione Aemilia Bis e che il …omissis…, di cui il …omissis… e’ amministratore unico, oggetto di sequestro preventivo, e’ stato destinatario di interdittiva antimafia n. 1916/2014/Area I in data 2 ottobre 2015.
VI) Le intimidazioni della criminalita’ organizzata ad esponenti politici locali e nazionali: le minacce alla consigliera comunale …omissis… e all’…omissis…
La Commissione ha focalizzato l’attenzione anche sulle denunce della consigliera comunale di minoranza di Brescello, …omissis…, particolarmente attiva in iniziative volte a richiamare l’attenzione della comunita’ cittadina sulla presenza nel territorio comunale di elementi affiliati alla ‘ndrangheta, affermando anche talvolta la sussistenza di una supposta contiguita’ degli ambienti politici locali con soggetti afferenti o vicini alla cosca dei …omissis…
Il suo recente impegno nell’antimafia, pur senza sottacere che anch’essa nel passato ha tenuto rapporti di vicinanza con alcuni esponenti controindicati della comunita’ cutrese, l’ha resa destinataria nel tempo di diversi atti intimidatori, sfociati in denunce agli organi di polizia.
In particolare il procedimento penale, n. 2343/11 R.G.N.R. Mod. 21 presso la locale Procura della Repubblica, e’ confluito nel procedimento penale 4508/15 R.G.N.R. Mod. 21 D.D.A Bologna, risultando la predetta consigliera parte offesa dei reati di minacce, ingiuria e tentata violenza privata, tutti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso ex art. 7 decreto-legge n. 152/91, avente quali indagati i seguenti soggetti tutti contigui alla cosca …omissis…; …omissis…; …omissis…; …omissis….; …omissis…; …omissis… Su tali personaggi, insieme ad altri operanti nel circuito …omissis…, e’ stato redatto dalla Commissione apposito allegato (121) riportante il profilo soggettivo.
In data 4 settembre 2015, la DDA di Bologna ha emesso avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415-bis C.P.P. a carico dei citati 5 indagati ed in particolare a carico del …omissis…, definito nel predetto avviso «…elemento apicale dell’associazione di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta operante nel territorio reggiano» (All. 29 della relazione). I fatti di cui al citato procedimento risultano avvenuti tra l’ottobre 2009 e il marzo 2010, in particolare:
…omissis… (figlio di …omissis…) e’ accusato di aver pronunciato verso il citato consigliere la seguente «…ti metto la pistola in bocca e ti ammazzo! Neanche tuo figlio (ndr un carabiniere) ti potra’ salvare»;
…omissis…, …omissis… e …omissis… (che, proprio unitamente al predetto …omissis…, risultano essere firmatari della raccolta firme a favore dell’attuale sindaco …omissis… di cui al paragrafo 4.2.) sono accusati di aver pronunciato verso …omissis… le seguenti frasi: «ti incaprettiamo. Vedrai quello che ti succede quando esce …omissis… dal carcere leghista di merda ti facciamo fuori», mimando anche gesti come il taglio della gola;
…omissis… e’ accusato di aver costretto con minacce …omissis… a intervenire con un comunicato stampa al fine di rettificare quanto dalla medesima dichiarato sul quotidiano “Il Giornale” del 7 ottobre 2009 nonche’ sul quotidiano “L’Informazione” del 9 ottobre 2009;
…omissis… e’ accusato di aver minacciato…omissis… con la seguente frase «ti ammazzo».
A proposito di …omissis… e di …omissis…, si rammenta quanto riferito a proposito delle contestate dichiarazioni del sindaco …omissis… e delle frasi pronunciate in suo sostegno dai due: il sindaco e’ amico di tutti, e’ un ragazzo splendido e noi siamo tutti con lui. Si vede che ha qualcuno contro. Qua di infiltrazioni non se ne vedono. Il paese e’ sempre stato tranquillo a parte un episodio di vent’anni fa (un omicidio di mafia nel ’92) …omissis… e’ una brava persona, il paese gli e’ vicino, questa e’ solo cattiva pubblicita’ (…omissis…). «Mi dispiace siamo con il sindaco. La risposta? L’ha data la piazza» (…omissis…)
La stessa …omissis…, in relazione alle suesposte denunce, …omissis….
Anche l’…omissis…, …omissis…, in data 18 ottobre 2014, nel corso di una manifestazione di carattere nazionale tenutasi a Reggio Emilia in Piazza Martiri del 7 luglio, dopo essere intervenuta sul tema delle infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano, chiedendo pubblicamente le dimissioni dell’attuale sindaco di Brescello …omissis…, fu avvicinata da 3 soggetti di origine calabrese, uno dei quali le avrebbe testualmente riferito «Lei …omissis… non lo deve neanche nominare» (All. 32).
In relazione a tali fatti risulta destinatario di avviso di conclusione delle indagini preliminari della DDA di Bologna, tale …omissis…, nato a Cutro (KR) il …omissis…, residente a Reggio Emilia in Via …omissis…, imprenditore edile, accusato del reato di tentata violenza privata aggravato dall’aver agito con il cosiddetto metodo mafioso finalizzato.
VII) Le elezioni comunali del 2014 e le minacce ad una candidata Nel corso dell’indagine, la Commissione ha svolto l’audizione di tutti i componenti del Consiglio e della Giunta del comune di Brescello, con particolare riferimento all’esito della seduta del Consiglio comunale del 29 settembre 2014 (par. 4.2 della relazione) in cui venne confermata la fiducia del sindaco …omissis….
Al riguardo, la Commissione medesima, …omissis… ha riportato in relazione le dichiarazioni della consigliera comunale (di opposizione) …omissis… (All. 34), che insieme a …omissis… ha votato la sfiducia al sindaco …omissis…, e poi, dalla …omissis…
Le …omissis… hanno affermato che, nel corso della campagna elettorale del 2014, erano state rivolte alla …omissis… minacce, dirette o indirette, finalizzate a far desistere …omissis… dal candidarsi alle elezioni amministrative. La …omissis… ebbe a dire: «A …omissis… venivano fatte minacce del tipo “te la faremo pagare”. Tra le persone che minacciavano vi era la …omissis… (…omissis…) dell’attuale sindaco… Anche durante i banchetti elettorali, diverse persone si avvicinavano ma non sottoscrivevano la presentazione della lista o altre raccolte firme per paura di essere considerati a me vicini che mi impegno nell’Antimafia … gia’ durante la campagna elettorale, mentre mi prodigavo per la ricerca di voti a mio favore, venivo a conoscenza di minacce rivolte ai cittadini da parte dei parenti e conoscenti di alcuni componenti e del sindaco dell’attuale amministrazione comunale. In particolare, atteso che mia madre svolge la professione di medico di base del paese, e’ stata lei stessa piu’ volte minacciata affinche’ mi convincesse a togliermi dalla lista».
Si deve sottolineare che in merito alle asserite minacce, le interessate non hanno a suo tempo presentato denuncia. La vicenda, rimane comunque in linea con quel clima di diretta o indiretta coercizione da parte di soggetti afferenti ai …omissis…, piu’ volte denunciato dalla consigliera …omissis…, della medesima lista della …omissis….
VIII) L’assegnazione della casa ex FER a …omissis…. cognato di …omissis….
Dalle indagini svolte dalla Commissione e’ emerso che il cognato di …omissis…, …omissis…, dal 2008 ad oggi, da solo, occupa un alloggio, acquisito dal comune in concessione dalla regione Emilia-Romagna, di 115 mq oltre ad area cortiliva, garage e magazzini di pertinenza, senza aver mai pagato il canone di locazione.
L’Amministrazione comunale, eseguiti alcuni lavori di manutenzione, per una spesa pari ad euro 7.554,00, dopo aver deciso di assegnare in sub-concessione il predetto immobile al …omissis…, che si era gia’ immesso nello stabile nel 2008, sano’ con delibera l’occupazione abusiva tramite apposita concessione, con efficacia retroattiva e fino al 15 dicembre 2013.
Il mancato pagamento di parte dei canoni di locazione venne imputato al meccanismo dei lavori “in scomputo”. In altre parole l’Amministrazione comunale avrebbe riconosciuto al …omissis… una sorta di credito maturato sulla base di lavori di manutenzione e ristrutturazione da quest’ultimo asseritamente eseguiti in economia presso l’immobile abitato (abusivamente). Tuttavia, in fase istruttoria, e’ emerso che tali lavori di sistemazione dei locali, non vennero mai concordati e/o verificati dal comune e, soprattutto, che le relative spese, autonomamente quantificate dal …omissis… in euro 10.674,30, non risultano comprovate da alcuna fattura o ricevuta agli atti. Inoltre, ad oggi non risulta effettuato alcun recupero di quanto dovuto al Comune.
Il tutto, peraltro, nella considerazione che l’attribuzione dell’alloggio al …omissis…, e’ avvenuta in deroga alle graduatorie, su scelta discrezionale dell’Amministrazione e che in realta’, come emerge dalle affermazioni degli stessi impiegati comunali, non sembra sussistessero i presupposti per un intervento mirato nei riguardi del predetto. In sostanza, dal 1° gennaio 2014 il …omissis… continua ad occupare la casa F.E.R. privo di alcun titolo e senza aver mai versato alcun canone di locazione, con la piena consapevolezza dell’attuale Amministrazione che anche in questo caso ha operato in linea con la precedente.
Appaiono, in tal senso, eloquenti le dichiarazioni del …omissis… (Ufficio Tecnico) nella relativa audizione del 10 luglio 2015 (all. 3): «Mi e’ stato detto (..) dal sindaco e dall’assessore competente (…) che …omissis… doveva essere sistemato. Per tale motivo e’ stata messa a norma la casa cantoniera a spese del comune. Ho gestito io i lavori di messa a norma. Alcuni lavori li ha fatti anche …omissis… autonomamente e dopo sono stati autorizzati dal comune… Voi le sapete gia’ certe cose….Lui ha fatto dei lavori. Quando abbiamo scoperto che …omissis… aveva fatto dei lavori non autorizzati, abbiamo “regolarizzato” la pratica come se le autorizzazioni fossero state chieste. Non so indicare se …omissis… abbia fatto i lavori da solo oppure si sia servito di altri. Alcuni lavori di certo non li ha fatti da solo». E circa l’eventuale verifica da parte dell’Ufficio Tecnico ovvero della locale Polizia Municipale dei lavori eseguiti in autonomia dal …omissis… (arbitrariamente ed in maniera autonoma quantificati in 10.674,30 euro) le risposte del …omissis… sono state dello stesso tenore «No che io sappia».
Si sottolinea che la vicenda assume rilievo se si considera che comunque il comune aveva gia’ speso, per la ristrutturazione della casa, la somma di 7.554,00 euro. Ulteriore conferma sulla “stranezza” della pratica sta nel fatto che la asserita invalidita’ invocata per giustificare le numerose prestazioni sociali erogate nel corso degli anni al …omissis… da parte dell’Amministrazione comunale, e’ stata riconosciuta al …omissis…, per l’80%, dall’apposita Commissione medica, soltanto con decorrenza 24 gennaio 2014, un’invalidita’, tra l’altro, che lascia perplessita’ sulle effettive possibilita’ che il medesimo potesse aver eseguito in autonomia i predetti lavori di ristrutturazione. Non risulta peraltro che lo stesso fosse totalmente indigente e quindi titolare delle prerogative concessegli.
Desta serie perplessita’ la mail del 12 febbraio 2013 (All. 42) inviata ai …omissis… da parte del …omissis…, in ordine al tentativo dei …omissis… stessi di inserirlo in un progetto lavorativo (retribuito) «… sottolineo che gia’ all’origine questo progetto era forzato poiche’ il sig. …omissis… non e’ in specifico nella tipologia di utenza su cui di solito attiviamo questi percorsi che prevedono la non possibilita’ da parte del pz di accedere ad altre soluzioni lavorative; il sig. …omissis… era in mobilita’, iscritto alla legge n. 68/99, in attesa di ricollocazione.
Gia’ l’attivazione di questo percorso aveva i connotati di eccezionalita’ anche perche’ l’eventuale ispezione della DTL provinciale ci metterebbe nei guai…».
Le ragioni del trattamento speciale al …omissis… vanno evidentemente ricercate nella sua personalita’ e nei relativi legami familiari: cosi’ si esprime il sindaco pro-tempore … omissis… «Quando gli abbiamo dato la disponibilita’ della casa cantoniera sapevo gia’ che era parente di ….omissis… (…)…omissis… era molto pressante e probabilmente continua ad esserlo anche oggi con l’attuale sindaco. Ricordo anche una occasione in cui, mentre ero con mio figlio all’uscita da scuola fui nuovamente fermato dal …omissis:.. che in maniera alquanto pressante continuo’ a manifestarmi ulteriori pretese. In quell’occasione provai un senso di viva agitazione proprio per il fatto di essere stato fermato dal …omissis… in un momento di vita privata e soprattutto mentre mi trovavo insieme a mio figlio». Il …omissis…, addetto all’Ufficio Tecnico, cosi’ riferisce (all. 3): «…omissis… e’ stato trasferito da una casa del Comune, dove non pagava l’affitto e dove tra l’altro aveva problemi con alcuni vicini, ad una casa cantoniera. Mi e’ stato detto che …omissis… doveva essere sistemato. Per tale motivo e’ stata messa a norma la casa cantoniera a spese del Comune (…) sia io che quasi tutti qua in comune sappiamo che …omissis… e’ il fratello della moglie di …omissis… (…)…omissis… veniva spesso in Comune e chiedeva spesso di parlare con il sindaco. Il suo atteggiamento e’ sempre stato abbastanza pedante e “pressante” quando entrava in Comune».
Il trattamento di favore riservato al …omissis… dall’Amministrazione comunale appare in distonia con analoghe (e reali) situazioni di disagio economico di nuclei familiari piu’ numerosi senza dubbio presenti in Brescello, tant’e’ che lo stesso …omissis… in risposta alla seguente domanda della Commissione: «se un “comune cittadino”, diverso da …omissis… avesse richiesto analogo trattamento, secondo lei il comune glielo avrebbe concesso?», la risposta e’ stata la seguente «No, credo proprio di no. A mio parere …omissis… e’ stato trattato in questa maniera dal comune per i suoi atteggiamenti».
Non e’ trascurabile peraltro il pregresso criminoso del …omissis…, nel contesto dei reati “spia” in materia di criminalita’ organizzata, atteso che il predetto, infatti, come si evince dal profilo personale di cui al paragrafo 25 del capitolo 5, nell’agosto 2002 fu tratto in arresto in concorso con un altro soggetto, in ordine al delitto di estorsione, per aver tentato di imporre il cosiddetto “pizzo” ad un imprenditore edile di Viadana.
In chiusura del presente paragrafo si ritiene opportuno mettere in evidenza che e’ stato rinvenuto un altro caso di assegnazione di un alloggio di proprieta’ comunale che lascia delle perplessita’.
Altro immobile demaniale e’ stato assegnato dal comune a …omissis…, nato a Isola di Capo Rizzuto il …omissis…, con determinazione del 2009, al canone mensile di euro 28,00 sulla base delle condizioni economiche precarie del medesimo.
Si tratta di soggetto gravato da precedenti di polizia per sfruttamento della prostituzione, coniugato con …omissis…, sorella di …omissis…, gia’ amministratore unico della …omissis…. srl, societa’ confiscata alla famiglia …omissis…, e suocero di …omissis…, figlio di …omissis… e …omissis…
Anche in questo caso la Commissione non ha rinvenuto agli atti accertamenti sull’effettivo stato di bisogno di …omissis…, che risulta quindi essere stato beneficiario dell’attribuzione dell’alloggio solo sulla base della dichiarazione reddituale e dunque senza una effettiva verifica dei presupposti.
IX) La realizzazione della nuova sede …omissis… di Brescello: il ruolo della …omissis… di …omissis…
La Commissione ha accertato che nel 2011, sindaco …omissis…, vennero eseguiti i lavori di ristrutturazione dell’ultimo piano dell’edificio delle scuole medie per realizzarvi la nuova sede …omissis… Dalle verifiche e’ risultato che l’importo complessivo per l’intervento e’ ammontato complessivamente a 63.000,00 euro di cui 25.000,00 euro forniti dal comune di Brescello, 25.000,00 euro forniti dalla provincia di Reggio Emilia e la restante parte dall’…omissis… regionale.
I lavori, pero’, anziche’ essere commissionati direttamente dal Comune, trattandosi di opera eseguita con fondi pubblici e su un immobile di proprieta’ comunale, furono invece affidati dall’…omissis…, istituita per lo scopo, che assunse il ruolo di stazione appaltante o comunque di soggetto committente, in difformita’ dal quadro normativo che appunto vieta la delega di funzioni pubbliche, in materia di affidamento di lavori, da parte della stazione appaltante, a un soggetto esterno.
L’Associazione quindi, con i contributi del Comune e della Provincia e, in minima parte, dell’…omissis…, affido’ i lavori in modo diretto alla …omissis…. Con delibera di Consiglio comunale infatti, n. 24 del 30 giugno 2011 (all. 85), il contributo fu espressamente finalizzato all’esecuzione dei lavori in disamina con «assegnazione di un contributo all’…omissis …di euro 25.000,00 per la realizzazione dei lavori in manutenzione straordinaria dei locali ubicati al terzo piano della scuola media….». Con delibera di Giunta n. 58 del 17 giugno 2011 (all. 86) veniva approvato il progetto, ad ulteriore riprova che si trattasse di un’opera pubblica.
La …omissis… (oggi confiscata), amministrata da …omissis… e’ societa’ direttamente riconducibile al padre …omissis…. Nel “decreto di confisca di prevenzione antimafia”, del luglio 2015, cosi’ si e’ infatti espresso in aula l’amministratore giudiziale sulla ditta: «La figlia …omissis… ne e’ la memoria storica e l’ha gestita con il padre …omissis…. Il padre, come artigiano effettua lavori quasi esclusivamente per …omissis… e ha un ufficio all’interno: un artigiano normalmente non ce l’ha».
Nel corso delle indagini svolte dalla Commissione e’ stato riferito dal responsabile dell’…omissis… locale, …omissis…, che …omissis…, cugino dell’omonimo …omissis…, di cui ampiamente detto, apprendendo della necessita’ dei lavori presso la sede …omissis… si propose di effettuarli in quanto asseritamente la sua ditta in agosto non sarebbe andata in ferie. Sennonche’; riguardo al periodo in cui furono eseguite le opere, e quindi all’urgenza di reperire una ditta disponibile nel mese di agosto, e’ invece emerso che gli operai (…omissis… di Poviglio, …omissis… marito di …omissis… e non risultato dipendente della …omissis…, …omissis…, nench’egli ufficialmente dipendente della …omissis… e …omissis… unico dipendente effettivo della …omissis…) hanno lavorato sino al 29 luglio 2011 con successiva pausa di ferie fino al 25 agosto 2011, data in cui riprendevano i lavori per poi proseguire fino al 20 settembre 2011. (Allegato 89).
Il professionista incaricato della direzione dei lavori, e’ …omissis…, fratello del …omissis…, direttore dei lavori per la realizzazione del nuovo campo da tennis di cui la relazione tratta al par. 4.9 e che risulta aver gestito diverse pratiche per conto della famiglia … omissis…
E’ evidente che, nella circostanza, l’Amministrazione comunale fu estremamente incauta sul piano della regolarita’ amministrativa della procedura adottata ma anche sulla scelta, tramite un terzo privato, di un soggetto appaltatore assolutamente controindicato. Va sottolineato che nella Giunta era Assessore l’attuale sindaco …omissis… e del Consiglio comunale, che adotto’ in merito la suddetta delibera faceva parte …omissis… il quale, nell’attuale mandato, ricopre l’incarico di Assessore ai lavori pubblici.
Infine, non e’ di poco conto la circostanza ben nota che il fatto sia avvenuto dopo due anni dalla notizia ampiamente diffusa circa la condanna definitiva di …omissis… per associazione mafiosa, particolare – quest’ultimo – che il Comune non poteva non conoscere.
Analoga leggerezza e’ stata riscontrata dalla Commissione nella vicenda relativa alla realizzazione dei lavori di sistemazione del …omissis… di Brescello, di cui si tratta in modo specifico al par. 4.9.

Conclusioni
Per tutte le considerazioni che precedono e sulla base della relazione prodotta dalla speciale Commissione ex art. 143, comma 2 del TUEL approvato con decreto legislativo n. 267/2000 ss.ii.mm., si ritiene di poter esprimere l’avviso che siano ipotizzabili nel comune di Brescello forme di condizionamento di cui all’art. 143, comma 1 del citato TUEL in grado di incidere sul buon andamento e sull’imparzialita’ dell’Ente.

L’umanità perduta (e ritrovata a Rimini)

Ci hanno insegnamento la meraviglia verso la gente che ruba il pane

Esistono, li ho visti.
Ci dicono che occorra salvare i centri cittadini, tenerli curati. Che per creare momenti di socializzazione bisogna trovarsi nelle zone “top” per il consueto aperitivo delle 19.00.

Oggi, però, l’umanità l’ho trovata altrove. Non certo in piazzetta aperitivo. Abita le periferie dimenticate da chi amministra e nascoste agli occhi di chi scambia la povertà col degrado e la criminalità, l’umiltà e la dignità di se stessi con l’inferiorità sociale. Esistono invece esperienze – perché le ho viste con i miei occhi e toccate con mano – che vanno  e coltivate con tutto l’amore che possiamo, perché sono importanti. Sono tali perché è in questi luoghi che la vita scorre forte, con tutte le sue contraddizioni, e ci sente realmente persone, cittadini. Dove incontri dell’umanità disarmante, senza inutili sovrastrutture o finzioni. Ed è qui che è possibile confrontarsi e scontrarsi faccia a faccia con problemi reali e concreti. Dove si cerca di dare risposta a questi problemi. Niente a che vedere con gli infiniti tavoli, i dibattiti, gli incontri spot, dove “ce la si canta e ce la si suona” senza volere né riuscire ad incidere in alcun modo sulla realtà, cambiarla. Abbiamo perso la capacità di parlare di persona tra di noi, riducendo il livello del dibattito a centoquaranta caratteri o credendo di creare conflitto e consapevolezza, metterci in pace la coscienza con qualche post su un social network. A me non basta più (come non bastava prima).

Ieri sera, ad un concerto promosso dalla CGIL in piazza a Rimini, Marino Severini – leader dello storico gruppo dei Gang – ricordava un adagio che quarant’anni regolava le dinamiche dei gruppi sociali e dei movimenti: “Non bisogna lasciare da solo nessuno” (in quel caso il riferimento era alle lotte solitarie dei lavoratori di Sesto San Giovanni, Marghera, lasciati soli a combattere una battaglia che si riteneva non essere anche la nostra). E invece ci siamo dimenticati poco a poco delle persone, anteponendo la propria realizzazione personale, cannibalizzando chiunque potesse minare il nostro posto nella società. Abbiamo finito per preferire l’uovo alla gallina, rinunciando definitivamente a qualcosa che va ben oltre l’aperitivo del venerdì sera o la vacanza a Sharm el Sheik.

Sono le stesse istanze per le quali ho scelto in larga parte di intraprendere questa professione, a fianco di chi rivendica un proprio legittimo diritto, quello di esistere. Da qui si riparte, senza lasciare più indietro o solo nessuno.
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P.s. Le esperienze di cui parlo sono quelle di Casa Don Andrea Gallo e di Casa Madibaentrambe sintesi di anni di coerente militanza sul territorio riminese, all’interno delle quali trovano sede queste rivendicazioni (diritto alla casa, diritto al lavoro). Venerdì era in programma la presentazione di “Ghetto Italia”, libro-inchiesta scritto a quattro mani. Un lungo dibattito a cui ho assistito, attento ma in silenzio, tipico di chi entra in punta di piedi, incuriosito, affacciandosi ad una nuova realtà. Come diceva Don Lorenzo Milani (non certo un pericolo marxista) “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?” . Ecco, ora è appunto venuto il momento di sporcarsi le mani.

 

La pancia e il minestrone: sul reato di clandestinità

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L’uomo della strada – si sa – ragiona di pancia. Non comprende né accetta dati ed analisi oggettive: tutto viene ricondotto brutalmente ai concetti elementari di cui dispone. Ma nessuno nasce già “sazio” e quella pancia viene debitamente riempita, di volta in volta, da chi ha un preciso interesse a che la riflessione su un dato argomento divenga un grottesco minestrone nel quale far confluire argomenti che non presentano tra loro alcuna connessione logica. Il caso di scuola è quello del reato di clandestinità, bocciato ad ogni latitudine – dai giuristi italiani sino alla Corte di Giustizia europea – con argomentazioni oggettivamente condivisibili e mai smentite. Ma come detto tutto fa brodo e anche questa volta all’uomo della strada viene servito il piatto del giorno: un minestrone nel quale, mischiando con indifferenza termini e concetti assolutamente differenti (immigrati, extracomunitari, profughi, stranieri, ISIS, buonisti, terrorismo), passando per l’azzeramento del comune buon senso giuridico – passa infine l’equazione “abolizione del reato di clandestinità = favoreggiamento del terrorismo/razzismo al contrario”).

A scanso di equivoci, vale per tutto e per tutti la presa di posizione – chiarissima ed inequivocabile – dell’Unione Camere Penali italiane, da sottoscrivere perfino nelle virgole. E come cantava il buon vecchio Califano, tutto il resto è noia.

LA RAGIONEVOLEZZA CLANDESTINA

Immaginare che il dibattito, sulla abolizione del reato di immigrazione clandestina, non avrebbe risentito di posizioni ideologiche e sarebbe stato sobriamente fondato su elementi oggettivi e ragioni di diritto, si è mostrato speranza vana.

Il ricorso alle pur giustificate paure, alle emergenze e al diritto penale simbolico ha preso, come al solito, il sopravvento sulla razionalità.

Il Ministro Alfano ha dichiarato che, pur se si sono “levate voci molto autorevoli e rispettabili che affermano ragioni tecnicamente valide a sostegno di una abrogazione” del reato, sarebbe sbagliato farlo per “evitare di trasmettere all’opinione pubblica dei messaggi che sarebbero negativi per la percezione della sicurezza”.

Qualcuno ha persino demagogicamente invitato le donne parlamentari a battersi per il mantenimento della norma, per evitare il ripetersi di fatti come quelli avvenuti in Germania.

Eppure è del tutto evidente che, se i messaggi fossero stati corretti, nessuno si sarebbe preoccupato per l’abolizione di una contravvenzione che prevede la pena di un’ammenda variabile da € 5.000,00 a € 10.000,00, che nessun immigrato clandestino è mai stato e sarà mai in grado di pagare.

Se si rammentasse, poi, che questo reato non ha avuto alcun effetto deterrente sul triste e complesso fenomeno della immigrazione, e che la eventuale abolizione non eliminerebbe la possibilità di espellere i clandestini, l’opinione pubblica, che è meno disattenta di quanto si voglia far credere, comprenderebbe facilmente che cancellare questo inutile reato, ingiusto e illiberale, non minerebbe la sicurezza di nessuno.

Appare, in proposito, importante contrastare ogni tentazione di favorire nell’opinione pubblica sentimenti che confondono e sovrappongono la figura dello straniero clandestino con quella del nemico, o perché identificato come soggetto potenzialmente incline a delinquere, o ancor peggio, dopo i gravi fatti accaduti in Francia, tout court come possibile terrorista.

Come è stato ricordato anche dalla ANM, l’unico risultato conseguito dalla norma è stato quello di ingolfare gli Uffici Giudiziari, e magari rendere più difficile l’accertamento delle ben più gravi  responsabilità di coloro che organizzano ed effettuano la tratta dei clandestini.

Queste motivazioni sono razionali e condivisibili e si fondano su una visione pragmatica e economicistica che non può essere però l’unica.

Il dibattito in corso ci induce, infatti, ancora una volta a riflettere sui limiti della contesa che ogni volta si apre nel nostro Paese sulle questioni della giustizia, osservando come oramai, sia da una parte che dall’altra, si ragioni collocando il problema esclusivamente sui binari dell’utilità/inutilità mediatica o su quello dell’efficienza/inefficienza del sistema, dimenticando che non solo ragione e diritto, ma la nostra stessa Costituzione, esigono che una condotta per essere reato sia effettivamente offensiva e non rispecchi esclusivamente un astratto giudizio di valore, un rimprovero per una mera condizione soggettiva.

Ed è per questa ragione che la risposta di coloro che, al fine di superare l’obiezione della irrilevanza dell’illecito, vorrebbero innalzare il livello sanzionatorio del reato di immigrazione clandestina, dimostra come la discussione rischi di allontanarsi definitivamente da ogni criterio di proporzione e di razionalità, e come diritto penale e processo rischino di divenire esclusivamente i luoghi di una contesa irreale, giocata al rialzo, che non ha più alcun riferimento con i criteri oggettivi della Giustizia.

Ha ragione, dunque, il Ministro Orlando a sostenere la necessità di abolire il reato e bene ha fatto la Presidente della Commissione Giustizia della Camera, On. Donatella Ferranti, a chiedere di non affidarsi a considerazioni demagogiche, respingendo concezioni simboliche del diritto penale, ma auspichiamo anche che la Politica riesca, in ogni occasione, ad affermare i principi ed i valori fondamentali del diritto penale espressi dalla nostra Costituzione, ed anche e soprattutto nei momenti più difficili, nella consapevolezza che la loro difesa costituisce la vera forza della democrazia e della ragione.

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